Galleria Nicola Maria Bramante
Torino
Via Mazzini 50/e

Alessandro Sarra
dal 20/9/2004 al 9/10/2004

Segnalato da

Nicola Maria Bramante




 
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20/9/2004

Alessandro Sarra

Galleria Nicola Maria Bramante, Torino

Mostra personale. Mostra personale dell'artista romano Alessandro Sarra, concepita come lavoro site-specific per lo spazio espositivo e per Torino, quale dedica, non apertamente pronunciata, a Mario Merz e alla traccia indelebile che l'artista ha lasciato nella sua citta' e nella storia dell'arte.


comunicato stampa

Mario's dance floor

a cura di Emanuela Nobile Mino

Martedì 21 settembre 2004 alle ore 19.00 inaugura la mostra personale dell'artista romano Alessandro Sarra, concepita come lavoro site-specific per lo spazio espositivo e per Torino, quale dedica, non apertamente pronunciata, a Mario Merz e alla traccia indelebile che l'artista ha lasciato nella sua città e nella storia dell'arte.
La mostra è corredata da un testo di Emanuela Nobile Mino (qui di seguito riportato) e un testo “anonimo” di Emilio Prini contenuti all'interno del catalogo d'artista progettato da Alessandro Sarra come opera a se stante in 30 esemplari diversi e unici.

Mario's dance floor
“Danzare vuol dire inscrivere la musica nello spazio” G. Rouget*
Alessandro Sarra dà a questa immagine metaforica un senso compiuto e reale.
Con l'installazione progettata ad hoc, l'artista trasforma la galleria in luogo di non rappresentazione in cui, una composizione calibrata, che replica il ritmo interiore in un segno, può giungere, idealmente, a trasformare lo spazio in ambiente in cui sia possibile, perfino, danzare.

La sensazione è quella di aver infranto una membrana immaginaria che, una volta penetrata, rivela la seducente dimensione di una stanza dall'atmosfera sospesa, galleggiante. Una pista da ballo.
Priva di un centro, di un margine, di uno schema funzionale, la stanza si pone allo spettatore come luogo dell'illusione in cui il tempo tradizionale si rompe per fare spazio all'improvvisazione, individuale, libera, spontanea, e all'emozione.

E' dall'emozione di un incontro che l'intera installazione nasce e ha trovato la sua ragione d'essere in Torino, città dalle strane alchimie che ha da sempre attratto e generato personalità artistiche imponenti ed indimenticabili. All'immortalità di tali energie l'artista rivolge un omaggio che, nella sua opera, prende la foggia di un invito al ballo, atto che, per eccellenza, sottintende l'esaltazione dell'espressività e della leggerezza.

Al suono e al suo ritmo l'artista sostituisce l'armonico dipanarsi di un segno, filiforme, nervoso, ramificato, operato sul muro come simbolico criterio di scansione delle modulazioni proprie dei ritmi interiori, viscerali; e che divengono, nell'opera site-specific, tutt'uno con quelli architettonici e spaziali. Una sinfonia tracciata in superficie e sotto forma di geroglifico, con un inizio ed una fine apparenti, perché mutevoli, vicendevoli, turbinanti. Ma con un nucleo centrale, o forse solo una fuga, funzionale alla ritmica della visione, non di certo all'orientamento, che è invece lasciato libero e in balìa della logica incostante delle pulsioni cui l'artista suggerisce di affidarsi.

Un'insolita rifrazione della luce sul pavimento specchiante e la tenue vaporizzazione di un cromatismo rosato rendono l'aria rarefatta, donando un lieve senso di disorientamento che, se da un lato, altera la percezione dell'insieme, dall'altro favorisce la concentrazione sulla vivace traiettoria del segno. Tale spiazzamento visivo contribuisce a rendere l'esperienza nello spazio singolare e ad accentuare la separazione tra interno ed esterno.
Il che sottolinea, ulteriormente, l'intenzione di connotare il luogo come ambiente dedicato ad uno specifico rituale - quello della danza - che, sebbene teso a soddisfare il bisogno di comunità, produce al contempo la spinta verso l'espressione individuale.

La lettura della geometria di quel segno presuppone, infatti, un approccio assolutamente intimo e personale, e sospinge all'individuazione di una sincronia sempre diversa, sempre proporzionata e aderente agli equilibri che regolano l'estetica, nella natura, come nell'arte.

E.N.M.
*G. Rouget, Musica e trance, 1986 Torino, Einaudi
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Alessandro Sarra
Nato a Roma nel 1966. Vive e lavora a Roma.
Esordisce alla fine degli anni '80. Influenzato ed ispirato dalle ricerche e dalle riflessioni di alcuni tra i più importanti rappresentanti dell'Arte Povera (Mario e Marisa Merz, Jannis Kounellis, ecc.), l'artista approfondisce lo studio sui materiali grezzi, poveri, ricercando nell'essenzialità delle forme naturalistiche e nei valori universali la forza espressiva più convincente e coerente alla propria personale ricerca improntata sull'individuazione delle ritmiche e delle armonie attraverso le quali si attua l'unione o la separazione dei diversi elementi.
Il 1990 è l'anno della sua prima importante partecipazione ad una mostra collettiva: l'artista è infatti invitato ad esporre una sua opera presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. A questo primo significativo intervento, faranno seguito partecipazioni a mostre collettive e mostre personali, in Italia e all'estero (Casa Leopardi, Recanati; Studio B3, Milano, Centro per l'arte Contemporanea Onex, Ginevra; Annamarie Linke, Amsterdam; ecc.).

Inaugurazione
Martedì 21 settembre 2004 ore 19.00
fino al 9 ottobre 2004

La mostra sarà visitabile fino al 9 ottobre 2004

Torino, Galleria Nicola Maria Bramante
art+glassprojects
Via Mazzini 50/e

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