Gallerie Rosini & C.
Rimini
Corso Giovanni XXIII 12
WEB
Alessandro La Motta
dal 12/3/2004 al 4/4/2004
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Alessandro La Motta




 
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12/3/2004

Alessandro La Motta

Gallerie Rosini & C., Rimini

La mostra presenta la produzione recente e ancora inedita dell'artista con oltre venti opere di medio e grande formato e altrettante di formato medio-piccolo. Il catalogo e' supportato da un testo critico di Daniela Del Moro ed una poesia di Dylan Thomas.


comunicato stampa

Prima che io bussassi

Inaugurazione Sabato 13 marzo ore 18.00

La mostra presenta la produzione recente e ancora inedita dell’artista con oltre venti opere di medio e grande formato e altrettante di formato medio-piccolo.
Il catalogo è supportato da un testo critico di Daniela Del Moro ed una poesia di Dylan Thomas che scorre sotto le immagini(testi in allegato), sarà disponibile presso l'Editore Raffaelli e le Gallerie Rosini.
Le prime cento copie saranno poste in vendita con un’ opera originale dell’artista ad un prezzo eccezionale di € 30,00.


Alessandro La Motta
“…sotto l’armatura”

L’arte non è mai distruttiva. Si possono cancellare con una vernice bianca una miriade di segni sulla tela, ed essi non scompariranno, ma vivranno al di sotto di quella superficie, e saranno in qualche modo sulla superficie…
Questo per sottolineare che l’arte conosce e riconosce soprattutto ogni segno, ogni gesto che venga usato con intenzionalità nella costruzione di un’opera: nulla va perduto, tutto è scritto. In questo senso Alessandro La Motta non ha paura di raccogliere segni nelle sue tele, di sovrapporre colore o materia in una pittura che ritorna, oggi, ad un nuovo confronto con le sue origini. Contagiato dalla dominante informale naturalista propria della sua terra, ne apprende le tecniche e le rielabora privilegiando materia e colore, senza mai separarle da un confronto visivo e concettuale con l’altra grande passione per il mondo della poesia, della scrittura, che “gestualmente” viene dipinta sovrapponendo idee, ricordi, sentimenti.

Questa assoluta ricerca lo porta dunque a “riempire” lo spazio, ad allontanare quell’horror vacui che può venire dalla pratica minimalista della contemplazione, a stratificare cumuli di informazioni visive, senza la preoccupazione di un rumore di fondo eccessivo, soverchiante.
L’arte può anche essere il contrario dell’informazione: può, cioè, aspettare a darsi, celarsi dietro una corazza, una leggera e lucente armatura, e rivelarsi ad esempio attraverso la forma metaforica dell’arabesco – e non quella informativa della freccia – o nel movimento apparente di un profilo o ancora nello sguardo abbassato di un volto.
Quindi, per il linguaggio dell’arte, non c’è fretta. A questa però si sostituisce spesso la voglia di dire, di raccontare senza tralasciare nulla, senza nulla dimenticare, omaggiando le memoria dell’arte e dell’anima: La Motta appartiene a questo tipo di artisti.
In questa serie di ultimi lavori, la sua azione pittorica sviluppa sulla tela - qualunque dimensione l’artista abbia scelto pur nella dominanza del quadrato – una ricercata serie di immagini, forme e relazioni, nessuna delle quali va perduta nell’osservazione di un altro “segno”, anzi contribuisce ad aumentare la complessità visiva e la ricerca di riconoscimenti concettuali dell’opera. Così avvolti da simboli, figure ed espressioni, cerchiamo anche nell’arte di La Motta alcuni punti fermi, dei nuclei interpretativi che riconducono ad una ragione o forse a un sentimento: la pittura, la sua ricerca dell’anima, elabora una dimensione espressiva che nasconde il soggetto agente e privilegia ancora il linguaggio, che vela il sé e svela il mondo.
In questo senso vanno considerati i suoi cicli pittorici, che rispondono in continuo apprendimento alle sollecitazioni del mondo, trovando nel medium espressivo della pittura, i modi più felici e disinvolti dell’espressione artistica. Anche se la disinvoltura del fare è vicina alla leggerezza, a quella virtù post-moderna così apparentemente distante dalle stratificazioni della ricerca di La Motta, di fatto, leggerezza e disinvoltura possono benissimo convivere con un’idea di pittura stratificata, soprattutto se questa viene da un flusso continuo e facile di sollecitazioni come “luogo” di possibili accadimenti concettuali e visivi. Se la “topologia” è lo studio delle forme che non variano neppure se sottoposte a deformazioni estreme, e che quindi stabiliscono relazioni tra figure anche diversissime tra loro, una sorta di “topologia” pittorica può essere il luogo dove le immagini dell’artista stabiliscono relazioni pur essendo differenti e dove si scoprono somiglianze altrimenti invisibili.

Così un movimento di materia e di colore ha il “contorno” di una mano o la flessuosità di un corpo, o ancora volti accennati, occhi inquietanti o inaspettatamente sognanti: sono questi i “luoghi” e le figure simboliche che animano l’immaginario pittorico di La Motta. Egli, cioè, utilizza una sorta di repertorio di “forme” archetipe, per esprimere una varietà di relazioni, per indagare emotivamente il mondo: esse sono formalmente semplici e poco numerose, come sono di solito gli archetipi collettivi, ma è dalle varianti formali del loro trattamento pittorico, dalla vicinanza di segni e significati che scaturisce la molteplicità e la complessità dello scenario. Quasi una composizione musicale di “variazioni sul tema” dove tema e variazioni sono dati nello stesso momento, sono offerti allo sguardo simultaneamente. Poi, naturalmente, la fantasia si “muove” nei rimandi e nei significati di forme archetipe: così testa e “impronte” potrebbero essere il femminile, corpo e “segno” il maschile, in un gioco a ritroso nell’oscurità del vivere e del sentire ove la luce si anima solo nel riflesso di un’armatura.
Daniela Del Moro (Marzo 2004)

Catalogo: Raffaelli Editore

orari: 9.30/12.30 – 15.30/19.30

Gallerie Rosini & C
Arte Contemporanea
Corso Giovanni XXIII N°12/14, Rimini

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