Galleria Le Opere (vecchia sede)
Roma
vicolo della Campanella, 10
06 68136100
WEB
Elena Pinzuti
dal 6/2/2008 al 28/2/2008
mercoledi' - sabato 16-20

Segnalato da

Roberta Giulieni




 
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6/2/2008

Elena Pinzuti

Galleria Le Opere (vecchia sede), Roma

Hurt. Nella serie di lavori presentati l'artista delinea volti, mai veri ritratti, ma stati d'animo, espressioni di moti interiori, costruiti attraverso la stesura di una materia a tratti nitida e a tratti evanescente e soffusa. Partendo dalla fotografia Pinzuti re-interpreta i soggetti donandogli un carattere espressionista


comunicato stampa

a cura di Jacopo Mattia Alegiani
presentazione di Roberta Giulieni

Nella serie di lavori presentati, Elena Pinzuti delinea dei volti, mai veri ritratti ma stati d’animo, espressioni di moti interiori, costruiti attraverso la stesura di una materia dalla resa a tratti nitida e a tratti evanescente e soffusa.
Partendo dalla fotografia, quale mezzo per fissare le fattezze e le espressioni reali che catturano la sua attenzione, l’artista giunge, sulla tela alla loro re-interpretazione interiore, donandogli un carattere fortemente espressionista.
Nelle tele di maggiori dimensioni ci mostra volti disegnati da un sentimento, plastici e presenti eppure sfuggenti come i ricordi. Fattezze emotive intensamente evocate.
Gli incarnati di tali visi, collocati in una dimensione sospesa tra il reale e l’immaginario, ora si ritagliano su di uno sfondo indefinito, elusivo, fatto anch’esso della materia di una memoria affettiva, ora vi si confondono, quasi emergendone.
Neutralizzando lo sfondo, attraverso la stesura di una superficie monocroma, l’artista pone in risalto e, allo stesso tempo, toglie sostegno alle sagome irregolari dei volti, distanziando ulteriormente la loro rappresentazione da un rispecchiamento naturalistico a favore di una resa espressiva.
Da ognuno dei volti raffigurati sembra trasparire una domanda, un’interrogazione. I loro contorni, solo a tratti rimarcati in maniera innaturale, non tracciano i rigidi confini dell’umano, forse a sottolineare una via di fuga del pensiero, e l’impossibilità di ingabbiare il sentimento.
L’immediatezza comunicativa è affidata agli occhi, i quali ci fissano nel profondo o cercano una risposta fra di loro. Ci attraggono con la loro profondità, costringendoci a guardarli veicolando il nostro stesso sguardo.
Con la loro insistenza ci sentiamo per primi osservati, ma da una presenza che non avvertiamo come estranea. Per l’effetto di un ribaltamento ci ritroviamo a guardare noi stessi, assumendo, alternativamente, le fattezze delle grandi sagome esposte.
Elena ci fa dono della rappresentazione dell’Empatia.
Elena ci parla di Umanità.
Così anche nella serie di piccoli acquerelli, i quali,disposti a formare una parete, non presentano la confusione e l’anonimato di una società sempre più vasta e indistinta, ma la particolarità di ogni singolo essere umano attraverso l’impressione colta dall’artista in un istante reso da lei infinito.
Non l’individualismo e la distanza, ma la comunione e la prossimità.
I colori, con la loro qualità liquida, vengono utilizzati in maniera drammatica, a dimostrazione della varietà infinita dei passaggi emotivi che regolano i moti della sfera affettiva.
La resistenza del plexiglass e la sua trasparenza sottolineano la sostanza stessa del sentimento.
Elena ci presenta l’umanità intera. Così la Vita, quanto la Morte.
Ad un solo passo dalla chiassosità della vita, il silenzio della morte:
“Come agnello […] è rimasto muto e non ha aperto la sua bocca” così recitano i Responsori della settimana santa,parole che ben descrivono la serie di ritratti di bambini morti, ”strappati dalla terra dei viventi”, che aprono una riflessione sulla stretta attualità e su fatti come la strage nella scuola di Beslan, che distintamente ci ritornano alla memoria.
In questi ritratti nessuno sguardo è più rivolto a noi, le ampie superfici di colore dalle tonalità acide che si contrappongono violentemente, ci ricordano l’umanità dolente e la rappresentazione del presagio della perdita ne “La famiglia” (e il presagio della fine) nelle rappresentazioni di Schiele, ci parlano di morti premature che nascondono i semi di una follia collettiva, di violenze e sopraffazioni verso le creature più vulnerabili, loro, alle quali ora va il nostro sguardo, la nostra sofferta attenzione e soprattutto il nostro silenzio.
Roberta Giulieni

Catalogo a cura da Jacopo Mattia Alegiani Gangemi Editore

Inaugurazione giovedì 7 febbraio 2008 dalle ore 18.30

Galleria le 'Opere'
vicolo della Campanella, 10 - 00186 Roma
Dal mercoledì al sabato ore 16-20

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