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Juliet Anno 20 Numero 107 aprile 2002



Chat Milano

A cura di Lorella Giudici

2a puntata



Art magazine
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Raffaella Cortese nella sua galleria

Opera di Enrico Scippa recentemente esposto nella galleria Arbur

Mario Ballocco dal 1949: il Fondo Jacqueline Vodoz - Bruno Danese ha recentemente editato il volume

(...)
Lella Tucci, direttore galleria Arbur
Il terzo millennio sarà caratterizzato da una propulsione nell'arte paragonabile alla grande fioritura del Rinascimento. Saremo testimoni e protagonisti di una esasperata tendenza mirata sia alla strenua difesa delle autentiche espressioni d'arte, storicamente ineccepibili esempi di ricerca e di valori (la cultura condannerà le mode a un definitivo decadimento), sia al nascere delle inevitabili trasformazioni dell'intervento creativo dell'artista, legato al dilagare della tecnologia in evoluzione con accelerazione vertiginosa. La situazione milanese è difficile: il primato intellettuale ed economico nel contesto europeo non è più detenuto da Milano, sofferente anche per obiettive difficoltà economiche e sociali. Bisogna centuplicare il rigore delle scelte artistiche, difendendo il patrimonio culturale nazionale e storico, vero caposaldo del passato, e prestare una responsabile attenzione alla valutazione delle nuove espressioni d'arte che ci auguriamo possano segnare degnamente il nuovo secolo.
(...)

Raffaella Cortese, gallerista
Milano è una città ricca di gallerie d'arte contemporanea, alcune delle quali lavorano da anni con grande energia e professionalità. Grazie a loro viene presentata e promossa nel nostro paese la conoscenza dell'arte contemporanea italiana e internazionale. È ancora carente la presenza delle istituzioni e la collaborazione fra spazi privati e pubblici. Attendiamo la prossima apertura del Museo della Bovisa, ma nel frattempo sarebbe importante nominare un curatore del P.A.C. (Padiglione d'Arte Contemporanea) che realizzi un programma continuativo e specifico. Ritengo che alcuni fra i migliori critici d'arte italiani vivono in città, ma sembrano essere ignorati e spesso sono costretti ad operare altrove.

Jacqueline Vodoz - Bruno Danese, collezionisti
Una riflessione sull'arte contemporanea ci obbliga a soffermarci e pensare e non solo a "consumare l'arte". È difficile rispondere sinteticamente; come sempre ci sono molte tendenze, nuove tecnologie, molte espressività. Con alcune ci troviamo in sintonia, altre ci incuriosiscono, altre non le comprendiamo. A Milano il clima culturale non è certo stimolante e non solo nel campo dell'arte contemporanea. Sui quotidiani non ci sono più rubriche fisse che informano su quello che avviene nelle gallerie private, sui giovani artisti. Pochi i luoghi dove ci si incontra. Gli spazi pubblici sono purtroppo legati alla "situazione politica" per i problemi di finanziamento e per le nomine dei curatori. E, per quanto riguarda gli spazi privati: alle gallerie di avanguardia, condotte da giovani preparati, un augurio che possano trovare sempre più l'attenzione e il sostegno dei nuovi collezionisti.

James Rubin, gallerista
Penso che l'arte contemporanea abbia raggiunto la totale libertà espressiva. Lo si riscontra nell'uso spregiudicato di linguaggi e materiali e nell'abbandono di ogni canone estetico. Questo è naturalmente molto positivo. Il risultato attuale però è anche una babele dove mancano criteri condivisi di valutazione. Chi ha più mezzi di pressione sull'opinione pubblica, sulle riviste di settore, sui musei, sulle grandi manifestazioni come la Biennale o sui comitati fieristici può influire su un pubblico che non si sente più autorizzato a valutare con l'aiuto esclusivo delle proprie capacità intellettuali e culturali la qualità intrinseca di un'opera d'arte. Si tende ad accettare incondizionatamente come arte qualunque cosa si presenti come tale purché avvenga nelle sedi riconosciute e con la legittimazione delle "autorità competenti" (direttori di giornali, potenti galleristi, direttori di museo, etc.). È un sistema un po' malato che trascura l'opera per privilegiare il nome e l'immagine dell'autore, ne risente l'interesse concreto di tutti i potenziali acquirenti che di fronte a un'opera firmata e costosa, che non convince sul piano estetico, sono riluttanti a comprare; ne risultano danneggiati gli artisti impegnati e seri ma incapaci di una promozione aggressiva del proprio lavoro; non si realizza una concreta sinergia tra il mondo dell'arte e quello dell'economia e della produzione che hanno bisogno di chiarezza formale e sostanziale.
(...)
A cura di Lorella Giudici
2° puntata, continua