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Kritika Anno 4 Numero 4 marzo 2012



Broken Window

Elena Abbiatici

The temporary context in constant viewing





SOMMARIO N. 4

EDITORIALE
di Emanuele Beluffi pagina 1

SULL’UTILITA’ DELL’ARTE
di Aldo Runfola pagina 2

L’arte? E’ cosa inutile!
di Roberto Milani pagina 3

Nemmeno per quei pochi eletti
di Alessandro Trabucco pagina 4

FAST FOOD SIMIL-CULTURALE
di Gianni Cuomo pagina 6

ARTE UN TANTO AL CHILO
di Francesco Sala pagina 7

L’AUTORITRATTO IN TEMPI DI CRISI
di Cristina Nuñez pagina 8

BROKEN WINDOW
di Elena Abbiatici pagina 10

A SCHERMI SPENTI. GLI SGUARDI NECESSARI DELLA VIDEOARTE
di Giorgio Fedeli pagina 12

Bomar remix. Anita Tania Giuga intervista Marco Bolognesi
di Anita Tania Giuga pagina 14

LA COSALITA’ NELLA PRODUZIONE DI ENRICA BERSELLI, ANCORA
di Emanuele Beluffi pagina 16

Fotografia e memoria
di Gualtiero Bertoldi pagina 18

CATTELAN E IL FANTOCCIO LIRICO DEL RISO
di Paolo Meneghetti pagina 19

JACQUELINE CERESOLI INTERVISTA FARHAN SIKI
di Jacqueline Ceresoli pagina 20

KUNSTART 2012 - INTERVISTA A NINA STRICKER
di Emanuele Beluffi pagina 22

Antoni Tàpies, Luigi Pareyson e la teoria della formatività
di Maria Cristina Strati pagina 24

CONTRO LA LOGOMACHIA DELL’UTILE
di Paolo Manazza pagina 26

PROVE DI RESURREZIONE DI ARCHITETTURA SACRA E VERTICALE
di Camillo Langone pagina 27

Seconda critica al funzionalismo ingenuo
di Marco Protti pagina 28

IL SUBLIME QUOTIDIANO
di Dejanira Bada pagina 29

LA DONNA TRA FEMMINILITA’ INCONSCIO E ALCHIMIA
di Leda Lunghi pagina 30

APPUNTI. Salvataggio e salvezza
di Vera Agosti pagina 32

Un nuovo esercizio della materia
di Marco Aion Mangani pagina 33

Arte, politica e cambiamento sociale
di Stefano Mazzoni pagina 34

GINO DE DOMINICIS. IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRE
di Emanuele Beluffi pagina 36
ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI


I read on the Internet that I was dead Fiona Apple

Teorizzata da Nicola Bourriaud in Esthétique relationnelle, l’arte relazionale verte, come suggerisce la definizione stessa, sull’universo delle interrelazioni umane e implica la partecipazione attiva del pubblico cui si rivolge. Ma cosa cambia quando le relazioni sono soggette a una realtà aumentata, che ne sovverte la natura del rapporto?
Peccando di cautela, si proverà a tracciarne una panoramica degli sviluppi ai tempi e nella logica di Internet, dove interattività e connettività sono gli aspetti fondamentali.

Come sempre, la teoria aiuta poco a comprendere; meglio entrare nel vivo dei lavori artistici.
Miltos Manetas (nato ad Atene nel 1964, vive e lavora tra Roma e New York - ideatore del Padiglione Internet alla 53. Biennale Arte di Venezia) nel 2010 affigge al MAXXI Museum e in diversi spazi della Capitale il geniale Piracy Manifesto, insieme agli sticker iamgonnacopy: provocazione forte con cui interroga il pubblico sulla proprietà del cyberspazio e il principio di proprietà intellettuale. La quaestio è assai dibattuta negli ultimi mesi, con SOPA (Stop Online Piracy Act) in azione e la chiusura dei maggiori distributori pirata di file audio e video, Megavideo e Megaupload, tanto che Manetas crea un sito www.iamgonnacopy.com in cui invita a votare pro o contro il copyright. C’è chi, nella libera informazione, vede un potenziamento dell’aspetto comunicativo e delle possibilità di scelta e chi, invece, il suo deperimento; c’è chi addirittura sostiene che l'industria del copyright cercherà di restringere la libertà di azione di siti che ora ci appaiono del tutto legali, come Google, Facebook, Youtube e spinge a domandarsi quanto lungimirante sia Constant Dullaart (1)nell’immaginare un YouTube vittima di terremoti (youtube earthquake) o in caduta libera (falling youtube) o supporre ricerche in Google terminanti in una lunga serie di x (thecensoredinternet.com).

