Galleria Zamenhof
Milano
via Zamenhof, 11
02 83660823 FAX
WEB
Tre mostre
dal 20/10/2009 al 14/11/2009
mercoledi-domenica 15-19

Segnalato da

Davide Corsetti




 
calendario eventi  :: 




20/10/2009

Tre mostre

Galleria Zamenhof, Milano

'Tracce e materia' raccoglie quadri e sculture degli artisti Roberto Borotto, Marie Es-Borrat, Davide Ratti, Mariangela Tirnetta, Bernarda Visentini. 'De-Structura' e' la doppia personale del pittore Lauro Lessio e della scultrice Patrizia Murazzano, a cura di Virgilio Patarini. 'Le alchimie del sogno' presenta dipinti surreali di Giuseppe Orsenigo per la cura di Davide Corsetti.


comunicato stampa

Le alchimie del sogno - Mostra personale di Giuseppe Orsenigo

a cura di Davide Corsetti

Giuseppe Orsenigo è un maturo artista di grande esperienza tecnica e pittorica le cui opere, surreali ed espressive, ci invitano ad entrare in un suggestivo ed articolato mondo immaginifico che si pone in quella terra di confine tra sogno e realtà. Sebbene la data della sua prima mostra sia relativamente recente, le origini della sua ricerca artistica risalgono agli anni 60’ seguendo da allora lunghi anni di segreto lavoro segnato da profonda dedizione e da grande fermento creativo.

Impegnato con successo nel settore del design e nella progettazione di elementi d’arredo, Giuseppe Orsenigo ha scelto di operare la sua ricerca artistica parallelamente al suo lavoro, cercando attraverso di essa di leggersi e di misurarsi con sé stesso e con il suo vissuto prendendo necessariamente le distanze da tutto ciò che poteva distrarlo da questa sua determinazione, confrontandosi in una battaglia che sapeva non avrebbe potuto combattere alla luce, ma solamente immergendosi ed esplorando, in questo suo “lungo viaggio lontano dal mondo”, quei luoghi nascosti in cui si trovano le più profonde ragioni dell’uomo.

Ed è di questo viaggio che raccontano le opere di Orsenigo che, in modo simile ad un alchimista contemporaneo, sembra aver seguito la strada di quella via della ricerca ermetica ed alchemica espressa nell’acrostico “VITRIOL”, ovvero “Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem” che esorta alla conoscenza di sé attraverso “l’esplorazione del proprio io più profondo, passando attraverso gli stadi della comprensione dei propri limiti e delle proprie facoltà in relazione al proprio vissuto ed al mondo che lo circonda, così da scoprire in sé quella “pietra occulta” o “pietra filosofale” simbolo della consapevolezza della vera natura del proprio essere e sentire.

Un viaggio nell’inconscio quindi, costellato di desideri e speranze, di esperienze di vita e di realtà solamente sognate, di riflessi di mondo e di echi di ciò che vi si trova oltre; un viaggio ricco di battaglie, spesso aspre e difficili, combattute tra ciò che è “in sé” e ciò che è “altro da sé”. Un viaggio al quale Orsenigo, con la suggestiva elaborazione delle sue opere, ci chiama a partecipare, giocando a riconoscere ciò che di esse ci coinvolge e ci definisce, ponendoci di fronte ai nostri stessi desideri ed alla misura dei nostri sogni.

Da abilissimo artigiano, da “maestro del fare e del comporre”, ha attinto dai molteplici strumenti tecnici e pittorici in suo possesso per raccontarsi e raccontare questo suo viaggio attraverso i luoghi dei sogni e dell’inconscio, in una suggestiva danza tra figura ed astrazione, tra materia e pittura, tra disegno e oggetto, tra profondità pittorica e volume reale. Le sue opere infatti si esprimono per mezzo di una multiforme varietà di materiali e di tecniche sovrapposti che si contaminano, cancellandosi e ridefinendosi, contrapponendosi e mescolandosi, in un perpetuo moto di generazione e trasformazione, di occultamento e rivelazione.

Dal legno al vetro, dal metallo alla pittura, dal collage alla tela, i materiali del sogno prendono forma invadendo ed eludendo lo spazio reale con le trasparenze del vetro e dei colori, con le estroflessioni delle lastre di metallo, con le incisioni delle superfici lignee e dei solchi nella pittura. Composizioni che, sebbene frutto di violenti contrasti tra ragione e sentimento, ritrovano armonia ed eleganza nel proporsi e disporsi nella loro forma compiuta, rivelando al di là del conflitto interiore che le ha generate, una profonda e viva speranza, testimonianza della bellezza che si cela in chi, incurante di ciò che potrà incontrarvi, ha percorso queste difficili vie alla ricerca di sé. Così come recita la frase riportata da un anonimo su un’edizione del trattato alchemico Currus Triumphalis Antimonii: “Chi sa non può, chi vuol non ha, e chi né vuol né sa, tutt’ha e può” con accanto la nota ''Vero proverbio per chi non è chimico sofista ma vero''.
Davide Corsetti

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De-Structura - Lauro Lessio e Patrizia Murazzano

a cura di Virgilio Patarini

Mercoledì 21 ottobre 2009 alle ore 18:30 presso la galleria Zamenhof, in via Zamenhof 11, a Milano, nella “Sala Vedova” inaugura la doppia personale del pittore Lauro Lessio e della scultrice Patrizia Murazzano “De-Structura” a cura di Virgilio Patarini.

