Fondazione Adriano Olivetti
Roma
via Zanardelli, 34
06 6877054 FAX 06 6896193
WEB
Vacant Community
dal 18/5/2003 al 3/6/2003
06 6877054
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Segnalato da

Francesca Limana




 
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18/5/2003

Vacant Community

Fondazione Adriano Olivetti, Roma

Nulla assomiglia alla vita della nuova umanita' quanto un film pubblicitario da cui sia stata cancellata ogni traccia del prodotto reclamizzato. (Giorgio Agamben). Artisti invitati: Maja Bajevic; Anuschka Blommers & Niels Schumm; Jeff Burton; Phil Collins; Joachim Koester; Philip Lorca di Corcia; Thomas Struth; Massimo Vitali; Stephen Waddell


comunicato stampa

Storia di una comunità apparente

A cura di Marianna Vecellio

Inaugurazione lunedì 19 maggio 2003 alle ore 19.00

Artisti invitati: Maja Bajevic; Anuschka Blommers & Niels Schumm; Jeff Burton; Phil Collins; Joachim Koester; Philip Lorca di Corcia; Thomas Struth; Massimo Vitali; Stephen Waddell

Nulla assomiglia alla vita della nuova umanità quanto un film pubblicitario da cui sia stata cancellata ogni traccia del prodotto reclamizzato. (Giorgio Agamben)

Afferrare una unicità è compito del ritratto, ma per cogliere una qualunquità occorre l'obiettivo fotografico. (Susan Sontag)

La comunità è un insieme di persone unite tra loro da rapporti di varia natura. Le condizioni di aggregazione possono essere di genere linguistico, geografico, morale, sociale, un sistema facile per mettere insieme gruppi, all'interno di categorie ordinate da interessi e consuetudini comuni.

A causa della globalizzazione che promuove la diffusione di stili e culture, il concetto di comunità sembra aver perso molte delle sue capacità esplicative. Da una parte il potenziamento dei mezzi di comunicazione, dall'altra l'accelerazione dei flussi di capitali producono un nuovo sistema sociale: un'ibridazione culturale che conduce alla nascita di nuovi rapporti tra il singolo, ormai sradicato dal territorio, e la massa.

Si assiste ad una riorganizzazione dei rapporti sociali sulla base della compressione spazio-temporale e al generarsi di nuovi stili di vita, indotti anche dal diffondersi di modelli di vita massificati, che portano alla creazione di un sistema relativistico della realtà, privo di identità precisa.

Vacant Community intende mostrare l'immagine di una società sempre più omologata, che spingendo se stessa verso una fantasmagorica vacuità, si svuota irreparabilmente, rendendo il termine comunità privo di senso.

La comunità diviene vacante poiché non è mediata da alcuna condizione di appartenenza radicata e solida.

Vacant Community è una mostra sull'Occidente, un Occidente sui generis, che va dal Canada ai paesi dell'ex Jugoslavia, e sul rapporto che si innesca tra l'individuo, essere singolo e il sistema mondo, essere globale.

Il II° Festival Internazionale di Roma FotoGrafia, nel cui ambito si inserisce la mostra Vacant Community, è promosso, sostenuto e fortemente voluto dal Comune di Roma e realizzato da Zone Attive.

VACANT COMMUNITY
storia di una comunità apparente
sarà visibile fino al 3 giugno 2003
tutti i giorni - escluso sabato e domenica - dalle 10.00 alle 18.00 orario continuato
ingresso libero info 06 6877054

Ufficio Stampa Francesca Limana tel. 06 6872221 - 06 6877054 (int.112)


______________GLI ARTISTI______________

Maja Bajevic
La giovane artista bosniaca racconta la propia terra: la Bosnia-Erzegovina, una delle aree geopolitiche meno identificate dell'Europa del terzo millennio. Lo sradicamento, la perdita della propria casa, una vita divisa tra due dimensioni spazio temporali, senza reale appartenenza ad alcuna di esse, sono i temi trattati dall'artista.

Anuschka Blommers & Niels Schumm
Diplomati alla Rietveld Academy di Amsterdam, vincono nel 1998 il premio per la fotografia del Festival Internazionale d'Hyeres. Il duo olandese attivo dal '96 è annoverato nelle principali mostre di fotografia di moda e tra i maggiori fotografi del settore: invitato a partecipare a numerose mostre collettive, come Archeology of Elegance - 20 Years of fashion photography, e Chic Clicks, mostra itinerante in Europa, il duo si è distinto per il suo stile pulito, tipicamente olandese e naturale, che si inserisce bene nel filone, Corinne Day, Juergen Teller, Wolfang Tillmas. La serie dei Potraits esposta nel dicembre 2001 alla Torch gallery, si inserisce in modo esemplare nel progetto Vacant Community.

Jeff Burton
Burton nasce in California nel 1963. Frequenta il California Istitute of the Arts. L'artista lavora fotografando e in un certo senso investigando il mondo della pornografia, in modo particolare maschile ed omosessuale. Da tutto il suo lavoro si evince uno straordinario ritratto di una comunità per così dire negletta. Con esso l'artista arriva a definire un paesaggio, Los Angeles, inedito e soprattutto dimenticato. Paesaggio quindi di una città che accoglie proprio una comunità - non- comunità realmente vacante.

