Che voli prendere. Il rapporto fra la figura e lo spazio e' un elemento centrale nella poetica dell'artista: la leggera indeterminatezza delle sue fotografie permette di comprendere che la riconoscibilita' non ha alcuna importanza perche' siamo di fronte a luoghi interiori.
a cura di Roberto Mutti
La fotografia digitale ha rapidamente conquistato i favori del grande pubblico
affermandosi come mezzo di immediata comunicazione facilitata dai costi contenuti e
dalla (apparente) semplicità d'uso. Tutto ciò ha fatto forse passare in un secondo
piano l'aspetto più interessante e complesso, quello della sua dimensione creativa.
Da questo punto di vista la cosiddetta "rivoluzione digitale" ha rappresentato una
autentica svolta perché ha richiesto agli autori di non limitasi ad utilizzare una
nuova tecnologia - come i tanti fotografi occasionali che hanno di fatto solo
sostituito le pellicole con le schede - ma di indagare in un nuovo ambito espressivo
le cui potenzialità sono ancora tutte da scoprire.
I fotografi più attenti hanno cominciato a muoversi in questa direzione e oggi si
può dire che si sta affermando una generazione di autori dotati di una forte
consapevolezza molto evidente nelle loro opere. Daniela Cavallo appartiene di
diritto a questo gruppo di fotografi emergenti e si segnala per la freschezza della
sua visione come anche per il rigore di una ricerca che sa essere profonda.
La sua più recente ricerca "Che voli prendere" - presentato dal 7 marzo al 18 aprile
negli spazi della Galleria San Salvatore di Modena - prosegue idealmente il percorso
fin qui intrapreso dalla giovane autrice con lavori come "Ascension", "Suspence",
"Speculazioni", "Multiethnos" "Doppia terra" ma nello stesso tempo lo proietta in
una nuova dimensione onirica tutta giocata sui valori della poesia.
Il rapporto fra la figura e lo spazio resta come elemento centrale nella poetica di
Daniela Cavallo: la leggera indeterminatezza delle immagini permette di comprendere
che la riconoscibilità non ha alcuna importanza perché siamo di fronte a luoghi
interiori di fronte ai quali l'osservatore si sente inevitabilmente ammaliato.
Il cielo, l'acqua, gli alberi sprigionano una vibrante vitalità che l'autrice coglie
in sette immagini fra cui alcuni trittici dotati di un pregevole equilibrio ed è
come se queste fotografie andassero alla ricerca di qualcosa di atavico cui non
sappiamo rinunciare.
Immagine: Mal d'Infini, 2009, stampa digitale, cm.170x140
Inaugurazione 7 marzo 2009 ore 17,30
Galleria San Salvatore
via Canalino, 31 - Modena
Aperto ma/me/ve ore 17.30-19.30, sabato 10.30-12.30/16.00-19.30
Ingresso libero