Deriva. In mostra tre diramazioni del lavoro considerato dall'artista come un'unica grande composizione che viene formandosi nel tempo su un principio di crescita "biomorfo". La due serie Grounds sono costituite da lamiere e da carte perforate e sovrapposte, l'opera Deriva assume una conformazione diversa a seconda dello spazio che la ospita.
In mostra tre diramazioni del lavoro considerato dall’artista come
un’unica grande composizione che viene formandosi nel tempo su un
principio di crescita “biomorfo”, con un andamento tutto interno al
proprio principio generativo, un pò come la figura formalizzata da Goethe
nella sua “Metamorfosi delle piante”: “la radice è già contenuta nel seme,
lo stelo nella radice, la foglia nello stelo”.
Tre segmenti compongono una composizione generale, che deve essere vista
come un insieme organico e un sistema di relazioni, i cui materiali e le
cui forme derivano di volta in volta, come ramificazioni e variazioni, da
un nucleo la cui grammatica formale è stata fissata, da tempo, su pochi
stabili elementi.
Il piccolo ma denso sistema di relazioni allestito per l’occasione
comprende l'interazione tra la serie Grounds delle carte perforate e
sovrapposte; la serie delle lamiere che porta lo stesso titolo, e l'opera
denominata Deriva, che assume una conformazione diversa, a seconda dello
spazio che la ospita.
Le categorie che a un primo sguardo si è portati a individuare nella
poetica di questo lavoro - il tellurico, il volatile, l'eroso, la deriva,
l'incertezza del confine - potrebbero essere riconducibili a una
dichiarazione dell'autore, che dice: "il lavoro che considero riuscito è
quello davanti al quale, una volta finito, posso pensare che si è fatto
da solo" ; come dire scavato dall'acqua di un torrente, prodotto
dall'erosione degli elementi, costruito dall'ingegno genetico di un
calabrone.
Rolando Deval, poco preoccupato di essere in pari con un’attualità nella
quale non riconosce più modelli di forma e di sostanza, lavora piuttosto
nella prospettiva, insieme umile e ambiziosa, di questo compito astorico e
atemporale di mimesi empatica con il mondo extraumano - che è quello che
ci ha preceduto e che probabilmente ci sopravviverà, - trascurato dalle
discipline dell'arte e della scienza, o trattato solo in chiave
antropocentrica.
Inaugurazione 13 ottobre ore 18
La Galleria Alessandro Bagnai
Via del Sole 15/r Firenze
Orari di apertura: lunedì 15.00-19.00; dal martedì al sabato 10.00 -19.00
Ingresso libero