Artestudio Clocchiatti
Udine
via San Francesco, 15
0432 505848 FAX 0432 505032

Philatelic F.U.N.
dal 18/10/2002 al 12/11/2002
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Artestudio Clocchiati




 
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18/10/2002

Philatelic F.U.N.

Artestudio Clocchiatti, Udine

Francobolli dalle nazioni funtastiche. Philatelic F.U.N. e' una mostra itinerante che comprende francobolli disegnati da: Emanuela Biancuzzi, Sergio Cascavilla, Pablo Echaurren, Erika Pittis, Prof. Bad Trip, Guido Scarabottolo, Ultrapop e David Vecchiato, introdotti in catalogo da Ferruccio Giromini.


comunicato stampa

Francobolli dalle nazioni funtastiche

Philatelic F.U.N. è una mostra itinerante che comprende francobolli disegnati da: Emanuela Biancuzzi, Sergio Cascavilla, Pablo Echaurren, Erika Pittis, Prof. Bad Trip, Guido Scarabottolo, Ultrapop e David Vecchiato, introdotti in catalogo da Ferruccio Giromini.

GLI INDEFINIBILI
Ferruccio Giromini

Se ne sono dette tante, intorno all'arte, probabilmente troppe, eppure chissà quante se ne diranno ancora. L'argomento è quantomai sfuggente, al fondo imprecisabile. Tot capita, tot sententiae, dichiaravano già i Latini: ciascuno la vede a suo modo, non c'è un'interpretazione univoca, ognuno ha le sue preferenze. Così le nostre, oggi, vanno a quell'arte che nemmeno sappiamo se si possa definire tale (e comunque è meno presuntuosa); vanno a quegli artisti cui tale denominazione, qualunque cosa significhi, di sicuro va stretta (e in ogni caso son più simpatici e vitali). A noi soprattutto piace l'arte indeterminabile, l'estetica inspiegabile, la sorpresa imprevedibile; noi soprattutto stimiamo gli artisti indefinibili. Dico noi, ma non è un narcisistico plurale maiestatis; ossia intendo anche molti di voi che leggete, spero, e almeno due di loro, organizzatori indefessi, Piermario Ciani e Vittore Baroni, a-a-agitatori culturali di lungo corso, che alle trasmutazioni della ricerca artistica contemporanea hanno da sempre dedicato molte energie idroelettriche (leggi: sudore copioso e crepitii di sinapsi) e un raro senso dell'ironia e del bizzarro. Arte postale, musica indipendente, ricerca multimediale sono solo momenti, ritornelli, sottotracce di una suite ininterrotta, tuttora in fieri, a suo modo omogenea per quanto eterodiretta, curiosa di tutto, sistematicamente esplosiva, che da un canale ce le suona e dall'altro ce le canta. È anche, difatti, una forma di militanza esistenziale, che ora opera smistando documentazione controculturale indipendente, ora progetta strategie di satira socio-politica, ora combatte tattiche di guerriglia antropologica. Il nemico è la realtà.
Da tale desacralizzazione il mondo rinasce come nuova realtà simulata o semplicemente accennata, suggerita, sognata. E, bene o male, ognuna di queste operazioni è anti-qualcosa. È una dis-operazione? Di sicuro non v'è disperazione; ma energia vitale, invece, irradiantesi attorno in curve di flusso tutte sue, birichine, a singhiozzo. E ritroviamo via via - lacerti rigenerati - il razionalismo irrazionale della Patafisica, la gagliardia poetica visiva delle pubblicazioni del Futurismo, la perfida svagatezza Dada, molti nitori tipici della Pop Art, l'esondante irruenza Fluxus, la provocatorietà sporcacciona dell'underground americano, la filosofica risolutezza del Situazionismo.
È una creatività indirizzata - tranquillamente - contro l'arte istituzionale, versus critici e galleristi, addosso all'Ipocrisia. Quindi anche in opposizione al denaro. Non a caso nei bagnasciuga della marginalità orgogliosa si pratica tanto volentieri l'interdisciplinarietà: il godimento del dilettante svagato è di molto superiore a quello del professionista smagato. Non a caso nella no man's land del gioco metamorfico, nel ribollire della creazione di personaggi e mondi fantastici, ci si presenta tanto volentieri con uno pseudonimo o ci si abbandona beati alla pratica del nome multiplo e delle identità mutanti (Luther Blissett, Lieutenant Murnau...): è un role playing game dove il giocatore, per una volta, è anche il master che decide le regole. Non a caso nel casinò sfavillante che tutte le possibilità di gioco racchiude, ma dove all'azzardo si preferisce il caso, tanto spesso e volentieri si ricorre alla simbolicità dell'annullo, qui timbrando (obliterando!) l'opera, qui moltiplicandola all'infinito ed azzerandone il valore, qui rendendola decisamente immateriale: il piacere della gratuità si oppone trionfalmente al dovere del commercio e all'ossessione del guadagno. Non a caso in questa catena di negazioni e nullificazioni, nonostante ogni proclamato atteggiamento libertario, poi ci si ritrova tanto felicemente inebriati ad organizzarsi per affinità; si eleggono le proprie amicizie, ci si sceglie; sul proprio schermo privato si proietta il proprio scampolo di utopia possibile; e nelle confraternite tra diversi gli anartisti possono continuare a cantare: W l'Anartia! In coro e/o da soli.
Tanto più oggi: senza bussole, in un panorama affollato di smargiassi e caotico di semafori e sensi unici e strade senza uscita.
Invece c'è ancora chi disegna, con la mano, con la matita; chi rappresenta figure riconoscibili; chi racconta ancora storie; chi non si dà arie concettuali, eppure continua a fare ricerca, eccome. In Italia, poi! Per favore non fatemi dire altro...
Solo un'ultima cosa: a noi (a me; a voi, spero; e attenti a quei due) soprattutto piace questo genere di Freek - ancora indefinibili mutanti contemporanei, fenomeni da baraccone pittoreschi, forse un po' mostruosi, ma liberi, sorprendenti, e che ci fanno urlare apparentemente di raccapriccio ma in realtà di profonda gioia. Free freaks: eek!

