annarumma404 (vecchio spazio)
Napoli
via Santa Brigida, 76
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WEB
Andrea Della Rossa
dal 5/6/2003 al 6/7/2003
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Segnalato da

francesco annarumma



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Andrea Della Rossa



 
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5/6/2003

Andrea Della Rossa

annarumma404 (vecchio spazio), Napoli

Windows. Si serve spregiudicatamente dell'ausilio della fotografia che rivela aspetti o momenti del vero che sfuggono all'occhio, ma il suo retaggio e' pittorico. La pittura deve vedere e rendere visibili cose che l'occhio non vede e, soprattutto, fornire un'immagine istantanea in cui occhio e mente non hanno ancora potuto separare le cose.


comunicato stampa

L'artista non è un apparato ricevente, uno schermo immobile su cui si proietti l'immagine immobile del mondo: è un essere proteso a captare la realtà contemporanea e a far proprie le conquiste della tecnologia.
Della Rossa è stato catturato dalle infinite potenzialità visive del computer in anticipo rispetto a molti altri. Si serve spregiudicatamente dell'ausilio della fotografia che rivela aspetti o momenti del vero che sfuggono all'occhio, ma il suo retaggio è pittorico. La pittura deve vedere e rendere visibili cose che l'occhio non vede e, soprattutto, fornire un'immagine istantanea in cui occhio e mente non hanno ancora potuto separare le cose. Il primo paragone , il più ovvio, è con Warhol. L'artista stesso non lo nasconde, anzi il suo è un omaggio dichiarato al padre della Pop Art. Ritoccare con il colore le fotografie è per Warhol un gesto rapido, prensile, risolutivo, che ghermisce qualcosa del reale e se ne appropria. Ma la fotografia dà un istante, la pittura una sintesi del moto, perciò la pittura non può essere totalmente sostituita dalla fotografia. Della Rossa ricrea in digitale la fotografia apportandovi le correzioni con un pennello elettronico o con un segno che esaspera la drammaticità del bianco e nero. Le fotografie a colori sono invece ripetute in modo seriale fino a creare un ritmo, una frase che iterata raggiunge un effetto astratto, quasi decorativo. Nei soggetti in bianco e nero il risultato è più drammatico ricordando da vicino la serie dei disastri di Warhol . L'artista si affida alle immagini come a una forma di resistenza a un mondo che va verso la catastrofe. Perché sempre più virtuale. Napoli è lo scenario del disastro, con la sua sedimentazione del passato, con la drammatica corsa alla modernizzazione che ha devastato la natura del suo paesaggio. Paradossalmente ciò che scompare nella società della comunicazione non è la dimensione del reale, che è fin troppo presente nella sua simulazione, ma quella irreale, onirica.

Le fotografie da sole non rivelano gli oggetti del mondo ed ecco che l'artista le manipola attraverso la sua soggettività, immettendo una visione personale. Una grazia leggera, un'intensità sentimentale, sono caratteristiche di questi interventi in cui le geometrie dei castelli e dei paesaggi urbani danno alla esposizione quel tocco speciale di nostalgia. In maniera simultanea dimostra che la strada e l'interno, la città e l'individuo, formano una soluzione di continuità. Appartengono a un unico labirinto, quello del consumo estetico e sociale. Siamo alla complessità del nostro presente, dove l'ordine impositivo della città dialoga surrettiziamente con il disordine della persona e tutto si trasforma in segno effimero. Se l'arte contemporanea ha perduto ogni capacità di sfidare il reale vuol dire che siamo arrivati al livellamento totale, alla confusione tra l'arte come scena e la vita come messinscena a suo uso e consumo. L'arte non propone più una visione soggettiva ma solo il riflesso della società delle immagini e dei media il cui orizzonte è saturo di banalità e Reality Show. Della Rossa non vuole scoprire un mondo, imporgli una lettura o uno sguardo. Non c'è più misura di rapporto costante con il cosmo, quanto una vibrazione profonda, che trasale di continuo, uno scarto, un percorso interrotto in cui il significato dell'azione umana si è fatto più mobile e il concetto della natura è quanto mai interiore. Fotografare, dipingere, sono azioni risucchiate dalla brevità della luce di un lampo. Da uno scatto che poi viene ripetuto come l'affacciarsi di un sentimento di estatica attesa.

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