Cantieri Teatrali Koreja
Lecce
via Guido Dorso, 70
0832 242000 FAX 0832 242000
WEB
Giuseppe Teofilo
dal 28/1/2010 al 16/2/2010

Segnalato da

Koreja




 
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28/1/2010

Giuseppe Teofilo

Cantieri Teatrali Koreja, Lecce

'Cradle' evoca immagini che oscillano tra illusioni e visioni dell'immaginario infantile dove si sovrappongono emozioni, sentimenti, rievocazioni e miti della propria cultura. Spesso le installazioni di Teofilo prendono corpo da due oggetti associati in uno, il cui duplice senso, combinato in un'unica forma, si riduce ad uno.


comunicato stampa

Giunge nel vivo SENSO PLURIMO la rassegna curata da Marinilde Giannandrea giornalista, critica e docente presso il Liceo Artistico di Lecce: s’inaugura venerdì 29 gennaio alle ore 19.00 (e sarà visitabile fino a mercoledì 17 febbraio) Cradle (ingresso libero) mostra-installazione di Giuseppe Teofilo, giovanissimo artista pugliese originario di Monopoli.

Il box progettato da Rune Ricciardelli ospiterà, questa volta, una dimensione onirica, surreale, immaginifica e fiabesca. Cradle, infatti, evoca immagini che oscillano tra illusioni e visioni dell’immaginario infantile dove si sovrappongono emozioni, sentimenti, rievocazioni e miti della propria cultura. Spesso le installazioni di Giuseppe Teofilo prendono corpo da due oggetti associati in uno, il cui duplice senso, combinato in un’unica forma, si riduce ad uno, estendendosi all’immaginario. Due significati, all’origine separati e distinti, che si fondono in uno per esprimere desiderio d’incognito e voglia di sensazioni rasserenanti e cullanti.

In questa installazione l’oggetto privilegiato è un’imbarcazione in simbiosi con un altro oggetto apparentemente incoerente in cui l’associazione non è casuale così come può apparire al primo impatto. Cradle di muove fra la barca-Icaro (con le ali), alla barca-cucchiaio, per giungere alla barca-culla.

La barca è l’usuale mezzo di navigazione per esplorare il mare (metafora dell’ignoto). Dotata di ali la barca non naviga ma vola per esplorare il cielo, l’immenso spazio celeste (metafora dell’incognito). Se invece si associa al cucchiaio diventa contenitore di cibo, mentre se si associa alla culla diventa contenitore di affetti, di profondi ricordi scavati nell’inconscio. In ogni caso l’imbarcazione non perde la sua primaria funzione di veicolo, come nel caso del cucchiaio per il cibo e nel caso della culla per i ricordi passati.
La barca-culla rinvia ad un viaggio nel passato più antico, così remoto da lambire emozioni inconsce collegate alla culla a quelle sensazioni che fanno riaffiorare l’innocente gioia infantile.

E’ in questo mare dilatato, esteso tra i ricordi dello strato più profondo dell’infanzia e l’ignoto futuro, tra il desiderio di perdersi ma nello stesso tempo di ritrovarsi in se stessi, in un’ottica freudiana, in cui il futuro è un continuo ritorno al passato, in una regressione all’inconscio, che consiste uno dei sensi dell’opera di Teofilo.

[…] Pensare che chiunque possa prendere o ricombinare un oggetto per promuoverlo allo statuto di oggetto d’arte è uno dei tanti equivoci del contemporaneo. Ed è proprio percorrendo il filo concettuale di questo equivoco che ci si deve accostare all’azione artistica di Giuseppe Teofilo. Con Cradle, di proprietà del Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, il giovane artista afferma, con la dualità che gli è propria, il senso di un’operazione che ha il rigore della poesia e dell’immaginazione.

Una barca, un piccolo gozzo della tradizione marinara, “minuziosamente riprodotto in ogni sua parte”, diventa una culla attraverso il mezzo di una lineare e coerente associazione. Tutto apparentemente semplice, troppo. In realtà l’universo di Teofilo, nel suo intenso minimalismo e nella sua sostanziale sobrietà, è ricco ed evocativo e ha a che fare con le sue radici, con la poesia degli oggetti, con l’idea costante di una dualità che nelle sue molteplici combinazioni afferma sempre un principio di piacere su un principio di realtà. Le inferriate barocche e panciute dei balconi assolati dei nostri centri storici diventano gigantesche gabbie esistenziali, gli oggetti, sedimentati nella nostra mente e nella nostra memoria, occasione per riflettere su come lo sviluppo tecnologico non sia riuscito a sradicare dall’animo umano l’evocazione del mito.

Gli occhi di Teofilo percorrono in profondità il senso delle cose e lo ridefiniscono attraverso operazioni che hanno la qualità del fare e l’evocazione poetica della memoria. Ogni oggetto è concretamente costruito e la sua ibridazione avviene attraverso processi dinamici che partono dalla capacità quasi naturale delle cose di sottoporsi ad un processo di metamorfosi e di contaminazione. La barca - culla rievoca con chiarezza l’idea archetipa della maternità accogliente, dell’abbraccio, e asseconda chi trova nella dimensione del mare un’immagine simbolica di consolazione.

Delle barche Teofilo riesce a comunicare l’intrinseca e naturale bellezza e lo fa con la capacità coerente di chi è nato e vissuto in un luogo di mare in cui il mare è orizzonte, suono, condizione esistenziale. L’opera s’incontra felicemente con il mondo contenuto in essa e l’esperienza estetica ci consente di provare anche a intraprendere un viaggio dentro noi stessi.

Teofilo segna le tappe di questo viaggio senza forzature o gesti provocatori ma con la capacità di entrare nei significati identitari degli oggetti esaltando il valore della relazione e non della conflittualità, con l’idea di una progettualità dolce che si aggancia sempre ad un’etica soggettiva ma che si libera in una dimensione che va oltre la resistenza individuale e i confini territoriali […]
Marinilde Giannandrea

GIUSEPPE TEOFILO nato a Monopoli nel 1981. Vive e lavora a Polignano a Mare (BA).
Pienamente inserito nel circuito dell’arte contemporanea ha all’attivo rilevanti partecipazioni in Italia e all’estero. Offre agli  oggetti della cultura mediterranea  una nuova identità e attraverso processi  contaminatori  e associativi li restituisce al presente.

Senso Plurimo parte dall’idea che l’arte contemporanea contenga una promessa di pluralità che ci affranchi dagli inganni di chi dirige il nostro immaginario visivo e il nostro pensiero estetico in una direzione unica e univoca. Gli artisti in mostra non appartengono a un gruppo omogeneo ma esprimono visioni molteplici, sono un insieme apparentemente dissonante che segnala il cambio di paradigma culturale in atto e offre l’occasione per analizzare territori di pensiero che si ramificano in topografie articolate delle quali non conosciamo gli sviluppi.

Inaugurazione 29 gennaio 2010, alle 19

Cantieri Teatrali Koreja
via Dorso, 70 - Lecce
ingresso libero

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