Una serie di nuovi lavori dedicati a Milano, citta' adottiva dell'artista nata nel 1969 a Santiago (Cile). Due i temi principali della sua ricerca: i 'Labirinti' (basati su ingrandimenti dell'impronta digitale) e le 'Folle' ('omini-segno' che si fondono nella trama della citta').
Sotto la pelle della cittÃ
Inaugurazione il 7/10 alle ore 18.30
In occasione della sua prima mostra personale in Italia Lorena Pedemonte Tarodo propone una serie di nuovi lavori dedicati a Milano, città adottiva dell’artista nata nel 1969 a Santiago (Cile).
È in Italia dal 1999 dove ha studiato pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano; metropoli che messa in rapporto con la sua città natale le ha donato l’ispirazione per lo sviluppo dei lavori degli ultimi 5 anni.
Due i temi principali della sua ricerca: i “Labirinti†(basati su ingrandimenti dell’impronta digitale) e le “Folle†(“omini-segno†che si fondono nella trama della città ).
La serie realizzata in occasione di questa mostra è il connubio tra i due temi: basandosi su ingrandimenti di cartine geografiche (di diverse epoche) della città lombarda da inizio al suo processo di stratificazione; il bianco a togliere, il nero a segnare, i colori a ritracciare e sfocare, l’encausto e la ruggine a formare la pelle “contenitore†della città , congestionata da segni divenuti tessuto pittorico e cuore stesso della città ; ma anche il dialogo tra pittura e incisione, e un sistema dinamico di installare le opere formate da diversi quadri.
Nei suoi appunti emerge la necessità di compiere un viaggio introspettivo dentro l’individuo: “L’uomo perde la sua identità dentro la FOLLA nascondendo il suo carattere individuale. Mimetizzazione del particolare e del totale, l’uomo è folla.â€
La profondità dei suoi lavori risiede in quest’idea di “groviglio organizzato†più che nell’estetica: i quadri di Pedemonte Tarodo “non hanno prospettivaâ€; i segni si muovono come suddivisi a piani, in una vorticosa stratificazione di punti di vista. La scelta stessa di lavorare su diverse piantine geografiche di Milano rivela questo aspetto: la visione dall’alto, per quanto la più reale e immediata, è un’immagine bugiarda, illusoria. E i suoi dipinti sono dei “miraggiâ€. A contatto con questi lavori ci si sente come in un deserto, dove i punti di riferimento mancano, dove l’orizzonte è sempre uguale e mancano le coordinate: davanti e dietro, destra e sinistra, tutto si “appiattisceâ€. Manca di una vera profondità , e lo stordimento, ai suoi estremi, ti mostra “oasiâ€.
La differenza tra macro e micro è sottilissima, tant’è che spesso gli ingrandimenti di impronte digitali (Labirinti) e queste cartine dettagliate si “confondonoâ€; i suoi lavori si collocano in quella linea che divide le lenti bifocali.
È lei la prima a muoversi in questo orizzonte. E lo spettatore è lì che vi deve trovare il giusto punto di vista.
Questo rapporto di contrasti che si fondono è una caratteristica dell’artista cilena, che come un’attenta alchimista muove la materia animandola con saggezza.
Gli artisti riflettono le loro opere? Lorena sicuramente sì: mischiare è il verbo che muove la sua mente e la sua mano; l’affascinante linguaggio con qui si esprime, che è un misto di italiano e spagnolo, e quei segni tracciati nelle sue tele come fossero suoni che si muovono freneticamente per le strade di Milano ne sono la prova e immediatamente si capisce la disinvoltura che essa ha nel trovare un proprio personalissimo modo di “far cuocere†in modo lento e cosciente gli “ingredienti†per realizzare le sue opere.
Una polifonia di segni e illusioni che si trovano “sotto la pelle della città â€.
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