A prefigurare e in parte estremizzare la portata che i social network avrebbero avuto sul concetto di privacy e proprietà intellettuale nell’era di Internet sono Eva e Franco Mattes aka 0100101110101101.org (nati a Brescia nel 1976 e Brookling based): con life-sharing, autoritratto digitale in real-time dalla portata straordinaria, attivo dal 2000 al 2003, danno libero accesso, 24 ore su 24, all’intero contenuto del loro computer (documenti, immagini, progetti, software, posta elettronica), aprendo la strada alla condivisione di massa della propria vita. Dal furto di dati a quello d’identità il passo è breve: Gregory Chatonsky nel 2009 progetta un’applicazione Facebook I would have like to be one of you, che permette il furto di nomi e profili dei nostri “amici”, al fine di visualizzarli come nostri dati personali, interrogandosi sulla solidità di Facebook. Yamada Hanako è invece un account Facebook preso a prestito da un’artista per raccontare una relazione d’amore in rete (From The Secret Diary of Y.H).

Sul versante della performance online bisogna distinguere quelle prodotte in Second Life, come Come together di Gazira Babeli (ha vissuto e lavorato come artista in Second Life dal 2006 al 2010) dalla computer performance Controlling_Connectivity di Gretta Louw (nata in Sud Africa, ma cresciuta in Australia, vive e lavora a Berlino). Nel primo caso il luogo performativo è un mondo virtuale, in cui su un piedistallo bianco quindici avatar compongono una coreografia in una serie infinita di combinazioni possibili, traduzione dei “passi” di danza che la gestione dei software riesce a condurre. Nel secondo caso, la performance si attua a cavallo fra Web e spazi fisici, giacché avviene fra la galleria Art Laboratory Berlin, nella quale l’artista è rimasta segregata dal 2 al 12 novembre 2011 – con tanto di finestre oscurate e gli ambienti dei diversi co-performer con cui interagisce tramite Skype, posta elettronica, social network (Facebook, Twitter, Tumblr e Google+) : un progetto artistico a sfondo socio-antropologico, nell’intento di esaminare gli effetti che il crescente ricorso ai social media e ad Internet hanno sulla nostra vita quotidiana, i nostri rapporti e orientamenti psicologici . (2)(3)

Inoltre, ci sono lavori artistici che usano la rete come materia prima della propria esistenza e, in un secondo momento, come mezzo di comunicazione: lavori che vivono degli utenti in rete, i co-autori del progetto. The possible ties beetween illness and success di Carlo Zanni (nato a La Spezia nel 1975, vive e lavora a Milano) è un cortometraggio in continua variazione, dove le macchie che ricoprono progressivamente il corpo dell'uomo dipendono per quantità e posizione dal numero di utenti che visitano il sito web e dal loro paese d’origine, ribattezzato dall’artista DATA CINEMA, poiché dipendente, come altri suoi lavori, da un flusso di dati Internet monitorati tramite il sistema di statistiche web, Google Analytics. Garibaldi Map(4) di Diego Caglioni (nato a Bergamo nel 1983, dove vive e lavora) è invece un blog nato dal proposito di mappare, per quanto possibile, tutti i monumenti dedicati a Giuseppe Garibaldi nel mondo e vive grazie ai post degli internauti, che ne selezionano l’immagine in Google Street View. Esemplari al proposito sono i progetti di xDxD.vs.xDxD/Salvatore Iaconesi e penelope.di.pixel/Oriana Persico (coppia formatasi nel 2007, vive e lavora a Roma): Nuclear Anxiety, (5)ad esempio, è una visualizzazione web basata su Twitter e sui principali social network (FaceBook, FriendFeed), che mostra in tempo reale e in ventinove lingue le preoccupazioni, le paure e i dubbi degli utenti di tutto il globo sul futuro energetico del mondo, presentandoli su una mappa del pianeta e archiviandoli progressivamente in un database.

Infine, sul piano dell’interattività in rete, citiamo Surfing with Alexander Brener degli IOCOSE (6)(gruppo nato nel 2006 e attivo in Italia e Europa) e le gif di Rafaël Rozendaal (nato ad Amsterdam nel 1980, vive e lavora tra la città natale, Berlino e Rio): lavori che vivono a prescindere dagli utenti della rete, i quali sono tuttavia necessari per attivarli, divenendo al contempo fruitori e mezzo per il compimento d’opera. Nell’uno e nell’altro caso, gli “scarabocchi” su Google Art Project e le gif di Rozendaal attendono solo i click dei nostri mouse. (7)
Noi, ora, rimaniamo su queste finestre, curiosi e attenti.


Note
1.http://www.constantdullaart.com/site/html/new/youtubeasasubject.html
2.Si ricordi la performance di Simona Barzaghi e Salvatore Falci alla Fondazione Mudima nel 2009
3.Dal marzo 2012, la stessa riflessione incomberà negli spazi della Tate Modern, con l’iniziativa BMW Tate Live: Performance Room: una serie di performance d’artista realizzate appositamente per essere trasmesse in diretta online, ad un pubblico che potrà assistere, commentare e discutere tramite chat e live messaging.
4.http://garibaldimap.wordpress.com/
5.http://nuclearanxiety.artisopensource.net/ - Disponibile su web, Nuclear Anxiety è anche un’applicazione per iPhone e iPad
6.http://www.iocose.org/works/surfing_with_alexander_brener
7.http://www.flamingcursor.com/

Elena Abbiatici vive a Roma. Lavora come curatrice indipendente per spazi privati, pubblico-istituzionali e gallerie. Scrive per Inside Art, DROME magazine, Seroxcult.com, videoPILLS Blog e Kritika.