Salotto dell'Arte
Torino
via Argonne, 1/C
011 0743717
WEB
Post-Avanguardia italiana
dal 13/12/2011 al 20/1/2012
mar-sab 16.30-19.30

Segnalato da

Salotto dell'Arte




 
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13/12/2011

Post-Avanguardia italiana

Salotto dell'Arte, Torino

La mostra affronta la corrente della Digital Art con l'obiettivo di dimostrare tutte le varianti virtualiste del pensiero artistico contemporaneo. Tra gli artisti partecipanti: Silvia Boldrini, Luca Donati, Maurizio Farina, Nina Zeta.


comunicato stampa

a cura di Alessandra Levi

Direzione Artistica Silvana Belvisi

Artisti: Silvia Boldrini, Luigi Capizzi, Luca Coscia, Luca Donati, Maurizio Farina, Nina Zeta (Sabrina Zucchello)

Presentazione a cura del critico d’arte Andrea Domenico Taricco

Post-Avanguardia Italiana: Digital-Art

Andrea Domenico Taricco
La III mostra organizzata dal Salotto dell’Arte sulla Post-Avanguardia italiana affronta la corrente della Digital Art con l’obiettivo di dimostrare tutte le varianti virtualiste del pensiero artistico contemporaneo. La Post-Avanguardia italiana, infatti, sintetizza il passaggio dalle esperienze novecentiste del XX secolo ai nuovi linguaggi del XXI secolo per consolidarli in un percorso assoluto, cosciente del sapere tradizionale ma proiettato verso il futuro: gli artisti che ne fanno parte, sono il ponte necessario per questo passaggio essenziale, sono i depositari di un sapere atto a manifestarsi in un’arte nuova, innovativa, rivoluzionaria.

Dopo le esperienze Neo-Pop, finalizzate alla rappresentazione della figura umana da un punto di vista formale o quelle Primitiviste concentrate sulla ricerca emotiva del colore, i digitalisti o neografi indagano la realtà per mezzo di nuovi strumenti e moderne apparecchiature, per carpire dalla realtà un substrato simbolico da rielaborare mediante la tecnologia. E’ una forma d’arte multimediale nata negli anni Cinquanta grazie alle sperimentazioni del matematico Manfred Frank e dello statunitense Ben Laposky che, scrivendo una funzione matematica sul pc, ne ottenne una proiezione grafica distorta per mezzo di un oscilloscopio.

La Digital Art è generata dal computer o presa da altre sorgenti come la scansione fotografica o di immagini disegnate per mezzo di un software di grafica vettoriale, usando ad esempio un mouse: quindi si intrecciano scienza, tecnologia, calcoli matematici ed algoritmici che consentono all’artista di compiere diverse combinazioni. I risultati ottenuti toccano differenti aree espressive come i frattali, morfogenesi digitali, cibernetiche ed elettroniche, pensando ai risultati del britannico Roy Ascott od alle dissacrazioni della statunitense Lillian Schwartz che non escludono il Manifesto dell’Arte Frattale ipotizzata negli anni Sessanta da Henry Paul Desmond in cui il software era il mezzo essenziale di ricerca compositiva per la lettura del mondo esistente.

Anche nella Digital Art distinguiamo due aree di analisi essenziali per la comprensione delle caratteristiche realizzative: una corrente calda, interiorizzante, protesa verso un linguaggio astratto, geometrizzato o informale proiettato quindi sulla ricerca di nuove dimensioni sensoriali che escludono ogni riferimento concreto ed una corrente fredda, esteriorizzante, finalizzata a recuperare la realtà, riadattandola visivamente a potenziamenti digitali che la stravolgono sino a capovolgerla emotivamente.

La corrente calda è rappresentata da artisti del calibro di Maurizio Farina che, con l’ausilio di programmi di computer grafica, naviga nei luoghi impossibili e sconosciuti della mente, ampliando le possibilità ricettive nel saper dosare alchemicamente la forza delle forme e dei colori. Le sue introspezioni catalizzano il flusso ottenuto sulle immagini, sviluppando un percorso istintivo, razionalizzato dal profondo desiderio di equilibrare la risultante, per mezzo del peso e del ritmo di strutture che prendono vita nel campo visivo.

