Superstudio Piu'
Milano
via Tortona, 27
02 475851
WEB
6 mostre
dal 21/3/2010 al 29/3/2010
16-20
02 42250148

Segnalato da

Altevie Technologies




 
calendario eventi  :: 




21/3/2010

6 mostre

Superstudio Piu', Milano

Superstudio Piu' presenta all'interno del suo spazio diverse mostre: Let's go outside, con i video di 6 tra i piu' interessanti artisti del panorama internazionale; XXL una collettiva a cura di Alberto Zanchetta; Natura Naturans dei J&Peg che appartiene al progetto "Take Off giovani artisti al decollo" e le personali di Daniela Cavallo, Daniele D'Acquisto, Elena Monzo.


comunicato stampa

Let's go outside

a cura di Daniele Capra

In occasione di (con)TemporaryArt Superstudio Più ospita LET’GO OUTSIDE, mostra di video con sei dei più interessanti artisti del panorama internazionale (Bianco-Valente, Shaun Gladwell, Alessandro Nassiri, Guido van der Werve, Devis Venturelli, Driant Zeneli) che dimostrano quanto uno sguardo esterno – oltre la cortina della normalità e della quotidianità – sia ai nostri giorni pratica auspicabile e necessaria. Nell’ultimo ventennio si sono infatti progressivamente dissolte molte delle utopie che hanno prepotentemente alimentato il Novecento. Utopie totalizzanti non hanno tardato a rivelare tutto il loro peso e la loro goffaggine, e sono rapidamente crollate sotto il fardello della realtà: la leggerezza da cui erano sottese, parafrasando il celebre romanzo di Milan Kundera, si era fatta insostenibile.

Dopo oltre un decennio trascorso nella coda lunga del riflusso intimista, nuove idee, nuove aspettative, sono riaffiorate nella pratica artistica chiedendoci di abbracciare altri sogni, altre speranze. Sono piccole utopie che non hanno la presunzione di spiegare il mondo, ma più semplicemente la volontà di suggerire visioni e punti di vista che non ci appartengono. Sono nodi, discontinuità, accumuli virtuosi che emergono dopo aver setacciato una realtà che non sembra soddisfare fino in fondo. Sono gli spinaci di Braccio di Ferro, o dei formidabili coltellini svizzeri user friendly per gettare lo sguardo al di là della siepe, come acutamente indicano i video selezionati.

L’evento espositivo è corredato da un catalogo (ita/eng) con saggi a cura di Daniele Capra e Julia Trolp. LET’GO OUTSIDE, che si svolge in concomitanza con il MiArt, gode del patrocinio del Comune di Milano-Cultura e del Comune di Milano-Consiglio Di Zona 6. La mostra e il catalogo sono prodotti da Altevie Technologies, che, come sostiene l’amministratore delegato Giovanni Marta, ''fortemente crede nella necessità di rompere gli schemi a vantaggio di un approccio creativo del lavoro, elemento di coerenza tra la mostra e la nostra realtà aziendale”.

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Extra extra large

a cura di Alberto Zanchetta

Rodolfo Aricò | Alessandro Bazan | Matteo Bergamasco | Carlo Bernardini - Bros | Marco Cingolani | Pietro Consagra | Enzo Cucchi | Kim Dorland | Giovanni Frangi - Omar Galliani | Angela Glajcar | Ozmo | Robert Pan | Sergio Ragalzi | Eleonora Rossi | Fabio Viale

La mostra “XXL - ExtraExtraLarge” riunirà una ventina di opere di artisti italiani e stranieri di diverse generazioni. La mostra si terrà in un grande spazio di oltre 2.000 metri quadri all'interno del Superstudio Più di Milano, in zona Tortona. L’evento sarà organizzato grazie alla collaborazione di galleristi ed operatori del settore e sarà inserito all’interno di una programmazione di spessore culturale che intende dare visibilità ad opere che, per vari motivi, non sarebbe possibile vedere in una galleria privata o in una fiera d'arte. Artisti storicizzati e giovani talenti già ampiamente affermati saranno quindi affiancati gli uni agli altri all'interno del padiglione espositivo, con installazioni, sculture e quadri monumentali.

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J&PEG - Natura Naturans

a cura di Chiara Canali

Dopo il debutto a Firenze, sotto la curatela di Achille Bonito Oliva, i J&PEG coppia di artisti composta da Antonio Managò (Busto Arsizio, VA, 1978) e Simone Zecubi (Gallarate, VA, 1979) sono di scena a Milano con il progetto Natura Naturans. Coniata da Giordano Bruno e poi successivamente utilizzata da Baruch Spinoza, l’espressione latina Natura naturans è traducibile come natura naturante. Il neologismo "naturare", vuole significare l'azione tipica della natura, ovvero il produrre della natura la sua stessa realtà come principio di necessità e di formazione che governa le cose stesse .

