Ermanno Tedeschi Gallery
Torino
via C. Ignazio Giulio, 6
011 4369917 FAX 011 4357632
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Tobia Rava'
dal 2/5/2005 al 3/10/2005
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Ermanno Tedeschi Art Gallery



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2/5/2005

Tobia Rava'

Ermanno Tedeschi Gallery, Torino

Elementi Dialettici di calcolo trascendentale. La logica letterale e matematica, che sottende le opere dell'artista, e' intesa come codice genetico e raccoglie elementi filosofici e linguistici che vanno a costituire una sorta di magma pittorico fatto di lettere e numeri cristallizzato in vedute di canali e boschi.


comunicato stampa

Elementi Dialettici di calcolo trascendentale

Tobia Ravà, dopo aver sperimentato molti percorsi creativi inerenti al rapporto arte e scienza, dal 1998 ha avviato una ricerca legata alle correnti mistiche dell’ebraismo: dalla kabbalah al chassidismo, proponendo un nuovo approccio simbolico attraverso le infinite possibilità combinatorie dei numeri. La logica letterale e matematica, che sottende le opere di Ravà, è intesa come codice genetico e raccoglie elementi sia filosofici sia linguistici che vanno a costituire una sorta di magma pittorico fatto di lettere e numeri, che si cristallizzano sulla superficie “grandangolata” di vedute di canali e boschi.

Le opere più recenti riportano elementi archetipali della cultura ebraica e si sviluppano attraverso sequenze numeriche riferite ad un linguaggio cosmologico universale, poiché attraverso i concetti base della kabbalah (“tradizione” e anche “ricezione”, indica la tradizione mistica del pensiero ebraico), si può arrivare ad un percorso etico-filosofico, legato al pensiero di Itzachq Luria, al contempo antichissimo e moderno.

Sia le composizioni architettoniche che quelle a soggetto naturalistico sono costituite per lo più con un punto di vista centrale o laterale, apparentemente costruito sull'impianto prospettico rinascimentale, come nella serie dei boschetti, formati dai filari di pioppi ordinati con la stessa logica dei dipinti a soggetto architettonico, ma le lunghe prospettive invece di formare profondi coni visivi danno luogo ad una visone allargata, “ad imbuto” per effetto del grandangolo. Se gli artisti rinascimentali cercavano la bellezza ideale nelle geometrie attraverso i rapporti numerici per raggiungere equilibrio ed armonia, misura e ordine, Tobia Ravà sviluppa un percorso simbolico a rebus costruito su piani di lettura diversi attraverso la ghematrià (“gimatreya”), criterio di permutazione delle lettere in numeri in uso fin dall’antichità nell’alfabeto ebraico, secondo cui ad ogni lettera corrisponde un numero, così ogni successione alfabetica può considerarsi una somma aritmetica. L’artista ricrea i luoghi del reale servendosi di un linguaggio codificato riferito ai numeri relativi alla traslitterazione ghematrica delle 22 lettere che compongono l’alfabeto ebraico, che hanno appunto un significato etico, spirituale e numerologico, metafora di una disgregazione attraverso le scintille di un Big Bang ancestrale.
Memoria del futuro è il titolo del suo ultimo ciclo pittorico, un ossimoro che sta ad indicare la speranza di poter tramandare anche quello che deve ancora avvenire, esprimendo l’idea che il patrimonio culturale dell’umanità possa essere trasmesso al futuro in forma di opera sintetica.
Anche nei recenti cicli Palazzi celesti e Codici Spirituali, in cui sono rappresentati soggetti decontestualizzati da una fitta texture cromatico-segnica, le sue opere mostrano sempre una spiritualità laica e un’umanità fatte di modelli ad un tempo concreti e astratti, di luci e colori che sono la negazione di ogni conflitto, di ogni costruzione ideologica, e rappresentano una sintesi di ciò che ha incontrato lungo il suo cammino, segno e simbolo di un’umanità riconciliata.
Maria Luisa Trevisan

Tobia Ravà (Padova, 1959), lavora a Venezia, ha frequentato la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia ed Urbino. Si è laureato in semiologia delle arti all’Università di Bologna, dove è stato allievo di Umberto Eco, Renato Barilli, Omar Calabrese e Flavio Caroli. Espone dal 1977. E' presente in collezioni sia private che pubbliche, in Europa, Stati Uniti, America Latina, e in Estremo Oriente. Nel 1983 è tra i fondatori del gruppo AlcArte, attivo all'Università di Bologna (DAMS), con l'intento di coniugare il fare arte all'epistemologia. Dal 1988 si occupa di iconografia ebraica. Nel 1993 è il promotore del gruppo Triplani, che, partendo dalla semiologia biplanare, prende il nome dall’ipotesi di un terzo livello percettivo derivato dall’aura simbolica, accanto a quelli del significato e del significante. Nel 1998 è tra i soci fondatori di Concerto d’Arte Contemporanea, associazione culturale che si propone di riunire artisti con le stesse affinità per riqualificare l’uomo ponendolo in sintonia con l’ambiente e rendere l’arte contemporanea conscia dei suoi rapporti con la storia e la storia dell’arte, anche interagendo espositivamente con parchi, ville, edifici storici e piazze di città d’arte. Dal 1999 ha avviato un ciclo di conferenze, invitato da università e istituti superiori d'arte, sulla sua attività nel contesto della cultura ebraica, della logica matematica e dell'arte contemporanea.

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