Fondazione Giorgio Cini
Venezia
Isola di San Giorgio Maggiore
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WEB
Francesco Vezzoli
dal 30/7/2005 al 8/9/2005
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Segnalato da

Fondazione Prada




 
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30/7/2005

Francesco Vezzoli

Fondazione Giorgio Cini, Venezia

Trilogia della morte


comunicato stampa

Trilogia della morte

Venezia - Fondazione Giorgio Cini
Dal 9 al 24 giugno 2005 e dal 31 agosto all’8 settembre 2005

La Fondazione Prada presenta, in occasione della 51esima Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia 2005, alla Fondazione Giorgio Cini, il progetto Trilogia della Morte di Francesco Vezzoli (Brescia, 1971) a cura di Germano Celant.

L’opera è stata concepita dall’artista come un’intensa e profonda esplorazione delle principali tecniche artistiche che hanno caratterizzato sin dall’inizio della carriera il suo linguaggio: il video e il ricamo. Una combinazione peculiare e il cui elemento unificante è costituito dalla passione di Vezzoli per il mondo del cinema e per quello delle dive e dei divi cinematografici ormai divenuti leggenda. Associando in maniera peculiare il ricamo, una tecnica finora relegata al ruolo di arte minore e di dominio del mondo femminile, all’utilizzo di un mezzo espressivo tipicamente contemporaneo come quello del video, l’artista opera una complessa operazione concettuale, mettendo in scena una combinazione visuale esplosiva in cui icone del mondo dello spettacolo si intrecciano con quelle del jet-set del cinema di ricerca della storia dell’arte e della storia del costume.

Il lavoro proposto alla Fondazione Giorgio Cini si ispira, nelle due installazioni che lo compongono, ad alcune opere cinematografiche del poeta e regista italiano Pier Paolo Pasolini. La prima installazione consiste nella ricostruzione di una sala cinematografica vecchio stile nella quale viene proiettato ininterrottamente il film che s’intitola Comizi di Non Amore (2004, dvd, 63’50’’). Prodotto in esclusiva per la Fondazione Prada, il film si svolge in uno studio televisivo e rimanda a un format del genere blind date. Qui il pubblico è invitato a giudicare, sollecitato da una conduttrice, coppie di candidati di estrazione sociale e di età diverse che si vengono formando davanti ai suoi occhi. L’opera, concepita come una sorta di reinvenzione linguistica del documentario di Pasolini Comizi d’amore - che nel 1964 percorre l’Italia da nord a sud per rivolgere domande sull’amore e sul sesso a persone di ceti sociali e culturali diversi - vuole ricreare un territorio psicologico nel quale il pubblico viene spinto a parlare di sé e del proprio punto di vista sulla coppia e sulle relazioni d’amore. Con la differenza che nel caso di Pasolini si trattava di una rappresentazione dei corpi e della loro sessualità, mentre nel caso di Vezzoli si riferisce alla degenerazione della cultura, della persona e del sesso, che si basa sempre su una relazione di potere, tra dominatore e schiavo, televisione e audience. Ispirato a trasmissioni televisive Comizi di Non Amore è un reality show costruito e montato secondo i canoni più classici della televisione popolare.

Condotto dalla show-girl Ela Weber, in uno studio televisivo romano, il filmato è stato realizzato facendo ricorso ai tecnici del settore, dal regista al costumista, dal produttore allo stage designer, dal grafico, all’autore delle musiche, scelti tra i più affermati. Le figure femminili che vengono corteggiate dai pretendenti a formare una inedita coppia sono attrici che rappresentano l’universo cinematografico che va da Buñuel a Pasolini, da MTV alla soap opera. La loro presenza è il frutto di una selezione di icone femminili viste attraverso la macchina cinematografica e comprende Catherine Deneuve, che in Bella di giorno (1967) di Luis Buñuel è una donna che ricama e ha percorsi erotici molto rocamboleschi, Antonella Lualdi, intervistata da Pasolini in Comizi d’Amore, Marianne Faithfull icona del wild rock, Terry Schiavo una ex presentatrice televisiva, stereotipo mediatico e infine Jeanne Moreau, protagonista di Jules e Jim (1961) di François Truffaut, interprete di Lysiane in Querelle de Brest (1982) di Rainer Werner Fassbinder e figura imprescindibile dalla storia del cinema.

La seconda installazione della Trilogia della Morte si intitola Le 120 sedute di Sodoma e rimanda al film Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pasolini, un lavoro composto da 120 sedie nere Argyle, disegnate da Charles Rennie Mackintosh, con le sedute ricamate e da un arazzo La fine di Canterbury, tessuto secondo la tradizione antica e raffigurante alcune scene erotiche tratte da altri film del poeta e regista. Questa opera sarà esposta nel periodo iniziale dell’esposizione veneziana mentre nel momento finale sarà sostituita con l’arazzo La fine di Edipo Re. L’insieme dialoga sia drammaticamente che ironicamente con il presente e con la visione di Pasolini del fascismo e del consumismo.

Informazioni

Francesco Vezzoli. Trilogia della morte

Luogo: Venezia - Fondazione Giorgio Cini
Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia

Orari: 10-18. Chiuso lunedì

Ingresso: libero

Catalogo: Fondazione Prada

Info: Fondazione Prada - tel. 02 54670515 - fax 02 54670258

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