Metropolis Photogallery
Bologna
Viale Pietramellara 3/A
051 524800

David Byrne
dal 24/3/2004 al 22/5/2004
051 524800

Segnalato da

Roberto Vatalaro



approfondimenti

David Byrne



 
calendario eventi  :: 




24/3/2004

David Byrne

Metropolis Photogallery, Bologna

Photowork. David Byrne svolge attivita' fotografica e di design sin dai tempi dell'universita', ma solo recentemente ha inziato a esporre i propri lavori e a pubblicare le sue fotografie in libro e su riviste. Al pari dei film e dei progetti musicali la sua fotografia e' in grado di elevare il quotidiano o il banale al livello dell'arte, trasformando il materiale di ogni giorno in icona quasi a rivelare cio' che di sacro e' nascosto nel profano.


comunicato stampa

PHOTOWORK

La Metropolis Photogallery rappresenta ormai una interessante ed innovativa realtà nel panorama delle gallerie d'arte dedicate alla fotografia d'autore. Nel suo spazio le opere sono affiancate all'esposizione di arredi e design confermando una tendenza già consolidata negli USA e nelle più importanti riviste internazionali di arredamento.
La mostra che si aprirà Giovedì 25 Marzo, in collaborazione con LipanjePuntin artecontemporanea, propone le opere fotografiche di un artista che è riuscito a scuotere la scena culturale mondiale affermando le sue tematiche nella musica, nel cinema e nella fotografia : David Byrne.

DAVID BYRNE / P H O T O W O R K
David Byrne è nato nel 1952 a Dumbarton, Scozia, e attualmente risiede a New York. Dopo gli studi svolti presso la Rhode Island School of Design e la Maryland School of Art , Byrne è stato co-fondatore dei Talking Heads, una band che attraverso il suo potente impatto esercitato sulla scena musicale tra il 1976 e il 1988 ha radicalmente mutato il concetto di cosa fosse possibile creare nella musica pop in quanto ad intelligenza di testi, varietà musicale e – per quanto riguarda i video promozionali spesso diretti dallo stesso Byrne – creatività visuale. Allo stesso tempo cantante e autore dei testi, Byrne è in grado di evidenziare il meraviglioso all'interno della prosaicità del reale, come risulta evidente fin dal titolo del secondo album dei Talking Heads, More Songs About Buildings and Food (Altre canzoni su cibi e edifici): una ricerca sulla potenziale perversità del quotidiano che, nel tempo, si dimostrerà una delle più costanti tematiche anche della fotografia di Byrne.
Nel 1985 un film sui Talking Heads in concerto intitolato Stop Making Sense e diretto dal premio Oscar Jonathan Demme conquistò diversi premi. Nel 1986 Byrne partecipò alla stesura dei testi e diresse il film True Stories, vincendo quindi l'edizione 1987 dell'Academic Award per la partecipazione nella colonna sonora dell'epico L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci.