Il binomio è esemplificativo di un doppio aspetto, sia formale che tematico, che informa la ricerca degli artisti. Da un lato il processo creativo richiama il procedimento di continua conversione delle immagini digitali – da cui la sigla J&PEG – che parte dalla fotografia e, attraverso i programmi di computer grafica, la rielabora in maniera del tutto autonoma fino ad sfociare nella pittura. Dall’altro fa riferimento al nucleo costitutivo delle opere più recenti dove, dal fondo di ambientazioni nere, affiorano forme minerali ed epiteli vegetali, tessuti animali e arti del corpo umano in perenne divenire, come il biomorfismo di una creatura metà donna e metà bozzolo in equilibrio sull’incavo di un ramo, colpita da un’accecante luce scenografica.

Con Natura Naturans i due artisti indagano le ambigue metamorfosi di una materia magmatica sospesa nel vuoto sul filo di una perenne tensione al mutamento, in un processo di creazione e trasformazione a partire dalla costruzione di un set, la manipolazione di corpi scultorei e la trasposizione di oggetti di diversa scala bidimensionale. All’interno di una quinta teatrale, costituita da una decina di quadri fotografici stampati in pvc e ritoccati a mano libera, campeggerà infatti una scultura interamente realizzata a mano con materiali naturali e sintetici di diversa provenienza, che fonde solidi geometrici con elementi organici.

Al passo con i tempi di un’epoca post-moderna, i J&Peg si rivolgono alla teatralità e drammaticità del fondale caravaggesco, ma ricorrendo contemporaneamente ai meccanismi di costruzione dell’immagine mediale, dall’eleganza patinata della fotografia di moda alla brillantezza della pittura iperrealista. Natura Naturans dei J&PEG appartiene al progetto TAKE OFF “giovani artisti al decollo” che riunisce le ricerche di quattro talenti trentenni tra i più interessanti sulla scena artistica italiana (J&PEG, Daniela Cavallo, Elena Monzo, Daniele D’Acquisto). La mostra partecipa a (con)TemporaryArt / via Tortona e dintorni, il percorso di arte con-temporanea al Superstudio Più, il grande polo espositivo in zona Tortona, e in altre location del quartiere più creativo di Milano, giunto alla terza edizione (22-30 marzo 2010).

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ELENA MONZO - Specchio specchio delle mie brame

a cura di Chiara Canali

Giovanissima, eppure già protagonista di alcuni progetti oltreoceano a Los Angeles, presso Bonelli Contemporary, e a New York, alla Sara Tecchia Gallery, ELENA MONZO (Orzinuovi, BS, 1981) sbarca a Milano con la mostra Specchio specchio delle mie brame. Nell’affascinante spazio dell’Ex-Costumeria all’interno del Basement del Superstudio Più, l’artista ricostruirà un ambiente fiabesco e conturbante, completamente tappezzato di carte realizzate con la tecnica incisoria e di trame di tessuti variopinti, di pezze di peluche bianco e di fiori di carta crespa. Al centro della sala un enorme specchio ovale rifletterà un fantasmagorico mondo balenante di figure e corpi umani incastrati gli uni negli altri come in un puzzle che si compone a mano a mano che si ricostruisce la traccia unificante del disegno. Le audaci, sinuose e irriverenti sagome protagoniste delle opere dell’artista, profilate negli spessi contorni neri per mezzo di incisione, colore, ricamo e collage, sono parte di una vorticosa e centripeta pantomima che le estranea dal contesto e le rende attrici di un teatro dell’assurdo in cui si rivelano consumatrici di sogni, favole e miti che ruotano intorno al desiderio sessuale.

La donna è sempre al centro della fruizione, quale proiezione dei fantasmi sessuofobici che affollano l’industria culturale high-cult, mid-cult e mass-cult in un mix di stereotipi che privano la sua figura di esistenza e di essenza e la rendono immagine piatta, vuota e bidimensionale, pura linea di contorno violata qua e là da macchie di pantone colorato, stickers ed elementi decorativi. Elena Monzo definisce infatti la sua visione del contemporaneo come uno “specchio della società”. Uno specchio che, come quello delle fiabe, è certamente regolato da tanti filtri che non permettono di vederle al di sotto della scorza sociale: le immagini dei media, le fotografie dei rotocalchi, i fotoromanzi, i fumetti in generale. Tutti questi stimoli confluiscono nella rappresentazione dell’artista, dove ciò che viene percepito confusamente diventa forma estetica della realtà, lettura filtrata della realtà. Specchio specchio delle mie brame di ELENA MONZO appartiene al progetto TAKE OFF “giovani artisti al decollo” che riunisce le ricerche di quattro talenti trentenni tra i più interessanti sulla scena artistica italiana (J&PEG, Daniela Cavallo, Elena Monzo, Daniele D’Acquisto).

