Comandate elettronicamente e dotate di bracci mobili ed estensibili con un argano che ne permette differenti altezze, dieci navette robotizzate prelevano le opere di Emilio Vedova dall'archivio, le portano nello spazio espositivo e le posizionano nel punto previsto.
E' una macchina realizzata dalla Metalsistem di Rovereto, incaricata dallo studio RPBW - Renzo Piano Building Workshop; questo sistema di rotazione dei quadri esposti è senza dubbio geniale e molto coinvolgente per lo spettatore.
I meccanismi cantano una canzone strana ma non priva di fascino. L'unico problema è l'acutissimo fischio che dopo pochi minuti dà sui nervi. Dato il calibro degli ideatori dell'opera la mia non può che essere una
rispettosa domanda: non ci sarebbe un modo per impedire la propagazione di quelle iperalte frequenze che mi impediscono a passare più di dieci minuti in questo spazio?
Per approfondire gli effetti delle alte frequenze guardate l'ottima voce di Wikipedia sul cosiddetto "
Mosquito"