Les Chances de l'Art
Bolzano
via Visitazione, 16/a
0471 272408 FAX 0471 272408
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Sara Serighelli
dal 19/2/2004 al 20/3/2004
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Les Chances de l'Art




 
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19/2/2004

Sara Serighelli

Les Chances de l'Art, Bolzano

Una giovane artista che impiega la fotografia; piu' precisamente, negli ultimi lavori si serve del medium fotografico per indagare la dimensione del freddo e diversi elementi che le appartengono intrinsecamente. Presentazione di Letizia Ragaglia


comunicato stampa

Presentazione di Letizia Ragaglia

La visione del freddo nelle fotografie di Sara Serighelli.
Una relazione tutt'altro che mimetica

Sara Serighelli è una giovane artista che impiega la fotografia; più precisamente, negli ultimi lavori si serve del medium fotografico per indagare la dimensione del freddo e diversi elementi che le appartengono intrinsecamente.
Il percorso dell'artista milanese ad una prima analisi si inserisce nella tradizione della fotografia pittorica, ovvero di una tendenza che esiste sin dagli albori dell'impiego del medium in ambito artistico e che segue la logica della pittura. Il pittoricismo storico in fotografia presuppone una conoscenza delle belle arti da parte del fotografo ed è tradizionalmente inteso come una sfida creativa parimenti a quella richiesta nel campo della pittura. Ai suoi esordi vanta illustri esponenti come Edward Steichen, Paul Strand, Charles Sheeler, Imogen Cunningham e Alfred Stieglitz; quest'ultimo nel 1902 ha fondato il gruppo Photo-Secession volto a diffondere la fotografia intesa come espressione pittorica e pertanto alquanto attenta ai linguaggi formali dell'arte moderna, in primis dell'astrattismo e del cubismo. Negli anni Trenta assistiamo alla nascita del gruppo f/64 da parte di Edward Weston ed Anselm Adams: f/64 è l'indice di massima chiusura del diaframma e pertanto già nel nome il gruppo dichiara la propria poetica dell'iperfocalità. La ricerca di un linguaggio che privilegi il discorso formale e faccia scaturire il soggetto come puro pretesto dell'effetto pittorico è perseguita ancora ai giorni nostri: si pensi alle immagini paesaggistiche degli acclamati fotografi italiani Franco Fontana o Mario Giacomelli.
Le immagini smaterializzate e astratte di Sara Serighelli ad un primo sguardo non possono dunque non rinviare a questa importante tradizione: nelle sue fotografie di piccolo formato il soggetto sovente scivola in secondo piano rispetto alla forma, le sfumature di azzurro, di grigio e di blu intenso sono innanzitutto delle composizioni astratte, che stimolano l'immaginazione, che permettono solo di intuire l'oggetto in questione. L'intenzione dell'artista di far compiere un viaggio mentale allo spettatore percorrendo le sue fotografie non rimane disattesa. Le coordinate spazio-temporali inizialmente risultano come sospese ed ognuno è libero di crearsi i propri riferimenti visivi e sensoriali. Ma ad uno sguardo più attento non può sfuggire, che questi ultimi lavori fotografici di Sara Serighelli sono legati dal filo conduttore del freddo; da qui nasce anche l'importanza della serie fotografica e dalla presentazione non isolata delle immagini, che si richiamano a vicenda presentando diversi stadi dell'acqua: superfici specchianti (la ''pelle dell'acqua'' come viene definita dall'autrice), concrezioni di neve e di ghiaccio, che rinviano anche formalmente ad uno stato atmosferico. Le immagini sono, infatti, altrettanto congelate, ibernate, sospese e conducono l'osservatore in universo quasi visionario e surreale. E qui si insinua già un altro importante aspetto del lavoro di Sara Serighelli, che esula dalla tendenza pittoricista e che, anzi, schiude un lato fortemente concettuale del suo procedere. Al di là dell'interesse per una smaterializzazione dei soggetti e per gli effetti cromatici raggiunti l'artista non riduce certamente il proprio lavoro ad un insieme di valori formali. La fotografia è una chiara scelta linguistica, che nasce dalla volontà di rapportarsi al reale non in senso naturale, ma nel senso culturale, concettuale appunto. Come sottolinea Susan Sontag nel suo volume Sulla fotografia, ''?il realismo fotografico può essere definito non come ciò che ''realmente c'è'', ma come ciò che io realmente percepisco.'' Sara Serighelli con le sue immagini compie un'investigazione dei modi possibili di rappresentazione di un certo ambito e intende dunque fornirci uno strumento di investigazione su una determinata realtà, in questo caso data dall'universo del freddo. Le sue astrazioni sono contemporaneamente degli spiazzamenti, che inducono il rapporto critico del fruitore, che ne stimolano appunto il suo ''viaggio'' ideale, le sue scomposizioni richiedono un complemento, una ricomposizione.
L'aspetto concettuale del lavoro di Sara Serighelli si esemplifica forse ancora meglio nelle opere dedicate ai licheni, degli organismi a metà tra l'alga e il fungo, non a caso chiamati dall'artista ''abitanti del freddo''. Più di cinquanta soggetti diversi e di dimensioni differenti sono stati passati allo scanner e poi stampati su tela. Infine, alcuni dettagli hanno ottenuto una rifinitura ricamata. Tale procedimento richiama addirittura i fotogrammi di Man Ray o dell'italiano Luigi Veronesi, sperimentazioni che si basano fondamentalmente sul fatto che un oggetto imprima con la propria fisicità una lastra fotosensibile. Proprio tali procedimenti hanno fatto parlare della fotografia come ''ready made''. Nello specifico di Sara Serighelli ci troviamo di fronte ad uno scanner che legge i dati peculiari dell'oggetto lichene e li traspone poi su una superficie bidimensionale. Ed anche in questo caso sarebbe azzardato parlare di rapporto mimetico e realistico con i soggetti rappresentati: non assistiamo alla creazione di un'imitazione o di un simulacro, bensì alla nascita di una realtà duplicata di natura tecnologica. Il procedimento artistico adottato è molto più vicino alla decontestualizzazione di un oggetto, alla sua trasposizione da un contesto all'altro per mutare lo sguardo su di esso. Non esperiamo dunque un puro e semplice ritratto naturalistico di un lichene, ma un processo estetico, che ne muta la ricezione. Il ricamo non fa altro che sottolineare questo rapporto alterato, poco quotidiano con il soggetto in questione, che suscita meraviglia o qualsivoglia reazione emozionale innescata dalla trasposizione.
Letizia Ragaglia

Catalogo in galleria

Opening venerdì 20 febbraio ore 18.30

Galleria Les Chances de L'Art
via visitazione 16 Bolzano 39100
orari: dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30 chiuso sabato pomeriggio, domenica e lunedì mattina.

grazie a:
PALBOX palletts & containers
Angelo Colombo comunicazione visiva, Milano

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