Contemporanea Galleria d'Arte
Roma
vicolo Sugarelli, 6
338 2210224 FAX
WEB
Jara Marzulli e PU:RE
dal 3/2/2010 al 12/3/2010
mart-ven 16-20

Segnalato da

Contemporanea Galleria d'Arte




 
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3/2/2010

Jara Marzulli e PU:RE

Contemporanea Galleria d'Arte, Roma

PU:RE parla di un amore amaro attraverso superfici anonime e l'uso del bianco e nero. Jara Marzulli pone, invece, al centro del suo universo creativo il corpo femminile, che diviene mezzo di interazione e comunicazione.


comunicato stampa

Contemporanea inaugura il nuovo anno con una doppia personale: PU:RE/Jara Marzulli, dedicata alla giovane arte contemporanea. L'esposizione non risparmia forti emozioni, shock visivi e improvvise incursioni di chiassose, ma dosate, cromie, che rapiscono l'osservatore il quale rimane colpito ed incuriosito da questa strana accoppiata di carte vincenti. Seppur tecnicamente abbiano modi compositivi estremamente differenti, praticamente opposti, entrambi nascondono al di sotto della superficie pittorica un messaggio, che a ben guardare non è poi nemmeno tanto criptato, una necessità interiore di avvicinare l'arte e lo spirito, indagando l'anima del mondo, delle donne e degli uomini.

Le opere selezionate sembrano parlarsi dall'alto dei chiodi a cui sono appese; interagiscono, conversano l'una con l'altra, aprendo dibattiti, discussioni, compostamente lei, vivacemente lui, in un connubio perfetto ed armonico, senza alcuna nota stonata. Ci parla d'amore PU:RE, di un amore amaro. L'incessante esigenza di un distacco dal reale lo porta ad astrarre i soggetti dal proprio contesto, posizionandolo su di una superficie anonima; l'uso del bianco e nero è una costante necessità d'espressione, cristallizza le figure fermandole nel tempo. Come vecchie foto, testimoni di un passato lontano, acquistano autorevolezza nel trasmettere quel messaggio sempre presente in ognuna di esse, e vengono attualizzate dall'autore attraverso improvvise incursioni di colore.

Jara Marzulli pone, invece, al centro del suo universo creativo il corpo femminile, che diviene mezzo di interazione e comunicazione, strumento di un dialogo muto dove a parlare sono gli occhi, i gesti. L'ago e il filo divengono simbolo di rigenerazione, cura ed espiazione delle ferite di cui portano i segni sulla pelle, sottopelle, indelebili, pronti ad esser richiamati alla memoria. Strumenti antichi, l'ago ed il filo, di passate tradizioni, che ritornano in queste opere crudeli e spietati, nell'ora in cui il ricamo diviene tatuaggio, emblema di unione, allegoria di un'intimità tutta femminile, refuso di un passato lontano non del tutto perduto, radicato nell'essere donna, sopito e distratto dall'evoluzione della specie.

Testo critico a cura di Alessia Cervelli

Vernissage 4 Febbraio 2010 ore 19

Contemporanea Galleria d'Arte
vicolo Sugarelli, 6 - Roma
orari di apertura: martedì-venerdì 16:00 – 20:00 e sabato su appuntamento
Ingresso libero

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