Palazzo Frisacco
Tolmezzo (UD)
via Renato Del Din, 7
0433 487961
WEB
Walter Bortolossi
dal 19/7/2002 al 26/8/2002
0433 41247

Segnalato da

3g arte contemporanea Udine




 
calendario eventi  :: 




19/7/2002

Walter Bortolossi

Palazzo Frisacco, Tolmezzo (UD)

Opere 1987-2002. Nel lavoro di Bortolossi assistiamo all'enfatizzazione di alcune metodologie del racconto, come le scritte a caratteri cubitali, che ricordano la vecchia cartellonistica pubblicitaria, oppure gli stilemi ripresi dal fumetto o, ancora, le didascalie che accompagnano la rappresentazione di reperti museali, monumenti simbolici, personaggi storici o strettamente contemporanei, quindi legati alla comunicazione massmediatica.


comunicato stampa

Opere 1987-2002

Presentazione di Licio Damiani

Walter Bortolossi è un friulano poco più che quarantenne: per costituzione culturale e posizionamento geografico lo diremmo mitteleuropeo. E infatti proprio dalla vecchia scuola secessionista, estremizzando i deliri dello jugenstil austro-italico-ungarico, Bortolossi coglie lo spiccato senso della decorazione disarmante, assoluta e decadente, dove, al posto degli ori e delle citazioni tardo bizantine, ci sono le contraddizioni del pensiero filosofico e scientifico del Novecento mescolate alle icone dell'imagerie popolare.

Salta all'occhio un'evidente differenza rispetto ad artisti della stessa generazione che usano la figurazione contaminata e attraversata dal rapporto con altri media, perché la pittura di Bortolossi è un lavoro principalmente teorico, ove nulla è lasciato al caso e ogni dettaglio corrisponde ad una scelta precisa che deve occupare un posto preciso all'interno del progetto.

Nel suo lavoro assistiamo all'enfatizzazione di alcune metodologie del racconto, come le scritte a caratteri cubitali, che ricordano la vecchia cartellonistica pubblicitaria, oppure gli stilemi ripresi dal fumetto o, ancora, le didascalie che accompagnano la rappresentazione di reperti museali, monumenti simbolici, personaggi storici o strettamente contemporanei, quindi legati alla comunicazione massmediatica. Tutti sono caricati, tradotti in una dimensione iperbolica che, innescando una sottile dose d'ironia, contiene il principio della critica alla narrazione stessa. Quella critica che emerge ogniqualvolta un sistema si riflette su se stesso rendendosi tautologico, quindi più difficilmente comunicante. La pittura di Bortolossi è fortemente comunicativa, ma sotto un segno diverso da quello connotato dal rispetto di una continuità narrante. Nel momento in cui l'artista ironizza sulle metodologie narrative, rinunciando alla sequenzialità del racconto, viene meno la comunicazione di una storia intesa come sviluppo. Emerge, invece, quella possibilità di attingere a più 'finestre', a più input, per riscrivere, ognuno secondo un proprio percorso, la potenzialità narrativa iniettata dall'artista nell'identità dell'opera.

'Dove siamo' o, meglio, 'dove stiamo andando'', verrebbe da chiedersi tuffandosi con occhi sgranati nei dipinti di Walter Bortolossi.
Non è importante rispondere ma piuttosto prendere posto in questa sorta di macchina del tempo antropologico.
Una macchina automatizzata e impazzita, che con grande disinvoltura passa dalla retromarcia alla quinta senza mai decelerare, per recuperare al volo animali preistorici, antiche statuette cinesi, microscopi, spettrometri, orologi con barometro, disparati strumenti scientifici di epoche diverse, televisori, telecamere e computer contemporanei, nonché noti e meno noti monumenti del passato, terrecotte babilonesi del VIII-VII secolo a.C. o incisioni tedesche del 1500.

La summa di messaggi e di figurazioni produce un grande impatto visivo, facendo rimbalzare lo sguardo come la pallina di un flipper che facciamo attenzione a non far cadere nel buco - in questo caso in una sola immagine - per non concludere il gioco, ossia la partita di una lettura che, per poter essere colta nella sua completezza, deve passare per tutti i punti visualizzati, fino all'uscita del dipinto. E' un viaggio a sistema ellittico, astrattamente rapportabile al simbolo dell'infinito che in sé contiene tanto il germe della ripetizione quanto quello dell'innovazione e delle potenzialità sconfinate. In qualsiasi punto della rappresentazione si entri, comunque si inizia a girare, a partecipare a una storia non narrata perché troppo carica di storie alluse e di presagi. Assistiamo così a un turbinio di forme che paiono avvitate su se stesse, a tratti sprofondate in neri avvallamenti o proiettate in guizzanti filamenti bianchi che complessivamente originano aggettanti viluppi quasi si trattasse di un'elettrizzata pasta filiforme, morbida e plasmabile.

Palazzo Frisacco
via del Din
Tolmezzo (UD)

IN ARCHIVIO [15]
Giulio Cargnelutti
dal 17/11/2012 al 5/1/2013

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede