Spazio Tadini
Milano
via Jommelli, 24
02 26829749 FAX 02 26829749
WEB
Quattro mostre
dal 22/4/2014 al 11/5/2014
mar-sab 15.30-19 e su appuntamento

Segnalato da

Melina Scalise




 
calendario eventi  :: 




22/4/2014

Quattro mostre

Spazio Tadini, Milano

Nei suoi ultimi dipinti astratti Paolo Valle utilizza una sorta di linguaggio infantile. Andrea Locci in 'Io, robot' assembla oggetti d'uso quotidiano. Teun Hocks presenta immagini che combinano la fotografia staged alla pittura. La natura e' il soggetto delle foto di Paolo Marcolongo, Dino Silingardi e Salvo Sportato.


comunicato stampa

Il 23 aprile a Spazio Tadini inauguriamo 4 mostre in diversi spazi dell'associazione di cui due di fotografia inserite nel Photofestival 2014.

Paolo Valle
Nel segno di Valle

Paolo Valle, a distanza di 5 anni dalla sua personale a Spazio Tadini ci propone una selezione dei suoi ultimi lavori. L’artista veneziano continua a riscuotere interesse di pubblico e critica. La sua è una pittura fortemente simbolica e segnica.

L’ultimo testo critico a lui dedicato a firma di Sandro Parmiggiani sottolinea: “Il viaggio verso l’astrazione di Paolo Valle ha toccato negli ultimi anni una nuova stazione, segnata dalla conquista di una sorta di linguaggio infantile, primigenio, come se lo sforzo dell’artista fosse stato nel tempo quello, immergendosi nel buio, di spogliarsi di ogni orpello, di ogni consuetudine del vedere – fu, quello, l’approdo ultimo di Miró, e Braque stesso inseguì per tutta la vita la verità legata alla capacità di sottrarsi alla “definizione”. Diceva Braque che “il conformismo comincia con la definizione”: quando ci accontentiamo di etichettare una cosa, in realtà smettiamo di scrutarla, di vederla. Così è per il lavoro di un artista: quando gli viene affibbiata una classificazione, quella definizione abbrevia, impigrisce o interrompe la visione dell’opera, la penetrazione nei suoi più intimi recessi, che ci consentirebbe di coglierne non solo la molteplicità degli aspetti, ma anche il pulsante cuore segreto. …Quel che ci basta sapere è che Paolo, in fondo, ogni volta che dipinge va alla ricerca di quell’“isola che non c’è” cui Peter Pan era riuscito finalmente ad approdare. “

E si perché Paolo Valle non è solo un pittore, ma, da buon veneziano, anche un viaggiatore attento e capace di attingere suggestioni da varie culture in particolare quelle del Sud Est a cui è particolarmente legato, dai Balcani fino all’Iran.
La pittura di Paolo Valle oggi raggiunge nuovi livelli di astrazione e sottrazione. Un segno inconfondibile, forte e che affascina come solo sa fare la primitività del segno.

Paolo Valle è nato a Venezia il 18 febbraio del 1948. Dopo essersi diplomato in arti grafiche, ha frequentato un corso di pittura tenuto da Oskar Kokoschka: incontro che divenne fondamentale nella determinazione del suo linguaggio artistico. Valle ha insegnato litografia, calcografia e serigrafia a Roma e a Venezia. Ha eseguito importati lavori a Berlino, Salisburgo, Santiago del Cile, Roma, Parigi, Napoli, e Venezia. La sua pittura è presente nei principali musei di Svezia, Finlandia, Danimarca, Cile, Sud Africa ex Jugoslavia nonché in collezioni pubbliche e private. Vive e opera in Venezia privilegiando talora il silenzio delle isole della Dalmazia.

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Andrea Locci
Io, robot

a cura di Miroslava Hajek

Nella storia europea si danno nomi descrittivi alle varie epoche, quando si parla di Secoli bui ci si riferisce all'epoca iniziale del Medioevo, il Cinquecento è il Secolo del Rinascimento, di meravigliose opere d'arte e di grandi rinnovamenti. Il Settecento viene chiamato Secolo dei Lumi, l'Ottocento è il secolo della macchina, delle invenzioni, della rivoluzione industriale. In quest'ottica il secolo breve di Hobsbawn, quello appena passato, sarebbe forse meglio identificarlo come Secolo della cibernetica. È proprio in questo periodo che si sono realizzate quelle innovazioni che un tempo erano solo teorizzate.

Il robot è un prodotto del ventesimo secolo anche come termine. Venne, infatti, inventato dallo scrittore ceco Karel Capek che concepì la parola derivandola dal termine ceco robota che significa corvè, lavoro pesante. I robot di Andrea Locci sembrano una sintesi tra i ricordi dei primi automi che sono apparsi nella storia, come per esempio i Golem il rabbino Jehuda Löw e delle fantasie contemporanee di Robot che si compongono e scompongono, riuscendo persino ad auto ripararsi usando tutto quello che capita sotto mano. Da più di dieci anni Andrea Locci, nel suo laboratorio accumula tutto quello che ha una storia da raccontare, migliaia di oggetti di uso quotidiano, buttati, dimenticati in qualche vecchio scantinato o rivenduti nel mercatino delle pulci di turno. Assembla, incolla, ricuce, ridando vita e senso a qualsiasi cosa che lo affascini. Il suo lavoro però non è legato a semplice riciclaggio di oggetti abbandonati, egli concepisce un universo benevolmente fantascientifico nel quale eserciti di robottini sbarcano nella nostra vita creando famiglie e costruendosi persino le loro città utopia. Si tratta comunque di vere e proprie sculture dove solo alcune parti sono adattate e presi da oggetti di uso quotidiano.

L'artista, forte della sua capacità creativa, combina le forme recuperate assieme a quelle concepite nella sua fantasia, riuscendo ad elaborare un'idea autenticamente coinvolgente, ottenendo di trasportarci nel suo mondo immaginario. Biografia Andrea Locci, nato a Busto Arsizio il 5.4.1970, decide di trasferirsi dopo il Liceo Artistico e gli studi di grafica nel centro Italia. Nell’Appennino tosco emiliano inizia una esperienza forte di vita comunitaria, legata alla ruralità con l’idea romantica di poter vivere puntando all’autosufficienza, una vita a metà tra agricoltura e artigianato. La comune fatta di tante persone e storie diverse, stimola sempre di più il suo modo di esprimersi. La sua capacità manuale comincia a trascendere i limiti dell'artigianato.

Nel 2000 ha l’occasione di spostarsi per un lavoro stagionale, la raccolta delle olive, nella provincia di Pisa. Innamoratosi del territorio, le colline di ulivi che guardano il mare e la vicinanza di Pisa cittadina apparentemente tranquilla, ma ricca di fermento decide di stabilirsi a Calci dove mette le radici. Attualmente divide la sua vita fra il lavoro artistico e la vita in campagna “coltivando” la consapevolezza che il rapporto con la natura colma l’altra sua metà che altrimenti non troverebbe equilibrio.

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Teun Hocks
Cosmic Surrounding

a cura di Paola Riccardi

“..qualcosa che è evidentemente una fotografia, evidentemente una pittura, ma sembra pure il fotogramma del film di una scena teatrale.” Gigliola Foschi Un artista di rilievo internazionale, straordinario interprete ironico dell’esistenza Teun Hocks, arriva per la prima volta a Milano grazie alla collaborazione tra l’associazione Spazio Tadini e la Galleria Paci contemporary di Brescia.

Olandese, classe 1947, Hocks è autore di un particolarissimo corpo di immagini nelle quali, con una fotografia staged , combinata con un'accurata tecnica pittorica, ritrae sé stesso in scene essenziali, simboliche, aforistiche che alludono alla condizione esistenziale dell'uomo contemporaneo. La mostra sarà allestita presso il salone principale di Spazio Tadini e comprenderà una selezione di opere sia di grandi dimensioni che di bozzetti, disponibili anche per collezionisti. “L'opera di Hocks è intessuta da un intreccio di citazioni; dalla pittura di Magritte al gusto tipicamente nordico per il paesaggio, dall'evocazione di personaggi come il Monsieur Hulot di Tati o gli stralunati personaggi di Buster Keaton, dalla caccia alla volpe alla caccia alle farfalle, dove sembra evocare Vladimir Nabokov.

Un'opera che tratta temi importanti senza mai abbandonare un umorismo fine che permette allo spettatore di penetrare con leggerezza nella lettura che Hocks fa della condizione umana e della sua “personale cosmogonia…. Uno stupore attonito misto a un vago senso di malinconia pervadono l'intera opera di Teun Hocks ma sorprendente è la lievità con la quale lo spettatore viene condotto a riflettere sui grandi temi esistenziali che l'autore mette in scena. Un'incrollabile ironia – ottimismo, forse – guida Hocks nelle sue riflessioni e porta lo spettatore a osservare le immagini con il sorriso, a coglierne i temi con ironia priva di pesantezza, divertito pur di fronte a un'opera che allude a significati di evidente e lucida tragicità.”

Durante la mostra saranno disponibili una presentazione del lavoro dell'artista a cura di Paola Riccardi e il catalogo edito dalla Galleria Paci contemporary di Brescia con un testo a cura di Gigliola Foschi

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Declinazioni naturali
in mostra Paolo Marcolongo, Dino Silingardi, Salvo Sportato

a cura di Roberto Mutti

La natura è il vero soggetto di questa mostra dove tre autori si confrontano proponendo immagini di una rara suggestione. Paolo Marcolongo in “Natura naturans” indaga su soggetti solo apparentemente umili come le foglie per trasformarli, grazie a tecniche rare e insolite,in elementi di sorprendente bellezza. Dino Silingardi si sofferma, invece , sui fiori e lo fa producendo stampe al carbone e al platino che impreziosiscono la sua ricerca dove calle, girasoli, papaveri trasmettono un senso di grande eleganza. Salvo Sportato ci accompagna, infine, in un viaggio nel profondo delle miniere di zolfo siciliane producendo fotografie che ritrasmettono vita a luoghi che l’abbandono ha reso paradossalmente più vicini alla natura.

Paolo Marcolongo
Nasce nel 1964 in provincia di Verona. Si diploma nel 1988 a Verona in arti grafiche presso la scuola grafica San Zeno dove apprende le basi della grafica in tutte le forme praticabili comprese tutte le procedure di sviluppo delle preparazioni e del dopo stampa. Per alcuni anni opera nella grafica industriale e in seguito nel marketing, appropriandosi di tutto quel bagaglio culturale che ruota attorno all’immagine come elemento primario delle arti visive. In quegli anni stringe amicizia con artisti di diverse estrazioni: Lo scenografo Fabio Palamidese, il fotografo Beppe Lopetrone, l’iconografa Lia Galdiolo e il poeta Franco Verdi, personaggi che segnano il percorso iconografico dell’artista. Nel frattempo integra le esperienze passate all’arte fotografica e pittorica. Personalizza tecniche pittoriche raramente praticate. Realizza una lunga serie di fotografie sperimentando tecniche fotografiche di grande impatto espressivo (Clichè Verre, kirlian, Light Brush oltre al bianco e nero di cui cura direttamente la stampa ai sali d’argento). Dal 1997 inizia una proficua serie di esposizioni, più di quaranta, in Italia e all’estero di pittura e fotografia risquotendo il consenso della critica . Nello stesso periodo apprende l’arte serigrafica . Attratto dalla sobrietà delle stampe calcografiche che al tempo stesso arricchiscono il fruitore dell’opera, affronta il vasto mondo della stampa calcografica, curandone tutti gli aspetti tecnici e pratici fino alla stampa finale eseguita nella propria stamperia.

Dino Silingardi
Appassionato di fotografia sin dall’infanzia, ha seguito un percorso di ricerca personale e intimo, libero da qualsiasi contaminazione commerciale. Ritrattista raffinato, sperimenta tecniche particolari nella fotografia di paesaggio ed elabora un linguaggio visionario come dimostra il progetto “La Ticosa” dove ha immortalato la grande fabbrica tessile che ha profondamente segnato la storia di Como per oltre un secolo. Nello still-life creativo riprende antichi sistemi di stampa che conferisco alla sue immagini una grande eleganza e preziosità.

Salvo Sportato
Fotografo indipendente nato in Sicilia nel 1973, mentre lavorava nella comunicazione per l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano ha sviluppato la sua ricerca personale confrontandosi con altri autori e agenzie. Contatti che lo hanno spinto a considerare che la sua passione per la fotografia poteva diventare una professione anche partendo dal fatto che il Teatro alla Scala era un punto di vista privilegiato da cui partire per realizzare servizi nei campi della fotografia di scena e della moda. Accanto a questi ha sviluppato un interesse per il reportage che realizza a partire da precisi progetti. Sue fotografie sono state pubblicate su importanti testate. Nel 2013 ha pubblicato presso l’editore Mondadori More il volume “RAMP”.

Immagine: Andrea Locci

Ufficio stampa
Melina Scalise cell.3664584532 ms@spaziotadini.it

Inaugurazione 23 aprile ore 18.30

Spazio Tadini
via Niccolò Jommelli, 24 Milano
Apertura da martedì a sanbato dalle 15.30 alle 19
Ingresso libero

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Luciano Bambusi
dal 19/11/2015 al 18/12/2015

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