EMANUELA BIANCUZZI
Un'adorabile strega, la "Manu". Bionda friulana (Cividale 1970), affronta l'esistenza con brio, amando quasi più le bestie che gli umani, come si meritano. Anche per questo dice che le calza a pennello la definizione "schi-zoo-frenica". Diplomata all'Istituto d'Arte di Udine (grafica pubblicitaria) e laureata all'Accademia di Belle Arti di Venezia con una tesi sulla didattica dei comics, a Venezia ha fondato con altre quattro artiste il Gruppo Mille, proponendo situazioni di arte relazionale in Italia e all'estero. A Udine, dove vive e lavora, oggi affianca all'attività artistica quella di illustratrice, tra collages e pittura su legno. Ma quando è pittrice, e quando illustratrice? Mah. Cinofila antivivisezionista e verdeggiante amica della terra, conduce pure laboratori di educazione all'immagine e didattica zooantropologica. Artisticamente, riflette sulla propria vita sentimentale (nei confronti di animali e umani) riversando amicizie amori affetti in forma pittorica. L'espressione è vivace e caustica, il contenuto autoironico e passionale, i risultati pirotecnici ed energetici.

SERGIO CASCAVILLA
"Serginho" lo chiamano in Portogallo, sua seconda patria artistica. E, con Porfirio Villarosa, Serginho è il suo alter ego delirante, dolciastro e imprevedibile. Ma Cascavilla principalmente vive, si diverte e lavora - tra pittura, design, illustrazione, scultura - nella natale (1964) Torino. I titoli delle sue mostre personali paiono già indicativi del suo essere: "Poltrona Biribissi", "Sex Packets", "Intrepide Avventure", "Eroi di storie bizzarre", "Pane Amore e Fantasia", "Gran Cucina Ottimo Vin", "Cibo Matto", "Color Juice", "Disposizione intricata di aneddoti"... Viene dall'underground, quindi non gli manca quello spiritello anticonvenzionale. Condensa storie in un'immagine sola, stendendo acriliche tinte pastello su legno e su gadget, in uno stile pulito e ripulito da caro vecchio "Corriere dei Piccoli". Aspetto delicato = sospetto di sarcasmo. E il suo universo stucchevole e kitsch si avvita su se stesso, sfruttando l'inerzia potente della banalità per proiettarsi su orbite sempre più centrifughe. Designa intanto anche per Alessi, Mendini, Swatch, Blue Bell, Zanotta...

