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Urban Anno 11 Numero 96 aprile 2011



Sotto lo stesso cielo

Francesca Bonazzoli

Nacho Carbonell e Louise Bourgeois





SOMMARIO URBAN 96

7 | EDITORIALE

9 | ICON

10 | INTERURBANA
al telefono con Tatsuya Maemura

12 | PORTFOLIO
Temporary Cocoon

19 | CULT
di Federico Poletti e Olivia Porta

24 | NACHO’S FACTORY
di Maria Cristina Didero
foto Tatiana Uzlova

29 | DISEGNI & PAROLE
di Maria Cristina Didero
foto Tatiana Uzlova

35 | LIBRI
di Marta Topis

36 | SOTTO LO STESSO CIELO
di Francesca Bonazzoli

39 | DESIGN FOR JAPAN

40 | I GIOIELLI DELLA SIBILLA
di Giovanna Maselli
foto Samantha Casolari

44 | MUSICA
di Paolo Madeddu

47 | NELLA TANA DEI LUPI
di Roberto Croci
foto Kray / Kenan

55 | SPACE INVADER
foto Luca Campri
styling Ivan Bontchev

67 | BODY
di Ivan Bontchev
foto Giorgio Codazzi

69 | DETAILS
di Ivan Bontchev
foto Giorgio Codazzi

73 | NIGHTLIFE
di Lorenzo Tiezzi

75 | FUORI

82 | ULTIMA FERMATA
di Franco Bolelli
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Più solare Nacho, più ombrosa Louise Bourgeois.
Le loro opere sembrano “importunarti” allo stesso modo.
Le loro forme, i loro volumi, non possono fare a meno di riguardarti.



Che il design guardi all’arte e che la moda si ispiri a entrambi non è una novità. Però di solito le citazioni reciproche avvengono fra brani molto orecchiabili, vale a dire utilizzando immagini conosciute e facilmente riconoscibili. Nacho Carbonell, invece, ha trovato le sue affinità con l’opera di una delle artiste più difficili del Novecento: la franco americana Louise Bourgeois. Figura quasi mitica, nata nel 1911, ha attraversato un secolo (è morta lo scorso maggio) prima partecipando silenziosamente al Surrealismo, poi trovando visibilità, ormai nei suoi 70 anni, grazie alla rassegna d’arte Documenta del 1983 e giungendo infine alla fama nel 1993 sul palcoscenico della Biennale di Venezia che le conferì il Leone d’oro.
Insomma anche con lei, come con le altre donne artiste della sua generazione, il sistema dell’arte non è stato generoso, e tuttavia l’arte è stata l’ancora di salvezza che ha permesso a molte di loro di sopravvivere a una psiche ipersensibile, spesso al confine con la follia.

L’intero lavoro della Bourgeois nasce dall’elaborazione del vissuto infantile (i temi sono la sessualità, la famiglia, la solitudine, la maternità) e rappresenta quindi quanto di più personale e autoreferenziale possa esistere. Si aggiunga che quello della Bourgeois è un immaginario femminile, collegato all’Edipo e al difficile rapporto con il padre. Nonostante ciò, le assonanze fra gli arredi creati da Nacho e le opere della Bourgeois sono tanto più forti proprio in quanto non sono semplici citazioni, bensì analogie profonde, sotterranee, che riguardano l’ambito stesso del corpo.

Certo l’occhio allenato riconosce subito molte somiglianze formali esteriori, come in The beast, una specie di ragno nero confezionato con scarti di pelle che ricorda i grandi ragni della Bourgeois o come in Fertility womb, che richiama gli uteri e gli ovuli, ossessione della scultrice. Nei lavori di Carbonell c’è una comune ricerca di forme morbide, ameboidi, a metà fra sagome umane e animali, frammenti isolati e ingigantiti, ma il legame con quelle della Bourgeois sta nella particolare relazione che creano fra corpo e ambiente.

“Mi lusinga che si possano vedere delle analogie fra il suo e il mio lavoro”, dice Carbonell. “Sono stati i miei collezionisti e clienti a dirmi che le assomigliavo. Così cinque o sei anni fa ho cominciato a familiarizzarmi con il suo lavoro e a pensare alle nostre affinità. Prima conoscevo la sua opera molto superficialmente; non l’avevo mai guardata in modo completo, organico, ma avevo visto solo qualche pezzo singolo esposto in mostre collettive. Siamo tutti influenzati dalle cose che vediamo, ma quando traduci un’idea in un’esperienza personale, si trasforma in un’interpretazione diversa, condizionata dal tuo background. Chissà, forse è stato qualcosa di sotterraneo a legarci”.

Se dunque il corpo ha a che fare con gli oggetti e gli arredi costruiti da Carbonell, è tuttavia un corpo diverso da quello della Bourgeois, segnato dal trauma.
“Io semplicemente vorrei che la gente guardasse il mondo in cui viviamo in un modo inedito, che riuscisse a percepire quello che ci succede in una maniera personale, non come ce lo vogliono far vedere i media. Vorrei creare degli spazi dove il corpo possa fuggire per avere un’esperienza unica”.
Sembra un’eco delle parole della Bourgeois: “Dal momento che le paure del passato sono collegate alle funzioni del corpo, esse riappaiono attraverso il corpo. Per me la scultura è il corpo. Il mio corpo è la mia scultura”.
Ma l’eco, pur partendo dallo stesso punto, arriva sempre dall’altra parte della montagna. •


The Return of the Repressed, grande mostra con oltre 80 opere tra disegni, dipinti, sculture e installazioni di Louise Bourgeois, è in corso fino al 19 giugno 2011 alla Fundación Proa di Buenos Aires.