Juliet Anno 28 Numero 138 giugno-luglio 2008
David Drebin ammicca e sorride dietro ogni suo scatto.
Molte sono le fantasie che egli scatena, molti sono i pensieri e i riferimenti possibili. C’è senz’altro lo sfondo di una città, di un luogo, di un dettaglio architettonico che sono senza alcun dubbio veri e reali, ma la luce che li tocca, il colore che ci viene trasmesso riportano l’insieme della ripresa in uno spazio artificiale, come se il tutto fosse un set preparato, mentre, in realtà siamo di fronte a delle situazioni solo manipolate, integrate, aiutate.
La bravura della ripresa, il minimalismo e l’essenzialità di certi perimetri rende il tutto molto plausibile ed efficace. I corpi, le pose, l’atteggiarsi, la contestualizzazione, restituiscono a ogni suo scatto, in definitiva, un’aura glamour.
L’autore, originario di Toronto, ma stabilizzatosi a New York a partire dal 1996, ha realizzato campagne fotografiche per grossi marchi come American Express, Davidoff, New York Times, GQ, Elle, Rolling Stone; i suoi punti di riferimento esemplari stanno in Guy Bourdin e Richard Avedon; il che vale a dire che il suo gusto, il suo istinto lo portano a stravedere per il più grande ritrattista del secolo scorso e per il più strano e incredibile fotografo pubblicitario, quello che sapeva mettere l’oggetto pubblicizzato in penombra o in secondo piano.
Il suo primo libro, “Love and Other Stories” è stato realizzato nel maggio del 2007.