David Byrne svolge attività fotografica e di design sin dai tempi dell'università, ma solo recentemente ha inziato a esporre i propri lavori e a pubblicare le sue fotografie in libro e su riviste. Al pari dei film e dei progetti musicali la sua fotografia è in grado di elevare il quotidiano o il banale al livello dell'arte, trasformando il materiale di ogni giorno in icona quasi a rivelare ciò che di sacro è nascosto nel profano. In questo senso, sebbene non rappresentino necessariamente un luogo specifico o un momento preciso, alcune delle sue foto possono essere considerate un 'reportage 'che documenta l'essenza caratterizzante, la parte più intima e significativa delle cose riprese, ben al di là del loro aspetto esteriore o del loro valore d'uso. Un altro esempio tipico della ricerca di Byrne è la mancanza di esseri umani nei suoi lavori per cui solo attraverso loro assenza l'osservatore ne comprende pienamente la presenza nella scena ripresa. Come a dire che la fotografia di Byrne è fotografia dell' interno (inteso sia in senso fisico che emozionale) perlomeno quanto dell' esterno, o che, nella sua forma di corpus artistico, essa si rivolge a descrivere sia quello che si nasconde agli gli occhi quanto ciò che si rivela loro dinanzi.
Circa metà dell'opera fotografica di Byrne è stata eseguita nel corso dei suoi viaggi in varie parti del mondo quali Messico, Marocco e Texas. La restante metà è frutto del lavoro in studio nel quale è stata utilizzata una grande varietà di supporti fotografici, Polaroid, Cibachrome, Cibatransparency, processi digitali inclusi. In esposizione in musei tedeschi, italiani e giapponesi queste opere sono state spesso allestite insieme ad installazioni audio, guide acustiche ed elementi scultorei.
Nel suo Strange Rituals, libro fotografico del 1995, David Byrne afferma che 'il sublime è nel comune'; ed in effetti Byrne – che espone dal 1990 – evidenzia più che chiaramente proprio in questo libro la sua fascinazione con la vitalità delle culture 'altre', per lungo tempo caratteristica anche delle sue musiche. Disseminate nel testo in un formato-quaderno, queste coloratissime fotografie perloppiù colte nelle città in cui il loro autore si trovava in tournée contribuiscono a creare una foresta artificiale di segni – distributori automatici, articoli in vetrina, poster di film indiani, marchi pacchiani, la trama e l'ordito della vita di strada globalizzata – oscillando in modo oltremodo stimolante tra i confini della fotografia di viaggio e quelli delle composizioni formalmente ordinate. Negli anni '90 Byrne lavora su diversi progetti di arte visuale che comprendono opere pubbliche, fotografie tese ad evidenziare l'architettura omologata dei luoghi pubblici e, nel 1998, Super-Ego, la serie di foto lightbox di bambole di plastica a prima vista modellate sulla fisionomia di Ken della serie Barbie ma in realtà dotate del volto dello stesso Byrne. Inoltre, ridefinendo i canoni delle mostre di arti visive, utilizza l'accostamento di immagini con colonne sonore e guide acustiche, azione in grado di sommergere l'osservatore in una marea di informazioni deliberatamente caricate di contraddizioni e pertanto del tutto spiazzanti.
Nel 1998 Byrne pubblica Your Action World, un volume che, al pari delle opere astratte realizzate nello stesso periodo, mette ben in risalto l'interesse dell'Artista nel descrivere gli effetti subliminali sprigionati dalle pervasive estetiche dell'America industriale e imprenditoriale. Confezionato dal celebre designer Steven Sagmeister, il volume è una silloge iconografica e testuale rudemente efficace e sovversiva degli stilemi tipici della cultura aziendale e delle campagne pubblicitarie, un'opera divertentemente incentrata sul riuso e sul riposizionamento delle sofisticate qualità grafiche e delle metodologie di comunicazione tipiche della visualità commerciale.
Questo lavoro di Byrne costituisce dunque una risposta a un mondo fatto di griffe e marketing ubiquitari in cui, per dirla con lo stesso Byrne, 'ogni aspetto della nostra vita si ritrova un marchio e un'etichetta attaccati'. La lingua utilizzata per affrontare il soggetto è quella del grande marketing, sempre più parte della coscienza comune e progressivamente sfumata sulla linea tra filosofia dell'ispirazione, stile di vita e consumo. Ed il suo approccio critico viene svolto in maniera quantomai multiforme,divertente, stimolante e creativa.
Decisamente in questo 'mélange culturale' Byrne si rivela astuto curatore e delicato usurpatore degli assurdi e problematici aspetti del contemporaneo mondo del corporate. Al posto di una drammatica reazione frontale contro questa cultura, la scelta è infatti quella di infastidire le attuali estetiche a suon di punzecchiature, di inquinarne i messaggi al fine di creare un'esitazione critica ogni qualvolta vi si abbia a che fare in futuro. L'esito è quello di rimandare al mittente - al mondo dell'impresa cioè – la sua stessa inquietante assurdità.

Inaugurazione: Giovedì 25 Marzo 2004 ore 19.00

Orario: 10.00/12.30 – 15.30/19.30
Chiuso Domenica e Lunedì mattina.

Per ulteriori informazioni e materiale fotografico contattare l'Ufficio Stampa di
Metropolis Photogallery 051 524800

Luogo: Metropolis Photogallery
Via Pietramellara, 3/a - 40121 Bologna

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Mattia Ruggeri
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