Galleria Il Portico
Nuoro
Piazza del Popolo, 3
0784 30511

Angelo Liberati
dal 12/10/2006 al 27/10/2006
WEB
Segnalato da

Cinegrafica




 
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12/10/2006

Angelo Liberati

Galleria Il Portico, Nuoro

Dalla Molteplicita' alla Madre dell’ucciso: Trilogia sul Cinema, sulla Musica e sul '900 in Sardegna. Dipinti, tecniche miste, acquarelli, collage, decollage su tela, carta, cartone e 10 opere recenti dedicate al libro di Mario Ciusa Romagna 'La pietra e il muschio'.


comunicato stampa

Dalla Molteplicita' alla Madre dell’ucciso: Trilogia sul Cinema, sulla Musica e sul ‘900 in Sardegna

Venerdi 13 ottobre (ore 18,30) alla galleria “Il Portico" di Nuoro, verra' inaugurata la mostra personale di Angelo Liberati “Dalla Molteplicita' alla Madre dell’ucciso: Trilogia sul Cinema, sulla Musica e sul ‘900 in Sardegna".

Verranno presentati: dipinti, tecniche miste, acquarelli, collage, de'collage su tela, carta, cartone di grandi e piccole dimensioni e dieci opere recenti dedicate al libro di Mario Ciusa Romagna La pietra e il muschio.

L’esposizione sara' accompagnata dalla proiezione dei cortometraggi: “L’Invito: omaggio di Angelo Liberati a Luchino Visconti" (regia di Gino Melchiorre) e “Angelo liberato" (regia di Andrea Frisan)

Il testo critico e' a cura di Massimo Antonio Sanna.

Angelo Liberati nasce a Frascati il 2 giugno 1946. A Roma, nei primi anni '60, frequenta la Scuola Comunale di Arti Ornamentali. Nel 1970 si trasferisce in Sardegna dove, a contatto con le neoavanguardie isolane, matura una poetica che combina la rivalutazione dell'elemento pittorico con le pratiche del riporto e del de'collage di provenienza ''pop''.

Sono passati oramai 35 anni da quando Liberati ha iniziato ad operare a Cagliari. Ha portato con se' un bagaglio di esperienze inusuali per la Sardegna; dal surrealismo centro e sudamericano, proprio di uno dei suoi maestri, Silvio Benedetto, alle esperienze romane di frontiera di quei tempi, a cavallo tra il realismo delle varie scuole romane, il pop, il new dada e le esperienze di nuova oggettualita'.

Questa molteplicita' di significanti sta alla base della sua pittura e ne ha costituito l’ossatura, lo stile e il significato. Forse perche' all’origine della sua arte vi e' l’eterna dicotomia tra un rappresentare figurativo e una coscienza che si e' formata tra la neoavanguardia e il realismo. Ma questo e' stato gia' scritto da altri.Mario Ursino e Gianni Murtas - e il sottoscritto - dicono che in Liberati esiste sempre una sintassi sincretica , la tecnica mista , che lo porta a concepire (proprio in senso etimologico) il quadro come un insieme enciclopedico di modi di fare. Convivono stilemi consueti - olio, acrilico, acquerello, grafite, pastelli, e si potrebbe continuare ancora -, con cose che prima degli anni cinquanta non avevano niente a che fare con la pittura.

E’ vero, il collage esiste almeno da quando esistono i cubofuturisti, ma l’uso contestualizzante che ne fa Liberati e' proprio dell’esperienza POP, cioe' un punto nodale didascalico dell’opera. Spesso e' un urlo, nelle opere piu' politiche; quando vengono ritagliati articoli di giornale. Spesso e' autoreferente, quando sono gli affiches ad essere incollati sul supporto. Il decollage, nel doppio senso del termine. Parente povero delle superfici emulsionabili di molti popist, si ottiene colsemplice passaggio di un solvente sull’immagine da riportare.

Farebbe pensare a Rauschenberg.Oppure, con il creare casualmente strappi, sbreghi, tagli nella sovrapposizione di tanti collages. Farebbe pensare a Rotella.Vi e' poi questo strano modo di agire: dipingere per poi cancellare cio' che si e' fatto. Coprire le immagini con le veline o con semi opache campiture monocrome, cioe' un incollare e decollare simbolico, ma pittorico. Perche' e' forse l’enunciato piu' evidente della pittura contemporanea. Nascondere il macroscopico ed esaltare, anche numericamente, il piu' piccolo.

Sono una dichiarazione di apparteneza, non solo stilistica, al Pop. Dove, piu' che in ogni altro movimento, e' gia' concetto usare determinati materiali e determinate forme.Un’idea di concetto che si rafforza quando si hanno come riferimenti ideali precisi il pop europeo e soprattutto quello romano che di contenuti ne hanno espresso tanti. Ma la questione e' dialettica, si usano certi linguaggi perche' si e' pop, ma si e' pop perche' si riportano nel quadro tutte le cose della vita. Musica Un primo capitolo di questa esposizione e' la parte dedicata alla colonna sonora della vita dell’artista.

Innanzitutto Dylan perche' e' il contraltare dell’artista romano. Con una vastissima produzione di canzoni politiche - la canzone di protesta nasce con lui -, ma anche pezzi piu' intimisti, di vita quotidiana e d’amore.Ecco spiegato perche' Liberati ha una produzione doppia. Non si tratta di lavori impegnati da una parte e commerciali dall’altra. Ogni persona ha un essere pubblico che lo porta a ragionare sul mondo e una vita privata fatta di cose che sono solo sue.Emblematico, difatti, e' stato portare dei quadri ispirati e dedicati non a Dylan, ma a Leonard Cohen. CinemaAl principio vi era il Bertolucci di “Ultimo tango a Parigi" in una bella mostra alla galleria Sinibaldi.

Ora, con un particolare occhio di riguardo alla produzione italiana, ma spaziando verso tutta la cinematografia che lo ha influenzato, v’e' questa teoria iconografica. E’ un percorso sentimentale fatto di frammenti di cose che prima erano solo accennate e che verranno sviluppate nella mostra interamente dedicata a Visconti. Evidente e' l’utilizzo del riporto e del collage come da tradizione.Se e' vero che l’America ha colonizzato anche il nostro inconscio, come diceva Wenders, e' vero che questi quadri costituiscono una risposta tangibile all’enunciato.

La Madre dell’UccisoSe le opere dedicate al cinema sono una specie di anticipazione di una grande mostra sul cinema, queste sono la puntualizzazione, non ancora il capitolo finale, di una ricerca iniziata cinque anni fa.E’ uno studio iconografico dei primi cinquant’anni del ‘900 in Sardegna. Episodi di grande rilevanza sociale, fissati nei momenti piu' emblematici, pubblicati nel calendario ‘Memorie del Novecento in Sardegna’ edito dall’ANPPIA nel 2000.

Il tutto culmina con la riproposizione dipinta di quella che Salvatore Naitza ha definito “... l’opera d’arte piu' nota e celebrata che possiede la Sardegna": ‘La madre dell’ucciso’ di Francesco Ciusa. Quest’indagine, finalizzata al calendario e alle opere che vediamo qui, e' stata condotta con lo stesso metodo e con la stessa passione che avevano Rossellini, Visconti e De Sica quando hanno inventato il neorealismo e che aveva Renzo Vespignani colui che forse ha ispirato maggiormente Angelo Liberati. Massimo Antonio Sanna

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