PABLO ECHAURREN
Pablo Papageno Echaurren (Roma 1951) è figlio di Sebastian Matta, ma non lo dice a nessuno. Invece, orgoglioso, si basa sulle proprie forze fin dalle prime collaborazioni scritte e disegnate a "Lotta Continua", lungo gli anni '70. Le sue prime mostre, alla grande, sono a Berlino, Basilea, Philadelphia, Zurigo, New York. La copertina del romanzo "Porci con le ali" ne fa già un imprescindibile cult della generazione del '77. Il policromo Papageno entra allora come un turbine futurista nel mondo del fumetto - "Linus", "Frigidaire", "Comic Art", "Alter Alter", "Tango" - confondendo alquanto le acque e le convinzioni generali quando declama: "Pittura e fumetto artista perfetto". Sulla linea di Marinetti e Majakovskij, i cui esplosivi stampati colleziona con ardore e competenza, affina il proprio linguaggio estetico e poetico, giocando sempre più sulla contaminazione còlta e sperimentale dei generi e piroettando tra libri e riviste, ceramiche e manifesti, arazzi e orologi, mobili e magliette. "Verso un'arte virale", ma con spirito paradossalmente iconoclasta.

ERIKA PITTIS
Un po' si imbarazza, Erikuzza, e un po' si compiace di farsi chiamare in confidenza così. Ma anche questa strega friulana è giovane (Udine 1973) e va diritta per la sua strada con poche paure. Eppure non poco inquietante è il suo Paese delle Meraviglie, fiera circense di colori d'imbonitori e di stupori d'ipnotizzatori. Donne, donne, soprattutto donne popolano le sue immagini: specchi di femminilità profonde e/o distorte, che solo per comodità si presentano ottocentesche o protonovecentesche; in verità sono femmine eterne e assolute - della stirpe obliqua di Lilith, tuttavia, più che di quella lineare di Eva. Sembrano quadretti festosamente celebrativi: invece ricercano la deformità con cattiveria, magari soave ma tale. La loro signora e padrona, allegra miniaturista sadica e multimediale, le sbatte in vetrina e poi si occulta a osservare le reazioni del pubblico... Operante ancora nell'ombra, ha però già vinto un Premio Friuli, ha partecipato a una Biennale Giovani, ha pubblicato immagini qua e là, e in Francia ha illustrato con lode un libro di Manuel Vázquez Montalbán.

PROF. BAD TRIP
All'anagrafe è Gianluca Lerici (La Spezia 1963), ma chi se lo ricorda mai. Lui è un'autorità in viaggi andati storti, il Professor Bad Trip per antonomasia. Nato e cresciuto ed emerso dalla foresta vergine dell'underground, ha per ispirazione inesausta la psichedelia. Così il suo inconfondibile stile "rugoso", selvaggiamente bidimensionale, optical, come sbucato dal "mondo del sogno" degli aborigeni australiani, ha caratterizzato pagine e pagine, copertine su copertine, anni dopo anni di stampa alternativa non solo italiana. Un percorso panoramico? Dalla xilografia (tratto nero forte) alla serigrafia (tinte piatte a contrasto), dai graffiti (segni labirintici) alla grafica (rigorosa messa in pagina), dalla scultura (diploma all'Accademia di Belle Arti di Carrara) alla pittura (la libertà della ricerca). Ora c'è chi lo associa subito al cut-up di William Burroughs e chi lo identifica con il cannibalismo di Niccolò Ammaniti. Sempre vince l'allucinazione visiva, l'energia della psiche espansa, il gioioso terrore della visione di un qualche aldilà. Brividi, nausee, frenesie, urla.

