Centro Cultural Borges
Buenos Aires
Viamonte 525 esq. San Martin
+54 (11) 55555359
WEB
Nicolas Pallavicini
dal 12/12/2007 al 12/1/2008
0054 (11) 5555-5359
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Segnalato da

Antonio Arevalo



 
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12/12/2007

Nicolas Pallavicini

Centro Cultural Borges, Buenos Aires

Anatomia del Paesaggio. In mostra un nutrito numero di opere, olio su tela di grandi e piccole dimensioni della sua piu' recente produzione. Nei suoi dipinti il colore e' materia che si compone nello spazio steso con una pratica continua e costante. A cura di Antonio Arevalo.


comunicato stampa

A cura di Antonio Arevalo

Pallavicini è un pittore vero, uno dei pochi contemporanei a credere seriamente e con grande responsabilità alla forma quadro. La sua pittura ha attinto in alcuni momenti all'espressionismo tedesco di Baselitz ma anche all'astrattismo americano di Rothko, mai alla ricerca di uno stile, ma al contrario nei suoi quadri si ritrova la più fresca e potente libertà stilistica in una continua ricerca del sorprendente attraverso però le lezioni dei più grandi maestri della pittura da Tiziano a Rembrandt.

Il colore nelle sue tele è materia che si compone nello spazio dato con sapienza e con una pratica continua e costante. In mostra sono presenti un nutrito numero di opere, olio su tela di grandi e piccole dimensioni, della sua più recente produzione, riunite sotto il tema del paesaggio. Occuparsi di un tema così controverso spesso relegato solo alla pittura di maniera, paesaggista, o nel più fortunato dei casi, rinchiuso nel Romanticismo storico è una sfida che affronta e rilancia nel migliore dei modi.

Nel caso di queste opere infatti il tema non è una scusa o un argomento, ma è l'opera stessa. Queste tele non rappresentano nessun paesaggio ma sono della stessa natura del paesaggio, è il colore che come materia si organizza in paesaggio, così com'è lo sguardo ad organizzare la natura in paesaggio, unisce la potenza espressiva dell'astrattismo ad un tema e lavora in controsenso lasciando che in alcuni momenti sia il paesaggio a rivelare la natura intrinseca della pittura e in altri la pittura a rivelare la natura del paesaggio. In questo gioco di rivelazioni Pallavicini, ci permette di intravedere una lezione di pittura, una soluzione futura.

Il paesaggio non è il tema generale della sua pittura, è, solo in questa occasione, la dimostrazione che la pittura è in grado di affrontare quasi analiticamente qualunque argomento, e che la sua specifica potenzialità è inesauribile. Certo bisogna riconoscere il tema del paesaggio si presta all'individuazione di questa potenzialità vicina solamente alla poesia, perché questo tema che cosi generosamente è stato trattato nella sua estetica filosofica racchiude l'elemento "Natura" e il suo diretto rapporto con "l'essere Umano".

Così se, nel suo scritto "Paesaggio, uomo e natura nell'età moderna" per il filosofo Joachim Ritter il "Paesaggio è natura che si rivela esteticamente a chi la osserva e la contempla con sentimento. […]una visione in sé compiuta, sentita come unità autosufficiente, ma intrecciata tuttavia con qualcosa di infinitamente più esteso, fluttuante, compreso nei limiti che non esistono per il sentimento – proprio di uno stato più profondo- dell'unità divina, della totalità naturale". Quindi la natura diventa paesaggio solo quando l'uomo si rivolge ad essa senza uno scopo pratico, dunque nasce da una contemplazione sentimentale della natura. Allora il poeta, il pittore, l'artista in generale è capace, grazie al sentimento, di estrapolare quella particolarità dalla totalità della natura, che forma il paesaggio. Anche Baudelaire diceva "Davanti al paesaggio gli occhi dell'anima colgono ciò che gli occhi non possono cogliere" e questo ci riporta a quel problema che Breton nella sua "Antologia dello humour nero" individua nell'opera di Kafka, ovvero "…quello dell'oscura necessità naturale, in quanto essa si contrappone alla necessità umana o logica, rendendo chimerica ogni aspirazione profonda alla libertà."

E se il sogno ha fornito a Kafka una "soluzione provvisoria" la pittura allo stesso modo nella sua bidimensionalità fissa è in grado di offrirci la stessa soluzione e anche in maniera più definitiva, perché anche qui " Gli "oggetti" che popolano questi luoghi non sono più estranei all'uomo, la loro presenza è giustificabile senza cercane la logica, così percepiti (e dipinti) come fossero illuminati dall'inconscio gli "oggetti" diventano percorribili interiormente..." tutto sulla stessa tela e su uno stesso piano. È con questa prospettiva che dobbiamo guardare all'opera di Pallavicini perché egli è consapevole che qualunque sia il tema, la pittura rimane lo strumento che colma la distanza tra l'Uomo e le cose del mondo, tra il mondo e la sua rappresentazione, che può affrontare il rapporto tra lo spazio e il tempo inscrivendosi sempre nella contemporaneità che caratterizza ogni società in relazione a questo rapporto.

La mostra " Anatomia del paesaggio…". Presentata dall'Istituto Italiano di Buenos Aires presso il Centro Cultural Borges di Buenos Aires a cura di Antonio Arévalo è la prima grande personale dedicata a Nicolàs Pallavicini.

Inaugurazione 13 dicembre 2007

Centro Cultural Borges
Viamonte esq. San Martin, Buenos Aires
ingresso libero

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