Galleria Perera
Roma
via Margutta, 76
06 36003847
WEB
Salvatore Carpinteri
dal 21/4/2010 al 11/5/2010
mart-sab 10.30-20, lunedi 16-20, domenica 12-18

Segnalato da

Scarlett Matassi




 
calendario eventi  :: 




21/4/2010

Salvatore Carpinteri

Galleria Perera, Roma

Se ipsum fecit. Per i 100 anni della galleria una rassegna d'arte in cui dipinti, poesie ed oggetti esposti hanno il compito di introdurre la storia di un intellettuale siciliano del 900. A cura di Roberta Genova.


comunicato stampa

mostra e catalogo a cura di Roberta Genova

La Galleria d’Arte Perera, compirà cent’anni nel 2011. Per celebrare lo storico traguardo, Romina Del Re Perera ha ideato un ciclo di mostre insolite e curiose, spesso in coraggiosa controtendenza rispetto al gusto dominante. E’ il caso di Se ipsum fecit, una rassegna d’arte in cui dipinti, poesie ed oggetti esposti hanno il compito di introdurre la storia, tenera e bella, di un intellettuale siciliano del ‘900, Salvatore Carpinteri.

Nato in provincia di Siracusa (Canicattini Bagni 1927 – 1992), Carpinteri ha rappresentato, negli anni Cinquanta e Sessanta, un punto di riferimento d’obbligo per intere generazioni di studenti siciliani, l’emblema vivente della cultura enciclopedica e del desiderio di cimentarsi in ogni campo del sapere umanistico arrivando a sperimentare anche la prova della pittura e del componimento poetico.

Le numerose cronache culturali dell’enclave siracusana che, negli anni, si sono soffermate a commentare i dipinti e le poesie di Carpinteri ci restituiscono l’impressione di un’arte di impronta fortemente autobiografica, utilizzata come una lente d’ingrandimento sull’anima. L’artista si osserva e si racconta, immerso nella costante ambivalenza di un precoce dolore di vivere e della vivificante passione per la bellezza delle divine cose: la donna, la natura, l’arte. Curiosamente, però, la vasta letteratura sul Professore, anche quella più recente, omette di esplicitare un dato biografico fondamentale per decifrare la sua vicenda artistica, quasi che una convenzione di rispettoso silenzio fosse riuscita ad imporsi sul rigore dell’interpretazione critica. Accade così che, nonostante il richiamo a Giacomo Leopardi sia presente in moltissimi scritti, nessuno si spinga a spiegarne con chiarezza le ragioni. A spiegare cioè l’appartenenza di Salvatore Carpinteri alla tipologia umana che in ogni tempo e cultura ha fornito un contributo prezioso alla costruzione del sapere: quella dei sommi ingegni costretti a coesistere con un corpo malato o deforme, vissuto come diapason doloroso in grado di amplificare sensibilità e capacità di connessione agli aspetti più segreti della vita e, al tempo stesso, segno di diversità e isolamento dalla collettività.

La discendenza da genitori consanguinei aveva imposto all’artista il greve fardello di un corpo eccessivo. Altissimo e goffo, Carpinteri era un gigante fragile. Figlio di un maresciallo dei carabinieri, trascorre l’infanzia e la prima giovinezza a Roma, dove il padre presta servizio e dove precocemente inizia la sua carriera di studioso e bibliofilo. Ogni soldo risparmiato viene investito nell’acquisto di libri, un tesoro pagato a rate, accantonato giorno dopo giorno sino a ritrovarsi, ancora adolescente, proprietario di una biblioteca di circa mille volumi. Nel 1943, i drammatici sviluppi del secondo conflitto mondiale inducono la Famiglia Carpinteri a rientrare in Sicilia dove la guerra è già finita. Salvatore viene iscritto ad una delle più prestigiose e rigide scuole dell’isola, il liceo classico di Noto, la frequenta per alcuni mesi e poi si ritira dichiarando di volersi presentare da esterno agli esami di maturità classica: si preparerà da solo nella casa di Canicattini Bagni, nessuna guida, nessuna assistenza. Un’impresa che la vastità e complessità del programma rende ardua, ma che il ragazzo supera a pieni voti dimostrando quello che, da allora in poi, sarà uno dei caratteri peculiari del suo approccio alla cultura: il desiderio di confrontarsi con le fonti del sapere in un rapporto diretto. Se ipsun fecit è il motto che meglio di ogni altro lo rappresenta, non casualmente scelto come titolo della mostra dalla giovane curatrice Roberta Genova.

