Deserti e Segni. La fotografia dell'artista, nel suo rigore, riesce ad evocare il silenzio del deserto, la sospensione del tempo, lo stupore davanti all'enorme spazio vuoto. E conduce sulle tracce dell'uomo, che di questo deserto e' parte.
Deserti e Segni
In occasione della presentazione del libro" La casa di Hatra - Climatizzazione
passiva e uso delle risorse nella tradizione abitativa mediterranea" presso la
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Daniela Facchinato Image Gallery è lieta
di presentare la mostra di Guido Moretti.
Il deserto sottrae: colori, rumori, oggetti, alla maniera degli artisti, che
lavorano per riduzione e arrivano all'essenza.
I "recinti devozionali " sono gesti concettuali, metafore della moschea assente,
tracce umane scarne ed essenziali: più che architetture, installazioni.
Le opere umane del deserto hanno forma e contenuto semplici e grandiosi come lavori
d'artista; le moschee del deserto sembrano disegnate da Richard Long e rimandano
all'assoluto e al divino.
La fotografia di Moretti nel suo rigore riesce ad evocare il silenzio del deserto,
la sospensione del tempo, lo stupore davanti all'enorme spazio vuoto.
E ci conduce con umana "pietas" sulle tracce dell'uomo, che di questo deserto e
della sua durezza è parte.
La mostra comprende tre sezioni così articolate:
"Le Moschee del Deserto"
Nel Sahara Occidentale, in prossimità delle piste utilizzate dai nomadi per i loro
spostamenti, si incontrano di frequente i "recinti devozionali", semplici segni di
pietre disposte a terra in forme che racchiudono simbolicamente lo spazio della
moschea. L'orientamento è verso la Mecca e il mirhab, che ne indica la direzione, è
rappresentato dalla pietra centrale di maggiori dimensioni o da un pinnacolo di
pietre sovrapposte. Qui, come in tutte le zone aride e di penuria idrica, l'acqua
delle abluzioni rituali è sostituita dalla sabbia.
"Gli Stazzi Saharawi"
Segno delle condizioni di vita della popolazione Saharawi, rifugiata da anni nei
campi dell'Algeria sud-occidentale, gli stazzi dove si allevano pecore, capre e in
qualche caso anche cammelli, sono realizzati con vario materiale di recupero,
principalmente derivato dai fusti di carburante. In un territorio arido, sempre
spazzato da venti sabbiosi e per questo privo di qualsiasi vegetazione, il
nutrimento principale degli animali è costituito da scarti alimentari e da rifiuti
di ogni tipo, e solo saltuariamente dalla fornitura di fieno in balle.
"Le Porte degli Ksur"
Nelle aree desertiche del Maghreb sono diffuse le costruzioni fortificate chiuse in
se stesse e poste in posizioni dominanti: sono gli ksur - al singolare ksar - in cui
il segno del recinto si è sviluppato in altezza, trasformandosi in massiccio
elemento difensivo. Le originarie funzioni militari degli ksur di montagna si sono
gradualmente trasformate in funzioni utilitarie, come granai collettivi, negli ksur
di pianura. Le celle delle riserve alimentari, sovrapposte in ordini di due o più
piani, sono chiuse da piccole porte in legno di palma.
Guido Moretti nasce e vive a Bologna.
Docente di Progettazione Urbanistica all'Università di Bologna, si occupa di temi
relativi all'ambiente costruito, agli insediamenti rurali e, in generale, ai
paesaggi culturali, sui quali ha pubblicato numerosi lavori, dando rilievo anche
agli aspetti iconografici e illustrativi.
Ha vissuto ad Algeri, dove ha fatto parte del gruppo incaricato del Piano di
ristrutturazione della Casbah.
Ha operato in vari paesi del Medio Oriente e dell'Africa con progetti di
architettura, tra i quali è in corso di avvio la realizzazione di un centro
polifunzionale in terra cruda per le donne Saharawi in Algeria.
È presidente della Commissione per la Qualità architettonica e il Paesaggio del
Comune di Bologna.
A cura di Daniela Facchinato
Inaugurazione: venerdì 27 maggio, ore 18.30
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
via Farini 15 - Bologna
Orari: tutti i giorni, escluso il lunedì dalle 10 alle 18