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DANIELE D’ACQUISTO - Golden Record

Alla sua seconda tappa, dopo la presentazione presso Gagliardi Art System a Torino, DANIELE D’ACQUISTO (Taranto, 1978) ripropone la riflessione di carattere iconologico e insieme tecnico-formale sulla definizione delle icone. Si intitola Golden Record il work in progress caratterizzato dalla registrazione fisica di alcune tracce audio digitalizzate e trasposte all’interno di una serie di totem scultorei in legno dal forte impatto storico, antropologico e iconografico. Nell’interazione tra sonoro e visivo, tra icone audio e icone bianche su carta l’artista si interroga sui meccanismi di percezione del reale e sul valore ambiguo e mutevole delle immagini, attraverso modalità di interazione sinestetiche tra materiali di diversa origine.

Golden Record in prima istanza si riferisce infatti al disco per grammofono inviato nello spazio nel 1977 sulle navicelle del Programma Voyager contenente, tra le immagini e i suoni selezionati, la canzone “Johnny B. Good” di Chuk Berry. Questo materiale sonoro è il punto di partenza per una singolare opera di “traduzione” su supporti fisici alternativi. La trasposizione del tracciato grafico di queste onde sonore porta alla creazione di lunghe schegge di legno dalle sfere concentriche sospese in aria orizzontalmente, fruibili dal pubblico per mezzo di una cuffia che decodifica la loro matrice audio. Ad accompagnare le sculture in legno galleggianti nello spazio, corrisponde una teoria di White Icons, serie di immagini tono su tono incise su carta i cui soggetti, tratti dalle fonti più disparate (film, web, registrazioni personali…), hanno subito un complesso processo di sviluppo formale e psichico, con una tecnica che combina l’elaborazione digitale e l’intaglio manuale degli strati di carta bianca.

Nella serie Deserts, Daniele D’Acquisto ricorre a un procedimento tecnico di segno differente intervenendo, cioè, con la pittura acrilica bianca al di sopra di un certo numero di sottili fogli di plexiglass sovrapposti e stratificati. Questi “generatori e stimolatori di visioni cariche di sorprendenti suggestioni estetiche”, così come li ha precedentemente definiti Francesco Poli, vogliono indurre al medesimo risultato finale: sondare l’indeterminatezza dell’immagine figurale che allude all’astrazione pura, esplorare lo spaesamento dato dalla confusione dei codici e dalla versatilità dei mezzi di produzione, suggerire la possibilità di costruire logiche percettive diverse dall’origine a partire dall’uso di linguaggi differenti.

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DANIELA CAVALLO - What changed your life?

a cura di Chiara Canali

Dopo la prestigiosa partecipazione alla Biennale di Alessandria di video e fotografia 2008, DANIELA CAVALLO (Ostuni, BR, 1982) presenta in questa sede What changed your life?. Il progetto prende avvio da una domanda rivolta a persone di qualsiasi età, sesso e origine sulla ragione scatenante un cambiamento esistenziale. Una ventina di ritratti fotografici, liberamente interpretati secondo lo stile mosso ed espressionista dell’autrice, ricostruisce l’identità di differenti individui evidenziandone le caratteristiche interiori in corrispondenza di un singolare paesaggio atmosferico.

La ricerca si concentra sulla riflessione sull’io più profondo e segreto, determinata da una domanda provocatoria (“Che cosa ti ha cambiato la vita?”) e da una risposta altrettanto sconvolgente: l’arte, l’amore, la morte, mio figlio, il quotidiano in due, il confronto con le culture diverse… Il punto di approdo di questa inchiesta esperienziale, la rivelazione illuminante di questa sequenza fotografica in cui l’artista è essa stessa parte dello scambio e della presa di coscienza, è che ogni attimo può cambiare la vita di un uomo, ogni attimo può trasformare la sua esistenza, ogni attimo è parte di un tempo prestabilito nel quale l’individuo e il suo contesto esteriore sono gli attori sociali di un intimo rinnovamento. I 20 quadri fotografici in mostra, con le altrettante risposte visualizzate accanto alle immagini, sono per Daniela Cavallo feticci di un rapporto ben più profondo tra lei e il soggetto ritratto, uno scambio di energia e di frequenza che si trasmette per via dell’inconscio ottico e si esprime nella grammatica di luce e colore messa in atto dall’artista.

Attraverso la fotografia in digitale, che è la rivoluzione estetica di questo millennio, la Cavallo può esprimersi con una “scrittura di luce”, una “pittura illuminata” fatta di pura luce che impressiona bruscamente le opere, genera bagliori inattesi e produce accecamenti subitanei, dà vita a mille variopinti riflessi e seleziona gli attimi rivelatori di uno stato di coscienza. Per l’artista non si tratta infatti di impressioni naturalistiche, ma piuttosto di paesaggi interiori, di camere a risonanza psichica dove proiettare l’interiorità dell’uomo. In occasione dell’apertura della mostra, per chi interviene sarà possibile prendere parte al progetto in fieri di What changed your life? lasciando la propria risposta e i propri dati personali in un’urna posizionata al centro della sala.

Inaugurazione lunedi 22 ore 18-22

Superstudio Piu'
via Tortona, 27 - Milano
Orario: 16-20
Ingresso libero

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