Caffe Teatro Verdi
Milano
Via Pastrengo, 16/18

Ticosa tra sogno e realta'
dal 3/3/2000 al 18/3/2000
WEB
Segnalato da

Gianni Romano




 
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3/3/2000

Ticosa tra sogno e realta'

Caffe Teatro Verdi, Milano


comunicato stampa

Osservata dalla collina che sovrasta la città di Como, l’area dismessa della Ticosa, rimane un segno indelebile del paesaggio comasco, un serpente in cotto e metallo che si snoda per più di un chilometro a fianco della strada tangenziale costruita sopra il torrente Cosia. Vista con lo sguardo fugace dell'automobilista fermo ad un semaforo, non è che un parcheggio innocuo e senza memoria, attorniato da capannoni vuoti e in degrado architettonico. Sopravvissuta ai politici e alle non scelte, torna sotto forma di foto, per ricordarci che è stata la più grande fabbrica di nobilitazione tessile in Italia per almeno due decenni e che il suo marchio è stato sinonimo, per oltre un secolo, di lavoro e di certezza economica per migliaia di famiglie. In questi diciannove anni dalla chiusura (3 ottobre 1980) e diciassette dall'acquisto da parte del comune di Como (10 dicembre 1982), la Ticosa è stata residenza di lavoratori stranieri, di senza fissa dimora e, da qualche anno, oggetto di attenzione storico-artistica. Dino Silingardi con la mostra dal titolo "Ticosa tra sogno e realtà" cerca di restituirci le suggestioni di questo non-luogo carico di suoni, ombre e storia. Le sue più belle foto in bianco e nero sull'area, sanno trasmetterci emozioni profonde con inquadrature che colgono la lacerazione della memoria. Emblematica la prima fotografia che dà il titolo alla mostra: si tratta di una trasparenza con in primo piano la frase, liquida tutto con lo sconto dal 20 al 70% e sullo sfondo la grata di una finestra con dietro la massa grigia della facciata della fabbrica.
Le visioni paesaggistiche di Silingardi sono il frutto di un lavoro di ricostruzione razionale di un paesaggio che si presenta sempre a più piani e che ci suggerisce una visione polisemica della realtà industriale. La sua non è una ricerca documentaristica né la ricostruzione fotografica dell’archeologia industriale perché la tecnica del doppio e del triplo scatto, sapientemente costruito, restituisce al visitatore uno sguardo escheriano sul vuoto dei capannoni. Là dove domina l'assenza di vita, folgorazioni di luce suggeriscono una realtà parallela; i pavimenti in legno divelti e le finestre rotte, montati in sovrapposizione, ci ricordano gran parte della storia del razionalismo lariano; le immagini impresse sopra le piastrelle gocciolanti di un colore indefinito, sembrano icone dell'informale. Nel complesso un viaggio onirico in una realtà che è ancora la parte oscura della coscienza dei comaschi; un bel viaggio, anche se l'eccessivo manierismo può rendere complicata la lettura. L'ultima annotazione va all'autore. Dino Silingardi non è molto conosciuto, anche se non è un giovane artista, ma molte delle sue foto le abbiamo potuto vedere nelle mostre dell'associazione Spina Verde, che da nove anni a Villa Imbonati a Cavallasca ci presenta un repertorio interessante di foto sulle piazze, sul Parco della Spina verde, sull'inquinamento, sulla Ticosa (Marco Lorenzini).

In mostra dal 4 al 18 marzo presso il Café Teatro Verdi, Via Pastrengo, 16 - Milano.
Dal 21 marzo al 9 aprile presso il Calisto Café, Via Manzoni, 2 - Vailate (CR).

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