Domenico Bianchi
Pier Paolo Calzolari
Paolo Canevari
Jannis Kounellis
Peter Wuthrich
Gilberto Zorio
Dal quadrato nero Malevich alle croci di Ad Reinardht, dalle pennellate di Franz Kline ai ferri di Jannis Kounellis e alle stelle e canoe di Gilberto Zorio, questo colore ha assunto nelle opere di molti protagonisti dell'arte dell'ultimo secolo significati e simbologie diversi e sovente in contrasto tra loro.
Collettiva
La Galleri Cardi e' lieta di annunciare la mostra “Nero", che si inaugurera' il 30
novembre nella sede espositiva di Corso di Porta Nuova 38 con opere di Domenico Bianchi, Pier Paolo Calzolari, Paolo Canevari, Jannis Kounellis, Peter Wuthrich e Gilberto Zorio.
Il nero e' un colore largamente utilizzato nell’arte del secolo scorso. Dal quadrato
nero Malevich alle croci di Ad Reinardht, dalle pennellate di Franz Kline ai ferri di Jannis Kounellis e alle stelle e canoe di Gilberto Zorio, e altri ancora, questo colore ha assunto nelle opere di molti protagonisti dell’arte dell’ultimo secolo significati e simbologie diversi e sovente in contrasto tra loro. Certamente il nero e' di per se' un colore che per la cultura occidentale esprime drammaticita', nello stesso tempo, come tutti i simboli archetipici rimanda a significati ambivalenti. E' infatti sia l’espressione del lutto sia dell’erotismo (il quanto, velato, e' il colore che maggiormente contrasta con il biancore della carnagione), nega tutti gli altri colori e nello stesso tempo, essendo la somma dei colori dell’iride, li possiede potenzialmente tutti. Esprime il buio ma anche l’accecamento dovuto alla troppa luce. In alchimia nell'opus alchemicum, la materia passa attraverso tre fasi: nigredo, albedo e rubedo. Nella prima, legata al colore nero, l'anima non conosce che l'inganno dei sensi; nella seconda si ha l'epifania di un mondo nuovo; nella terza, la cancellazione del suo inganno. Il nero inteso come caos espresso dall’alchimia e' dunque il punto di partenza della ricerca dell’io (l’oro filosofale) in quanto l’uomo aspira a dare ordine al caos, sostituire la luce al buio. Il nero come punto di partenza di tutte le cose equivale dunque al “numero uno" di Pitagora. Tuttavia, al di la' delle sue implicazioni simboliche e filosofiche, il nero appare sovente nelle opere dei nostri giorni svuotato di significati narrativi e simbolici, quasi fosse una sorta di materiale autonomo da plasmare per definire l’architettura e alla costruzione formale dell’opera.
Domenico Bianchi nato a Roma nel 1965 costruisce con la cera impianti formali
astratti di forte impatto metafisico. La
luce diviene per l’artista elemento primario che, in molte sue opere, si somma e
concentra nel nero. La trasparenza della
cera e della fibra di vetro insieme alle sottili foglie dei metalli in essa affogati
(oro, platino, argento e rame) suggeriscono
all’artista l’invenzione delle forme, la variabilita' del timbro dei colori, la
definizione dello spazio. Nelle opere di Bianchi
l’immagine e' costituita da un segno a volte quasi trasparente che mantiene
l’apertura verso gli infiniti rimandi del senso.
I suoi lavori sono stati definiti “Mappe dell’anima", a testimonianza di quanto sia
importante in lui la dimensione del
trascendente.
Pier Paolo Calzolari nato a Bologna nel 1943, predilige materiali “non artistici"
(ghiaccio, neon, piombo, cera, fuoco)
con cui allestisce installazioni complesse. In un orizzonte poetico di riferimenti che va
dalla pittura bizantina alla lirica
del Novecento, usa foglie di tabacco o di banano, scritte al neon, piombo, che
adotta per la sua malleabilita' atta a ricoprire
le superfici piu' diverse, dalle pareti alle scalinate, cosi' come fara' con la
margarina, e i motori dei frigoriferi attivati a
ghiacciare gli elementi con cui e' in contatto. Con la brina e il ghiaccio prodotti
meccanicamente ottiene in colore bianco
che si pone come essenza, come valore assoluto, mentre ogni altro bianco "pittorico"
equivarrebbe ad una possibilita' fra
molte altre, e sarebbe inevitabilmente "relativa".
Il lavoro di Calzolari puo' essere visto come un dialogo inesausto fra l’istanza
dell’assoluto e il mondo dei fenomeni che
nella loro estrema relativita' lo contraddicono ma anche lo inverano in nuove sintesi
di senso.
Davanti alla tela trattata con un solo colore, ma spesso recante tracce manuali, l’artista pone materassi e sedili, sedie ed impermeabili, legni e metronomi, questi ultimi a misurare quella temporalita' da cui il monocromo
come traccia dell’assoluto.
D’altra parte il dipinto viene integralmente sostituito dalle superfici coperte di
sale, o di muschio, o ancora dai "quadri"
ghiacciati per ritrovare l’essenza di cui l’artista e' alla ricerca.
Le opere piu' recenti assumono le dimensioni di grandi sculture o di installazioni
ambientali, ampie superfici di piombo
applicate alla pareti o grandi griglie metalliche mutano la loro morfologia grazie
all’opera dei motori ghiaccianti. Altri lavori lo vedono riprendere operativamente gli elementi costitutivi dei linguaggi dell’arte, dall’architettura alla pittura, in
installazioni oggettuali che coinvolgono l’ambiente.
Galleria Cardi&co
Corso di Porta Nuova, 38 - Milano
Orari: Mon - Sat 10:30 - 13:30 / 15:30 - 19:30
Ingresso libero