Fabio Tiboni Arte Contemporanea
Bologna
via del Porto, 50/d
051 6494586
WEB
Fan koo
dal 24/5/2009 al 17/7/2009
mer-ven 14-20, sab 10.30-20

Segnalato da

Fabio Tiboni Arte Contemporanea




 
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24/5/2009

Fan koo

Fabio Tiboni Arte Contemporanea, Bologna

Una mostra a due. Nim Kruasaeng proviene dall'Isan in Tailandia; la sua opera e' la trascrizione sulla pagina di tutte quelle esperienze fantastiche che tramano la sua esistenza. Emanuele Becheri fonda il proprio lavoro su una cultura dell'arte e dello scetticismo della Storia. A cura di Pier Luigi Tazzi.


comunicato stampa

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a cura di Pier Luigi Tazzi

Făn kôo è una mostra a due. Più che una sonata a quattro mani, è un blind date, non tanto fra le persone degli artisti, quanto fra le loro rispettive opere.

Nim Kruasaeng e Emanuele Becheri si sono conosciuti lo scorso anno partecipando ad una stessa mostra a Bangkok. In quell’occasione le loro opere, che condividevano insieme ad altre di altri artisti gli stessi spazi, sembravano convergere in una sorta di rumore di fondo appena distinguibile, e tuttavia inequivocabile, nel generale concerto. Si trattava di qualcosa che era al di là del visibile e insisteva su una tensione sottesa alle superfici degli oggetti e dello spazio che essi contribuivano, con la loro presenza, a definire.

Nim Kruasaeng proviene dall’Isan, la vasta area del nord-est della Tailandia, dove si parla Lao e le cui tradizioni e condizioni economico-sociali storiche ed attuali costituiscono forse la più macroscopica delle differenze etnico-culturali che segnano la complessa società tailandese. La sua opera, che si fonda su una pratica costante, quasi quotidiana, non è che la trascrizione sulla pagina bianca del foglio o della tela di tutte quelle esperienze percettive e fantastiche che tramano la sua esistenza e sono senso e sostanza della sua vita. Più che poter parlare per quanto la riguarda di una ricerca, secondo i canoni che connotano l’arte attuale ormai a livello planetario, ricerca in senso sia estetico che speculativo, potremmo dire di una sua scrittura in figuris in cui si esplicita un’ampia gamma di relazioni, che vanno dalla percezione del mondo come dell’occasionale e dell’immediatamente circostante, nelle loro forme più parziali, minoritarie, apparentemente secondarie e dimesse, quali si manifestano all’esperienza quotidiana, alla visione interiore di un universo magico composito, sotterraneo e parallelo a quello della vita cosciente.

Emanuele Becheri fonda il proprio lavoro su una cultura dell’arte, al tempo stesso scettica, dello scetticismo della Storia, e sofisticata, nel senso di un continuo scavo, mise en question, delle ragioni del fare e dei suoi modi, sia nella storia delle loro mutazioni ed evoluzioni, che nella flagranza dello stato presente. La sua può considerarsi una ricerca senza soluzioni di continuità in cui il dato dell’opera è l’esito, più o meno fortuito e significativo, di una sincope, in senso musicale, all’interno di un processo in atto. E’ ogni volta come se si offrisse un test dello stato dei lavori attualmente in corso. Il test non da ragione della complessità della ricerca, né ne verifica, di volta in volta, la validità: si limita a darsi, ad aver luogo.

Riunire allora all’interno dello stesso spazio le opere di Nim e di Emanuele significa dare occasione a quanto ci era sembrato avesse un’assonanza nel concerto di Bangkok, a quel rumore di fondo. I due diversi fiumi sotterranei, che attraversano l’opera di ambedue gli artisti - il senso di stare nel tempo e di andare oltre il tempo che trascorrono l’opera dell’artista isan, il senso di produrre un rapporto fra la pratica di una specifica e rigorosa ricerca sulle ragioni dell’arte, da un lato, e, dall’altro, il mondo, in cui questa pratica ha luogo, dell’artista occidentale in questa fase della storia - confluiscono per oscura simpatia nella caverna dello spazio dell’arte. Ognuno di essi poi seguirà il proprio corso, rientrerà nelle proprie profondità, ognuno verso il proprio invisibile destino. Per un momento li abbiamo visti affiorare in superficie. Come un doppio sogno sognato da due persone distinte che si incrocia per un momento (momentum) di subitanea suggestione.

--------english

Făn kôo is a two artist exhibition. More than a sonata for four hands it is a blind date, not so much between the artists as between their respective works. Nim Kruasaeng and Emanuele Becheri first got to know each other last year whilst participating in the same exhibition in Bangkok. On that occasion their works, which shared the same spaces alongwith other artists, seemed to converge as a kind of almost indistinguishable – though nevertheless unequivocable – background noise in the general concert. This was something that was beyond the visible and dwelt in an underlying tension between the surface of the objects and of the space which their very presence helped to define.

Nim Kruasaeng comes from Isan, a vast area of Thailand’s north-east where Lao is spoken and whose traditions and historical and actual socio-economic conditions constitute perhaps the most macroscopic of the ethno-cultural differences which characterise Thailand’s complex society. A self-taught artist who moved to Bangkok many years ago, she was discovered and supported by Montien Boonma (1953 – 2000), one of the greatest artists of Thailand’s recent art history. Most importantly, all her work consists of paintings and drawings which have little to do not only with the painting tradition of Western Art, but also with that which is specifically Thai. Based in a constant, almost daily, practice, her work is effectively the transcription onto the blank page or canvas of the entirety of the perceptive and fantastical experiences which plot her existence, and are the sense and substance of her life.

Emanuele Becheri bases his work on a culture of art, which is both sceptical, from the scepticism of History, and sophisticated, in the sense of a continual excavation, of a mise en question of the reasons for making and of its methods, both in the history of their change and evolution, as well as in the flagrance of their present state. His work can be considered as an uninterrupted search in which the single work is the result – more or less by chance and meaningful – of a syncopation, in a musical sense, internal to the work in process. It is as if each time he offers a test of the state of the work in progress. The test doesn’t give reasons for the complexity of the research, nor does it verify, time after time, its validity: it limits itself to being, to taking place.

So, reuniting the works of Nim and Emanuele within the same space means giving an occasion to those assonances from the concert in Bangkok, to that background noise.The two different subterranean rivers which flow through the works of both artists – the sense of staying within time and going beyond time that runs through the works of the artist from Isan, the sense of producing a relationship between the practice of a specific and rigorous search for the reasons of art, on the one hand, and, on the other, the world of the western artist in this historical phase in which this practice takes place – flow together in obscure sympathy in the cavern of the art space. Each of them then follows its own path, enters its own depths, each to its own invisible destiny. For a moment we have seen them blossom on the surface.Like a double dream dreamt by two distinct persons who cross for a moment (momentum) of sudden suggestion.

Inaugurazione 25 maggio ore 18

Fabio Tiboni Arte Contemporanea
via del Porto 50/d - Bologna
Merc - Ven 14 - 20, Sab 10.30 - 20
ingresso libero

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