L’arte direzionale di Silvia Boldrini costituisce un percorso dinamico, fondato sul movimento di strutture astratte che vengono collocate in spazi siderali, mentali, logici e configurati in pregnanti equilibri tridimensionali. I suoi pannelli digitali, armonizzati dall’espressione della linea e del colore, descrivono così, l’espressione intima del pensiero purificato.

Luca Coscia, invece è affascinato dalla realtà oggettiva, colta fotograficamente e sviluppata per mezzo di procedimenti informatici che gli consentono di generare nuove interpretazioni sperimentali. Le sue connessioni come Infinite Dreams o Madrid, ad esempio, sviluppano la sintesi di un ciclo dapprima realistico, poi, ricostituito secondo una frattalica deformazione calcolata con perizia e proiettata secondo matrici espressive che convergono nella definizione di nuovi spazi.

Per la corrente fredda, vale il discorso dell’immaterialismo di Sabrina Zucchello, in arte Nina Zeta, che, dopo una vasta carriera nel mondo delle arti, ha sviluppato nuove prospettive sensibiliste, fondate sulla capacità di modi- ficare il contingente reiventandolo secondo una chiave di lettura emozionale. La sua poetica, infatti, pone dei filtri che alterano momenti di vita quotidiana per configurarli in dettagli metafisici, che sfuggono dalla loro immediata riconoscibilità oggettiva e sublimano in stati latenti del proprio inconscio.

Diverso il discorso per Luca Donati che, attraverso l’uso della fotografia digitale, raggiunge livelli strutturali fondati sulla profondità dei suoi interventi soggettivi sulla realtà oggettiva. Le sue opere deformanti spaziano dalla rappresentazione del corpo umano o di paesaggi avvolti da atmosfere mistiche e dalle luci soffuse, ottenuti mediante l’intervento digitale e per l’ampio uso di supporti come la stampa veejet su forex. La creazione naturale viene quindi trasposta, traslata e ritoccata per mezzo di un’accurata analisi fondata sulla sensibilità di coglierla per come dovrà essere trasmessa.

Le costanti immateriali e deformanti culminano nelle opere di Luigi Capizzi, promulgatore d’un primitivismo visionario che fonde le formule percettive precedenti in nuovo linguaggio basato sugli archetipi ed i tabù, su stilemi d’una grammatica sessuale- istintiva insita nella sostanza della creazione. Il suo metamorfismo totemico parte dalla baconiana celebrazione del proprio ego, per stravolgerlo digitalmente ed innalzarlo a nuova icona d’una realtà senza tempo. L’auto-proclamazione ad infinitesima parte del tutto, l’auto-celebrazione alla smaterializzazione fluida ed alla conseguente caduta nell’ignoto cosciente, lo inducono a dinamizzare, settorializzando razionalmente, uno dei possibili cicli della materia costituita.

Le matrici introspettive, direzionali, connettive da una parte sino a quelle immateriali, deformanti e metamorfico-totemiche dall’altra, dilatano le convergenze formali di stampo Neo-Pop o le divergenze cromatiche Primitiviste secondo una connotazione insita oltre la sfera del reale e dell’irreale. La virtualità diviene così, l’unica astrazione di chiaro stampo sensibilista, capace non di contrapporsi al contingente, dato che da esso parte, ma di sublimarlo e divenirne l’unica idealità possibile: la strada verso l’elevazione alla pura spiritualità è così finalmente in atto.

Inaugurazione mercoledì 14 Dicembre 2011 dalle ore 18.30

Salotto dell'Arte
via Argonne, 1/C Torino
Orari: dal Martedì al Sabato 16.30 - 19.30 Domenica e Lunedì chiuso. Chiuso per le feste natalizie
Ingresso libero

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