Museo Nazionale della Montagna
Torino
piazzale Monte dei Cappuccini, 7
011 6604104 FAX 011 6604622
WEB
Kalash
dal 21/9/2005 al 30/10/2005
WEB
Segnalato da

Museo della Montagna



approfondimenti

Eric Chretien
Franck Charton



 
calendario eventi  :: 




21/9/2005

Kalash

Museo Nazionale della Montagna, Torino

Una mostra basata sui reportage fotografici realizzati rispettivamente nel 2001 e nel 2002 da Eric Chretien e Franck Charton nelle valli di Chitral, nell'Hindu-Kush pakistano sul confine con l'Afghanistan. Tra i temi affrontati: il paesaggio e l'habitat, religione, spiritualita', usanze e tradizioni.


comunicato stampa

Un popolo delle alti valli del Pakistan

Una mostra basata sui reportage fotografici realizzati rispettivamente nel 2001 e nel 2002 da Eric Chrétien e Franck Charton nelle alte valli di Chitral, nell’Hindu-Kush pakistano sul confine con l’Afghanistan.

L’esposizione è organizzata dal Museo Nazionale della Montagna – CAI Torino e dall’Assessorato alla Montagna della Provincia di Torino, con la collaborazione di citta' di Torino, Club alpino italiano, Montanea, Chambery Promotion e Gesch.

I Kalash fanno parte dei Kafiri, un popolo di origine e di lingua indoeuropea rimasto isolato per secoli nella zona dell’Hindu-Kush, a cavallo fra l’Afghanistan ed il Pakistan e che sul finire dell’Ottocento era ancora costituito da circa 100.000 individui.

Circondati e protetti dall’isolamento creato dalle alte cime della zona (solo nel distretto di Chitral si contano una settantina di vette oltre i 6.000 metri, dominate dai 7.690 metri del Tirich Mir) i Kafiri (da kafir, infedeli, perché pagani) non furono raggiunti dal Cristianesimo e resistettero all’Islam sino al 1895, quando quelli localizzati in territorio afghano vennero sottomessi dall’emiro Abdur Rahman Khan e convertiti.

I Kalash erano localizzati invece alla testata delle alte valli che allora facevano parte dell’India britannica e che erano collegate a Chitral solo attraverso interminabili e scoscesi sentieri. Poterono quindi sfuggire a questa colonizzazione e sopravvivere sino ai nostri giorni mantenendo i loro usi, costumi e tradizioni, la loro cultura e la loro religione pagana, primitiva e politeista.

Oggi i Kalash, scoperti dai primi viaggiatori inglesi sul finire dell’Ottocento e in fondo fratelli dei nostri antichi progenitori, sono solo poco più di 3.000. Le loro valli sono state raggiunte dalle strade e, di fronte alle molte contaminazioni esterne conseguenti, stentano a mantenere la loro cultura nei confronti degli integralismi religiosi orientali e del turismo occidentale, per certi versi spesso devastante.

Questo mondo al tramonto era stato visitato nel 1959 da Fosco Maraini, nel corso di una spedizione alla vetta del Saraghrar Peack (7.349 metri); suoi scritti e sue fotografie sono stati pubblicati nel Cahier n. 57, edito nel 1988 dal Museo Nazionale della Montagna (Fosco Maraini, Una vita per l’Asia). Alcune bellissime statue lignee della loro tradizione artigianale furono portate in Italia da Paolo Graziosi nel 1954 e sono ora esposte al Museo di Antropologia dell’Università di Firenze.
L’esposizione di Torino, al pari di quella già presentata a Chambéry nel gennaio scorso, presenta le bellissime fotografie di Franck Charton per la rivista “Grandes Reportagese” e di Eric Chrétien per “Le FigaMuseo Nazionale della Montagnaro Magazine”, integrate da alcuni oggetti che documentano la vita quotidiana di un popolo tenacemente arroccato oltre i duemila metri di quota su pascoli, boschi e ripidi versanti di aspre montagne.

La mostra si articola in diversi settori: il paesaggio e l’habitat; i villaggi caratterizzati (unici nell’Hindu-Kush) dalle case fatte di pietra, legno, fango e paglia, unite le une alle altre da scale a pioli sistemate sulle terrazze e che possono essere tolte in caso di attacco nemico, in modo da trasformare il paese in roccaforte; la vita quotidiana invernale ed estiva di una civiltà pastorale, con gli allevamenti di bovini in bassa valle e di ovini e caprini più in alto, con i suoi variopinti costumi e gli oggetti di artigianato autarchico; La mostra si articola in diversi settori: il paesaggio e l’habitat, col suo pantheon ricco di dei, i suoi riti e i suoi simboli. Particolare spazio viene dedicato alle festività, soprattutto a quella del solstizio d’inverno (Chaumos) e a quella di primavera (Joshi), molto importante per cercare di comprendere le credenze, la spiritualità e l’organizzazione sociale del popolo kalash, nella quale un ruolo determinante svolgono le donne.

Infine, uno sguardo che vuole essere ottimistico nei confronti dei problemi di oggi, con le opportune proiezioni verso il futuro di un popolo che vuole poter mantenere la propria identità culturale, le proprie usanze e le millenarie tradizioni, attraverso però le necessarie conquiste sociali, ad esempio in campo igienico-sanitario, che possono essereMuseo Nazionale della Montagna garantite da un opportuno connubio con l’istruzione, la modernità e l’innovazione.

La mostra a Torino e Chambéry vuole dare un contributo in tal senso, anche in appoggio alla richiesta che l’Associazione GESCH, creata nel 1998 dal naturalista francese di origine spagnola Jordi Magraner, tragicamente scomparso a Chitral nel 2002 dopo dieci anni di vita con e per i Kalash, ha rivolto all’UNESCO: quella di classificare le loro tre valli, quelle di Birir, Bumburet e Rumbur nel patrimonio mondiale dell’umanità e di iscrivere l’intera comunità kalasha, con la sua lingua indoeuropea nel patrimonio culturale immateriale.

Ufficio Stampa: Tel. 011.6604104 / Fax 011.6604622

Inaugurazione: 22 settembre 2005, ore 18,30

Museo Nazionale della Montagna
Via G. Giardino 48 - Torino
Biglietti: intero Euro 5,00 / ridotto Euro 3.50 / soci CAI Euro 2,50

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