GUIDO SCARABOTTOLO
Ma tutti lo chiamano "Bau": c'è chi dice perché gli manca la parola. Silenzioso o meno, con la propria presenza discreta è parte integrante dell'arredo della sua Milano (1947), dove si è laureato in architettura urbanistica al Politecnico e da dove, a partire dal 1975, parla invece al mondo con le sue immagini riconoscibilissime. Socio da sempre dello Studio Arcoquattro, è arrivato all'illustrazione dolcemente, imponendosi in breve come una delle punte dell'italian style anche in Germania, Stati Uniti, Giappone. Lavora veloce e pulito ora al computer, ritagliando e incollando idee su due dimensioni lisce; oppure le muove in animazioncine televisive; oppure gli dà corpo utilizzando oggetti trovati e rivisti, per esempio sassi di mare provvisti di maniglie metalliche per un trasporto più agevole. Si guarda intorno lentamente e vive zen. E gli piace ricordare che da ragazzino giocava a pallone sotto le finestre dello studio milanese di Saul Steinberg: un'eredità evidente di essenzialità e genio. Peraltro, è molto più facile ricordare e dire "Bau" che "Scarabottolo".

ULTRAPOP
Quattro come un poker, come un doppio a tennis, come l'arco delle stagioni, come le gambe di un tavolo, come i passi e le chiacchiere che si possono fare assieme. In ordine sparso: Antonio Sorrentino (Catania 1969), Sandra Virlinzi (Catania 1973), Giordano Curreri (Genova 1967), Dario Arcidiacono (Catania 1967) sono i soci genitori del gruppo Ultrapop (Milano 1995). Il loro motto iniziale programmatico, mai disatteso, è "70% ultrapopular subculture, 30% good taste". Nel comune calderone ribollente rovesciano: Dario i terrori di una infanzia cattolica e adolescenza pagana, Giordano le involuzioni infette della famiglia contemporanea, Antonio le deformazioni della cultura scientista che guarda presbite al futuro, Sandra le tenerezze sgomente per ogni aborto fisico e anche sentimentale. Ci sarebbe da mettersi solo le mani nei capelli, e invece ci si diverte pure. In acrilici su tela o legno o su lastre di plexiglas sovrapposte, i colori saturi esplodono, l'ironia si sparge a fiotti, l'effetto grafico non pecca. Neanche si fosse in California. E poi ci sono le installazioni...

DAVID VECCHIATO
"Diavù" è un nome che odora di zolfo e fa quasi paura. Ma questo angelico ragazzaccio romano (1970) mica se lo sarà scelto a caso: basta confrontarlo con le sue frequentazioni più abituali, i bassifondi dell'espressività antagonista. Una volta per tutte, lui ha optato per il Caos. Canta e suona con la sua band, Savalas. Lancia e cura magazine che ora s'intitolano "Katzyvari" e ora inneggiano a "Tank Girl". Aristocraticamente anarchico, collabora alla crema della schiuma editoriale italiana: "Rumore", "Blue", "Lolabrigida", "Il Cuore". Crea personaggi a fumetti come Kontrol, raver testa di preservativo, e Lo Sfracellatore, naziskin testa di cazzo.Pasticcia ancora qua e là, tra sigle animate per Videomusic, copertine per i libri di Giobbe Covatta e design d'interni per discoteche. Ed è solo dal 1998 che prende ad esporre tele, manco a dirlo su e giù per centri sociali. Acre lo è sempre, gli riesce benissimo. Definirlo antigrazioso sembrerebbe un eufemismo. Diciamo allora che è un urlatore, ma altro che quel bacchettone di Adriano Celentano. Diavù fa male, mica balle.

Informazioni: FUN_Via_Latisana_6_33032_Bertiolo_UD_0432_917233 e consultare il sito web

Artestudio Clocchiatti
Via San Francesco 18 Udine 0432 505848 Fax 0432 505032

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