Phil Collins
Sbocciato nel 2000 a Manifesta 3 in Slovenia e conosciuto per aver partecipato nel 2001 alla Biennale di Tirana, indaga la dimensione del luogo, fulcro della sua poetica intellettuale. Nel lavoro Becoming more like us, Collins porta il nostro sguardo a riflettere sulle generazioni più giovani dei sobborghi di Belgrado. Mentre la metropoli serba si occidentalizza, i giovani stanno sempre più diventando simili a noi... Collins riflette sul concetto di altrove, in termini talvolta politici, talvolta antroposociali.

Joachim Koester
Il lavoro di Joachim Koester indaga i disparati aspetti delle comunità in rapporto con i luoghi. Con entrambi i lavori Christiania e Row Housing affronta il tema della memoria del luogo, che diventa non-luogo, grazie al passaggio e all'azione di differenti componenti capaci di trasformarne le caratteristiche.Se da una parte nell'isola di Cornwallis nel Canada Artico, il passaggio di antichi viaggiatori lascia il posto a comunità eskimesi, Christiania, prima base militare poi comunità hippy, diviene territorio di non-conflitto.

Philip Lorca di Corcia
Philip Lorca di Corcia nasce a Hartford in Connecticut nel 1953. Comincia nei primi anni '80 a ritrarre la sua famiglia e i suoi amici. Dopo essersi diplomato all'università di Yale, New York, collabora con diverse riviste di moda, distinguendosi per uno stile artificioso, quasi cinematografico. Egli concentra la sua attenzione sui dettagli e sulla luce, costruendo locations come set cinematografici e dirigendo i personaggi che sceglie con accuratezza prima dello shooting, come un regista farrebbe con i suoi attori. La sua ricerca prosegue con lo studio della gente nelle grandi città: Tokyo, New York, Berlin, Mexico City. Egli osserva la realtà con occhio cinico e consapevole. Trasforma i suoi personaggi in celebrità ccinematografiche utilizzando l'istantaneità dei fotografi di strada e l'artificiosità dei fotografi di cinema e moda. Monumentalizza i suoi soggetti, comuni turisti, cittadini, adolescenti, etc, svelandone gli stati d'animo, espressione di uno stato che rivela il sottile confine che oggi esiste tra intimità, intesa come spazio del privato e senso della comunità.

Thomas Struth
Thomas Struth nato a Gelden nel 1954 ha studiato pittura sotto la guida di Gerhard Richter e fotografia con Bernd Becher alla Accademia d'Arte di Dusselford. Le sue immagini, dalle primissime foto in bianco e nero alle immagini che ritraggono i musei, alle foreste e i ritratti, spesso stampate in grandi formati per installazioni hanno ricevuto grandi elogi dalla critica d'arte e fotografica internazionale fin dalla sua prima personale a New York 1978. La sua ultima mostra Pergamon, è una riflessione sull'importanza dei classici e sul valore storico delle radici per il formarsi della nostra identità culturale. Le sue fotografie da una parte riflettono la ricerca dell'eleganza e della raffinatezza formale, dall'altra dell'impersonalità e neutralità dell'oggettività scientifica nella rappresentazione del contenuto.

Massimo Vitali
Nato a Como nel 1944, Italia, studia fotografia al London College of Printing di Londra. Nei primi anni '60 comincia la carriera di fotogiornalista, collaborando a numerose riviste in Italia e all'estero. L'incontro con Simon Guttmann fondatore dell'agenzia Report è fondamentale per il suo avvenire di reporter. Alla fine degli anni'70 si dedica al cinema, senza tuttavia mai abbandonare la ricerca fotografica. Oggi uno dei più noti fotografi italiani riconosciuto in Italia e all'estero, espone nelle principali mostre europee, presente alla Biennale di Venezia nel 2001. Mai come nel lavoro di Massimo Vitali è stato esplicito il senso di condivisione della collettività. Spazi ampi in cui poter individuare storie dalle stesse componenti sociali. Vitali indaga gli spazi pubblici, le spiagge, le discoteche e i parchi, laddove le masse anonime lasciano dietro se stesse i codici comportamentali consueti, per dare libertà al proprio corpo. Solitude with company esprime un'attitudine della gente, tipica dell'età moderna, di condividere attraverso le proprie storie il silenzioso/solitario spazio comunitario.

Stephen Waddell
Nato a Vancouver, Canada nel 1968, dove nel 1994 termina i propri studi d'arte presso la MFA University of British Columbia, Vancouver, Canada. Formatosi come artista figurativo, Stephen Waddell utilizza contemporaneamente la pittura e la fotografia come strumenti espressivi della propria ricerca artistica. Il suo lavoro ha da sempre avuto a che fare con "l'arte della descrizione" che attraversa la storia dell'arte. Dal 1977 vive e lavora tra Berlino e Vancouver e partecipa a mostre ed esposizioni in Europa e in Canada. Investiga il tema della descrizione, riportando gli attimi comuni del quotidiano con lucidità e realismo.

Immagine: Massimo Vitali, Biennale di Venezia 2000

Fondazione Adriano Olivetti
Sala Roberto Olivetti
Roma, Via G. Zanardelli, 34

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