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Urban Anno 9 Numero 76 aprile 2009



Disegnare a soggetto

Gianni Canova





Urban 76

07 Editoriale

11 icon
di Fabio Novembre

13 interurbana
al telefono con Riccardo Giraldi
di Maurizio Marsico

17 portfolio
Visione d’insieme

22 io manifesto
di Maurizio Marsico · foto Cesare Cicardini

26 disegnare a soggetto
di Gianni Canova · illustrazioni Emiliano Ponzi

30 capasa’s way
di Alberto Coretti · foto Cesare Cicardini

34 who’s who
di Porzia Bergamasco · illustrazioni Ruggero Asnago

41 design week
di Olivia Porta

42 pensieri e funzioni
di Porzia Bergamasco

45 NIGHTLIFE
di Lorenzo Tiezzi

48 hand cut
foto Pablo Arroyo · styling Ivan Bontchev

56 iron mood
foto Angela Improta · styling Ivan Bontchev

60 arte
a cura di Floriana Cavallo

63 musica
di Paolo Madeddu

67 fuori

74 Ultima Fermata
di Franco Bolelli
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Illustrazioni: Emiliano Ponzi

Illustrazioni: Emiliano Ponzi

Una mostra in Triennale fino al 17 maggio liberamente ispirata al fiore. Ma anche un libro che racconta le opere di Fabio Novembre attraverso l’illustrazione. Quasi come se i suoi oggetti fossero parte di un film. Ancora prima di essere pensati


Gli altri designer, per lo più, progettano oggetti. Fabio Novembre immagina mondi. Li immagina e li trasferisce nella concretezza liquida della materia del mondo.
Non li usi, i mondi di Novembre. Ci entri dentro. Come in una storia. Perché ogni suo mondo è un racconto. Un racconto che si srotola.
Non a caso è il nastro una delle figure-chiave dei mondi di Novembre: quello color panna srotolato sulle pareti del negozio Stuart Weitzman di Roma, quello che corre a mosaico sui muri dello showroom Bisazza di Berlino,quello alla Moebius del tavolinetto SW416 di Meritalia, quello scarlatto dello showroom Meltin’ Pot di New York, quello del trofeo del Moving Fashion Award del 2006, aggrovigliato e contorto come la pellicola impazzita di un film.
Come una pellicola: c’è un sogno di cinema, nei mondi di Novembre.
Cinema che si srotola, gira su se stesso, si svolge e si riavvolge in un moto perpetuo di proiezione di sé.
Qualcuno ha scritto che i mondi di Novembre evocano Blade Runner. Non è vero. Quello di Blade Runner è un mondo post-baudelairiano fatto di spleen e di pioggia senza fine. Quelli di Novembre sono mondi al contempo più solari e più cupi, più magmatici e più liquidi.
Non perché “bagnati” dalla pioggia che vi cade dentro, ma perché la liquidità è la loro quintessenza.
Nei mondi di Novembre c’è la rapsodica e golosa felicità di Federico Fellini e c’è (esplicitamente citato nel mosaico a soffitto del negozio Blumarine di Londra) il gioioso surrealismo di Entr’act di René Clair, rivisitato con uno sguardo morbidamente e maliziosamente salentino.
C’è il Kubrick di Shining (nel Bar Ristorante Shu di Milano) e ci sono gli oggetti mutanti del cinema di Cronenberg (la poltroncina SOS per Cappellini). C’è, infine e soprattutto, il cinema di David Lynch: anche Novembre lavora su cuoriselvaggi e vellutiblu, su stradeperdute e imperidellamente, e incassa mondi gli uni negli altri, e apre porte, varca soglie, infrange confini.
Fluttua. Sbanda. Deraglia. Mescola.
Entri in un suo mondo e ti sembra di essere nella Red Room di Twin Peaks.
Là dove tutto è possibile. Dove sogno e realtà si mescolano.
E dove l’immaginazione si prende il suo riscatto. Ancora una volta. Sempre come la prima volta.
Srotolandosi.