Novocomum on Wheels e' la prima tappa del progetto "Direct Architecture. Politics and Space" a cura di: Marco Scotini, articolato in 4 mostre. L'opera di Papadimitriou e' una piattaforma mobile che si puo' spostare per i quartieri della citta'. Attraverso un gesto irrisorio e scanzonato l'artista ha messo su ruote un frammento tra i piu' noti dell'architettura modernista comasca (la famosa soluzione d'angolo del Novocomum di Terragni).
Novocomum on Wheels
A cura di Marco Scotini
Lo spazio per l’arte contemporanea Borgovico 33 di Como promuove Direct
Architecture. Politics and Space, un progetto a cura di Marco Scotini.
Dopo l’importante iniziativa della mostra di Dan Graham del 2004, che
aveva visto la realizzazione del padiglione Half Square/Half Crazy di
fronte alla Casa del Fascio di Giuseppe Terragni, Borgovico 33 torna
infatti ad occuparsi del rapporto tra pratiche artistiche e architettura
urbana.
Lungo la durata di un intero anno saranno proposte quattro mostre
personali, affidate ad altrettanti importanti artisti internazionali, che
focalizzano la propria attenzione sulle strategie di riappropriazione
della città contemporanea. Maria Papadimitriou, Santiago Cirugeda,
Vangelis Vlahos e Jesús Palomino sono stati invitati a immaginare uno
spazio urbano flessibile, collettivo e temporaneo e a produrre, dentro
l’affascinante sede dell’ex chiesa seicentesca sede dell’Associazione
Culturale Borgovico 33, un padiglione in scala reale, che sia modello di
intervento e di azione urbana.
Il progetto - che intende prendere le mosse dalla concentrazione a Como di
modelli d’architettura modernista, per poter riflettere sulla
trasformazione del paradigma urbano e sociale all’interno della città
globale - inizia l’8 febbraio 2007 con la prima esposizione dedicata a
Maria Papadimitriou, (Grecia, 1957 vive e lavora a Volos, Atene), aperta
al pubblico fino al 25 marzo 2007. Seguiranno quelle dello spagnolo
Santiago Cirugeda in maggio, di Vangelis Vlahos in ottobre e di Jesús
Palomino nel dicembre 2007.
Sia Maria Papadimitriou che Jesús Palomino si sono resi noti per le loro
appropriazioni territoriali e le costruzioni precarie e d’emergenza. Tutto
il lavoro di Vangelis Vlahos tende invece a ricostruire la storia degli
edifici modernisti per mezzo di archivi che ne rivelano il valore politico
di rappresentanza. Le strutture di Santiago Cirugeda si presentano come
strategie di occupazione e forme di disobbedienza civile.
Per Direct Architecture Maria Papadimitriou ha progettato Novocomum on
Wheels, una piattaforma mobile che si può spostare per i quartieri della
città di Como. Attraverso un gesto irrisorio e scanzonato l’artista ha
messo su ruote un frammento tra i più noti dell’architettura modernista
comasca. La famosa soluzione d’angolo del Novocomum di Terragni, tra i
primi esempi dell’architettura del razionalismo italiano degli anni Venti,
diventa un modello in scala, alto poco piu’ di 4 metri, con luci colorate
dall’interno che lo declinano in versione pop e ne fanno un esempio di
truck-art. Una selezione di disegni dell’artista sono esposti, accanto a
fotografie e modelli preparatori.
Maria Papadimitriou non è nuova all’elaborazione di un approccio
realistico e tangibile alla costruzione della città contemporanea, come ha
dimostrato ad Avliza, un’area abbandonata e post-industriale di Atene,
divenuta con gli anni un insediamento improvvisato di una comunità nomade
di valacchi rumeni. L’artista ha operato in questa area una sorta di
”appropriazione ambientale”, come l’avrebbe definita Helio Oiticica. A
partire dal 1999 Avliza diventa un Temporary Autonomous Museum for All:
una riserva di condizioni insediative mobili e, allo stesso tempo, un
progetto collaborativo aperto ad artisti, architetti, antropologi,
filmmakers, sociologi assieme alla comunità rom. Senza interferire con lo
stile di vita originario dell’insediamento ha messo in cantiere una “serie
di servizi sociali per popoli itineranti”. Nascono da qui campioni di una
“città in transizione” come il progetto di casa per i custodi del Museo e
“Transbonanza Platform”, un furgone capace di trasformarsi in un palco per
concerti live e DJ set in grado di creare spazi pubblici “qui e ora”.
Come ricorda Marco Scotini “Il fallimento della pianificazione modernista,
e la nuova attenzione dimostrata dalla metà degli anni Novanta per le
storie di pianificazione "dal basso", ha esteso l’interesse per le forme
di partecipazione diretta ai modi con cui si costruisce la città globale.
La stessa definizione di “città contemporanea” ha cominciato ad essere
utilizzata per designare una formazione diversa e inedita rispetto a
quella della “città moderna”. La frammentazione e l’urbanità informe, le
tattiche di auto-organizzazione, la figura dei vuoti urbani, la
transitorietà e la precarietà dei nuovi soggetti sociali hanno ricondotto
il modello astratto modernista alla prassi concreta postfordista. Ogni
attuale proposta di costruzione urbana è anche un tentativo di
decostruzione della supposta neutralità dell’International Style e della
sua pretesa di trascendere frontiere culturali e identità nazionali”.
Se negli anni Sessanta si è parlato di “cinema-diretto” come mezzo di
contatto tra cineasta e situazione filmata e Beuys all’inizio degli anni
Settanta apriva a Documenta 5 un “ufficio per la democrazia diretta” e se
molte pratiche contemporanee riportano all’ordine del giorno l’dea di
“azione diretta”, con Direct Architecture. Politics and Space si allude ad
una sorta di cantiere permanente in cui si realizza la città in tempo
reale.
Maria Papadimitriou ha studiato all’École nationale supérieure des
beaux-arts di Parigi. Insegna al Dipartimento di Architettura
dell’Università di Thessalia, in Grecia. È attiva anche nel campo della
fotografia. Partecipa ad importanti esposizioni collettive - tra le quali
la XXV Biennale di San Paolo in Brasile con il progetto T.A.M.A.
(Temporary Autonomous Museum), Manifesta 4 a Francoforte e alla I Biennale
di Architettura delle Canarie del 2006 - e personali, come We’ll meet
again al Museo Reina Sofia di Madrid. Nel 2003 vince il Premio per l’Arte
contemporanea greca indetto dalla Fondazione Deste. In Italia sue opere
sono state esposte anche a Nowhere Europe (51. Esposizione Internazionale
d’Arte di Venezia), alla Fondazione Olivetti, al PAC e all’Isola Art
Center di Milano.
Ufficio stampa: Chiara Costa chiaracosta@alice.it
Ilaria Gianoli tel. 02514406 ilariagianoli@tin.it
Inaugurazione: 8 febbraio 2007, ore 18
Associazione culturale Borgovico 33
via Borgo Vico, 33 - Como
Ingresso: libero
Orario: da venerdì a domenica dalle 15 alle 20 o su appuntamento