Open Care
Milano
via Piranesi, 10/14
02 73981
WEB
Flavio de Marco
dal 7/2/2010 al 7/3/2010
mart-gio 11-18

Segnalato da

Art for The World Europa




 
calendario eventi  :: 




7/2/2010

Flavio de Marco

Open Care, Milano

L'opera presentata e' un quadro di grandi dimensioni, una 'veduta' del Parco Sempione di Milano, ricalcata sull'opera di George Seurat 'Una domenica alla Grande Jatte'. Il giorno dell'inaugurazione tavola rotonda con Jonny Costantino, Federico Ferrari, Francesca Pasini, Adriana Polveroni.


comunicato stampa

Lunedì 8 febbraio 2010 si apre da ART for The World Europa presso Open Care, Via Piranesi 10, Milano, la mostra Una domenica al Parco Sempione di Flavio de Marco. Il giorno dell’inaugurazione è caratterizzato da una tavola rotonda, in cui l’artista invita: Jonny Costantino, filmmaker, saggista, direttore del quadrimestrale “Rifrazioni. Dal cinema all’oltre”, Bologna; Federico Ferrari, filosofo, Milano; Francesca Pasini, direttrice della Fondazione Pierluigi e Natalina Remotti, Camogli (Ge); Adriana Polveroni, giornalista e critica d’arte, Roma.

L’opera presentata è un quadro di grande dimensione, una “veduta” del Parco Sempione di Milano, ricalcata sull’opera di George Seurat Una domenica alla Grande Jatte. Il quadro del maestro francese funge qui da modello di una scena quotidiana, immaginata nel momento in cui la presenza del paesaggio annulla quella delle persone che lo abitano, restando come unico protagonista dello sguardo.

Flavio de Marco (Lecce, 1975) riflette sull’esperienza del paesaggio attraverso il linguaggio della pittura. Dal 1997 ha partecipato a numerose esposizioni in gallerie e musei in Italia e all’estero. Le sue collaborazioni hanno incontrato più volte il teatro, il cinema e la letteratura, attraverso riviste, pubblicazioni, azioni, programmi radiofonici, incontri, conferenze. Vive e lavora tra Bologna, Berlino e Milano, dove è docente di “Tecniche extramediali” presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Ultime esposizioni personali: 2009: Portrait of a Collection, Estorick Collection, Londra; 2007: Souvenir Schifanoia, PAC - Palazzo Massari, Ferrara; 2006: Mimesi.04 che guarda Mimesi di Giulio Paolini, Galleria Pino Casagrande, Roma; 2005: Mimesi.02 + Luca Pancrazzi, C/O Care Of, Milano; Mimesi.01(II), Spazio Aperto - Galleria d’Arte Moderna, Bologna; 2004: Mimesi.00, Gallery Studio G7, Bologna; 2003: Orizzonte, Studio Ercolani, Bologna; 2002: European Parlament, Sala Polivalente, Bruxelles. Tra le esposizioni collettive più recenti: 2009: Obsession for Collection, University of Gloucestershire, Summerfield Gallery, Cheltenham; Obsession, University of Leeds, Stanley & Audrey Burton Gallery, Leeds; Progetto Invisibile, Centro Culturale Old Pallouriotissa Market, Nicosia; 2008: Every line is the arch of an infinite horizon, The Agency Gallery, London - A61, Koln; Beware of the Wolf, American Academy, Rome; Vienna Biennale 08, Vienna.

Adelina von Fürstenberg: Malevich scriveva nelle note preparatorie delle sue conferenze a Ginkhouk, nel 1924: “Fin’ora il campo dell’arte non è arrivato ad una formulazione scientifica dei suoi problemi, com’è successo in tutti gli altri campi”. E allo stesso tempo raccomandava alla critica di avere un’argomentazione teorica dei problemi d’arte, argomentazione che dovrebbe staccarsi dalle vecchie categorie del gusto, di ciò che “piace o che non piace”. Malgrado l’eccezionale fertilità negli anni successivi dell’arte moderna e contemporanea, ci si ritrova oggi in un’era dove la carenza teorica e il formalismo sterilizzante della critica d’arte a sostegno dei postulati economici del collezionismo e delle dinamiche culturali della burocrazia sponsoristica, portano di nuovo gli artisti ad essere loro stessi i teorici e gli storici dell’arte con lo scopo di spiegare perché “la pittura si è data uno scopo uguale a quello di tutte le altre scienze dell’uomo”.
Ti chiedo allora, qual è oggi il significato dell’arte? L’arte è un mezzo di conoscenza? Se sì, mezzo di conoscenza di che cosa?

Flavio de Marco: Il significato dell’arte non può che essere un’ulteriore domanda alla richiesta di esistenza di un essere umano. L’essere umano vive un tempo compreso tra due incognite, la sua nascita, che non ha scelto, e la sua morte, che gli accade inevitabilmente. In questo tempo consegna all’arte una domanda a cui in fondo non esiste risposta. L’arte non è che l’ispessimento di questa domanda, sempre la stessa, direi da sempre la stessa, ovvero la possibilità di visualizzare questa domanda sul senso del vivere con maggiore coscienza, fino a morte biologica dell’artista. Dal mio punto di vista, il paesaggio è il luogo più idoneo in cui formulare la domanda, il luogo in cui l’uomo nell’immagine di un orizzonte misura il fuori da sé, l’altro da sé, rientrando ogni volta in sé per domandare con maggiore forza. Questo è, a mio avviso, il senso della conoscenza, di una conoscenza utopica a priori il cui oggetto è il tempo della vita di un uomo come tempo finito ed eterno. In questo senso, lo sforzo di Malevich, quello di muovere dall’idea alla rappresentazione, e non dalla rappresentazione alla visione, è ancora una direzione di senso, con la differenza che oggi il quadrato nero può avere le sembianze di un albero, ma quando guardiamo questo albero la sua forma ultima è quella di un quadrato nero, perché in fondo sono la stessa cosa.

Inaugurazione 8 febbraio 2010, dalle ore 18.30 alle ore 21 con tavola rotonda

Art for the World
c/o Open care
via Giovanni Battista Piranesi 1, Milano
Orari: martedì al giovedì, dalle ore 11.00 alle ore 18.00
ingresso libero

IN ARCHIVIO [16]
Quaderni del Collezionismo
dal 11/12/2013 al 11/12/2013

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede