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Km/n (2000) Anno 1 Numero 0



Arte e mondializzazione economica

Roberto Terrosi



Quadrimestrale di Arti e Comunicazione
ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

Km. 1994, Polonia - anno zero
Traduzione Sergio Rispoli
n. 1




Nel Seicento un pittore gesuita, il lombardo Giuseppe Castiglione, andò in Cina al seguito di una missione. Una volta arrivato, venne molto apprezzato per l'eccellenza della sua tecnica, ma si trovò di fronte a un problema: i parametri, i gusti, il modo di intendere la funzione e la finalità della pittura presso la corte cinese erano completamente diversi da quelli italiani. Il pittore divenne comunque famoso con il nome cinese di Lang Shih-ning, ma, guardando le sue opere, nessuno immaginerebbe di primo acchitto di trovarsi di fronte a un pittore educato secondo i canoni dell'arte rinascimentale. I cinesi infatti non apprezzavano i chiaroscuri e le ombre che davano al dipinto un tono troppo naturalistico, né l'impianto centrale della rappresentazione prospettica (anch'essa troppo naturalistica) o il dinamismo delle figure che compongono una scena. Così il nostro pittore abbandonò la prospettiva in favore dell'assonometria, il paesaggio naturalistico in favore di quello decorativo e venne apprezzato soprattutto come ritrattista e cioè nell'unico campo della figurazione in cui il realismo non appariva disdicevole agli occhi dei cinesi. La pittura orientale manteneva un'impostazione derivante dal legame con la poesia scritta in ideogrammi e quindi c'era un diverso rapporto tra pittura e poesia rispetto a quello che c'era in Europa. In poche parole l'Estremo Oriente non si limitava a non condividere alcune opzioni stilistiche, ma aveva in mente qualcosa di diverso da quelle che qui venivano chiamate già arti del disegno e qualcosa di diverso dalla figura del "grande pittore" occidentale. In Occidente la poesia era rigidamente catalogata tra le arti liberali e la pittura cercava faticosamente di emanciparsi dalle arti servili, a cui pur sempre apparteneva, proprio legandosi alla letteratura e cercando di elevare il pittore da artigiano a intellettuale. Rimaneva comunque in Occidente una divisione secolare tra questi campi. In Cina il sistema era diverso e aveva regole diverse.
Con questo breve esempio abbiamo accennato alla differenza tra il valore artistico che si andava strutturando in Occidente e i differenti tipi di valore che vigevano, in settori affini, in paesi esotici dotati di una garnde civiltà letteraria. L'uscita dalla cultura europea comportava un radicale spiazzamento costituito, non solo dall'apprezzamento che questi popoli avevano per differenti modi di praticare la rappresentazione figurativa o simbolica o decorativa, ma anche dall'ingresso in una differente organizzazione dei valori. Abbiamo citato qui il caso della Cina che comunque aveva una civiltà basata sull'impiego della scrittura e che aveva un ordine sociale complesso per molti versi paragonabile a quello europeo, inoltre la Cina e l'Europa non avevano avuto contatti diretti fino al medioevo, ma avevano scambi con popoli comuni e quindi rapporti commerciali mediati, il che non li rendeva del tutto alieni.
Diverso è invece il caso delle tribù preletterate incontrate sempre in quello stesso periodo dagli europei nelle Amercihe. A quei popoli si stentava a riconoscere una natura umana e men che meno qualcuno si sarebbe mai azzardato a mettere la pittura europea sullo stesso piano dei loro manufatti. Nessuno avrebbe parlato di "arte primitiva" e di "artisti primitivi". La storia dell'arte in Europa e di conseguenza la nozione di arte non era universale, ma al contrarioo era qualcosa che riguardava solo se stessa e in certi luoghi e periodi e cioè dall'antichità classica ai centri dell'arte moderna. Si pensi che per trovare l'inclusione dell'arte indiana e cinese occorre attendere la metà dell'Ottocento, che civiltà "minori" come quella persiana e armena verranno considerate arte da Strygowski solo alla fine dello stesso secolo e che affinché si possa trovare qualche accenno all'arte delle culture "primitive" bisogna attendere addirittura il 1903. Pochi anni dopo Picasso veniva suggestionato dalla mostra di maschere africane. Siamo alle porte della cultura contemporanea.