La tentazione dell’eremitaggio di studio lo insegue, pronta a conquistarlo anche quando il regolare percorso di formazione sembra procedere nel modo più brillante possibile. Dopo il conseguimento della laurea in Lettere all’Università di Catania si getta a capofitto nell’approfondimento degli studi di filologia, un percorso di alto livello intrapreso con i massimi docenti dell’epoca e interrotto polemicamente a causa di un piccolo dissidio con un assistente. Una reazione eccessiva, forse un pretesto per tornare alla sua vocazione di ricercatore solitario.

Siamo all’inizio degli anni ’60, il periodo nel quale la pittura invade la sua vita e la sua casa. La mostra curata da Roberta Genova, discendente dell’artista oltre che storica dell’arte, nasce anche dal tentativo di ricostruire l’ineguagliabile atmosfera assunta, nel progredire del tempo, dall’amato rifugio di Canicattini Bagni. “Ricordo che quando ero ragazzina i libri non li cercavo in libreria, ma in quella grande e polverosa biblioteca che era la casa dello zio. Vi si poteva trovare di tutto. C’erano testi in lingua originale, classici di letteratura italiana, ma anche libri di fumetti e qualsiasi cosa solleticasse la sua infinita curiosità e voracità di sapere. Sopra tutto, però, colpiva la grande quantità e varietà di classici greci e latini, che per lui rappresentavano l’origine di ogni conoscenza. Poi, nel lungo periodo della passione prevalente per la pittura, quello, compreso tra la prima metà degli anni ’60 e il 1984, in cui arrivava a dipingere anche un quadro al giorno, la casa cominciò a riempirsi degli strumenti della pratica pittorica. Carpinteri viveva tra centinaia di tele, pennelli e cavalletti perennemente imbrattati di colore”.

Se dipinge in casa, lo fa ascoltando musica classica, un’altra delle sue grandi passioni. Se non dipinge legge, annota pensieri e impressioni su diari aggiornati quotidianamente, un’abitudine, quella dello zibaldone, che, ancora una volta, induce a pensarlo vicino a Leopardi. Naturalmente la sua è una pittura da autodidatta, perfezionata dall’esercizio costante e tutta costruita sulla luce e su un colore così materico da arrivare ad annullare la planarità del supporto. Un linguaggio espressionista e al contempo lirico che a un‘istintiva sapienza cromatica affida il compito di raccontare una vita divisa tra disillusioni e malattia e rasserenante contemplazione della bellezza. Nella mostra romana di Carpinteri, si è scelto di privilegiare le sue tematiche più liriche: il paesaggio e le nature morte di fiori.

Al piacere della visione gli ospiti presenti all’inaugurazione potranno unire la possibilità di leggere poesie del poliedrico artista, sorseggiare Moscato di Noto D.O.C. di Tenuta dei Fossi, accompagnandolo con una selezione di formaggi siciliani, marmellate di zucca, arance, pompelmo e cedro, mandorle tostate e tipici dolci di mandorla.

Testi in catalogo di Renato Mammucari e Roberta Genova

Ufficio stampa: Scarlett Matassi 347 0418110 – info@scarlettmatassi.com

Inaugurazione giovedì 22 aprile dalle ore 18.00
con degustazione di Moscato di Noto della cantina Tenuta dei Fossi, dolci e formaggi siciliani

Galleria d’Arte Perera
Via Margutta 76 – 00187 Roma
Orario: da martedì a sabato 10,30-20,00 lunedì 16,00-20,00 domenica 12,00-18,00
Ingresso libero

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