Estratto dal verbale della giuria del concorso nazionale d’arte Contemporanea “Il Segno”

[…] Gli artisti candidati al concorso e prescelti come finalisti dai membri della commissione esaminatrice hanno dimostrato un’acutezza di indagine estetica e concettuale che evidenzia non soltanto un rinnovamento tecnico-esecutivo nell’impiego degli strumenti che oggi l’arte mette a disposizione, ma anche una solida consapevolezza del patrimonio storico-artistico ereditato dalle Avanguardie storiche, spesso citato, ripensato, rielaborato, contaminato. Impossibile evidenziare una sola tendenza dominante: la Giuria, non muovendo da alcun pregiudizio preliminare, e valutando esclusivamente la forza e l’efficacia delle opere proposte e selezionate, si e’ trovata, alla fine, ad attribuire il primo premio nelle varie categorie previste ad opere di tendenze molto differenti: dall’astratto geometrico dei due vincitori a pari merito del Premio “Vedova”, al figurativo stilizzato del vincitore del Premio “Chagall”, dall’informale materico del vincitore del Premio “Basquiat”, al figurativo metafisico dei due fotografi vincitori del Premio “Man Ray”, fino all’opera cinetica e interattiva del vincitore del Premio “Fontana”.
Il verdetto della giuria è stato il seguente.

Il premio “Emilo Vedova” per la migliore opera astratta (aniconica) è stato assegnato ex-aequo e all’unanimita’ a Patrizia Murazzano, autrice della scultura in vetro “Disio” e al pittore Lauro Lessio per il dipinto intitolato “Decostruzione”.

Le loro opere sono state votate con le rispettive seguenti motivazioni:
“l’opera di Patrizia Murazzano si è distinta per una efficace e dinamica struttura geometrica e per una raffinatezza esecutiva che mira ad una sorta di apologia della luce, creando suggestivi riflessi e giochi di relazione tra piani”, mentre “L’opera di Lauro Lessio, dietro l’articolazione degli espliciti rimandi storici al Costruttivismo e al di la’ della sottile ricerca intellettuale capace di contaminare citazioni architettoniche e fotografiche con un disegno pseudo-progettuale e una elegantissima astrazione geometrica in punta di pennello, palpita in realta’ di un raffinato afflato poetico”.

La giuria: Paolo Levi, Rossana Bossaglia, Virgilio Patarini, Valentina Carrera, Davide Corsetti, Michele Govoni e Sabrina Falzone.

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Tracce e materia - Roberto Borotto, Marie Es-Borrat, Davide Ratti, Mariangela Tirnetta, Bernarda Visentini

a cura di Virgilio Patarini

Mercoledì 21 ottobre 2009 alle ore 18:30 presso la galleria Zamenhof, in via Zamenhof 11, a Milano, nello “Spazio Burri” inaugura la mostra tematica “Tracce e materia” a cura di Virgilio Patarini. In mostra quadri e sculture degli artisti Roberto Borotto, Marie Es-Borrat, Davide Ratti, Mariangela Tirnetta, Bernarda Visentini

Dalla notte dei tempi l’uomo lascia segni del suo passaggio, tracce della sua esistenza sulla materia inerte: dalla pietra su cui gli uomini preistorici incidevano figure e simboli alla carta vergata d’inchiostro. E da sempre quel gesto, quell’azione ha un valore magico, rituale. E le tracce, i segni che ne derivano hanno un’aura di sacralità che non solo si riverbera sulla materia che li riceve, ma che dalla materia stessa ricava linfa, consistenza, valore aggiunto, slittamenti di senso. Scolpire lo stesso simbolo sulla pietra con uno scalpello o vergarlo sulla carta con uno scalpello o vergarlo sulla carta con un pennino d’oca è frutto di un gesto diverso e produce un segno diverso, un “senso” diverso.

Questa mostra indaga proprio questo: il rapporto tra gesto, traccia e materia coniugando non solo idealmente i graffiti dell’uomo preistorico con l’action painting dell’artista contemporaneo. E proprio da un recupero e da una ricontestualizzazione del graffito che muove la ricerca di Bernarda Visentini che tuttavia contamina un segno pseudo-preistoricco con una modellazione delle masse plastiche sinteticamente contemporanea e un’altrettanto contemporanea scelta del materiale da scolpire: il cemento soffiato. Anche per Marie Es-Borrat è fondamentale la scelta dei materiali con cui fare pittura: oro, tela di sacco, pigmenti terrosi che colano sulla tela, si stratificano o sono lavati via in un rapporto dialettico tra il mettere e il levare, tra ricchezza e povertà. Borotto, Tirnetta e Ratti muovono da un ripensamento critico dell’action painting di Pollock, con sfumature differenti. Più ortodosso è l’approccio della Tirnetta che usa dripping e colature in un deciso impatto cromatico fatto di forti contrasti. Più inquieto e sperimentale Borotto, che presenta qui tre cicli paralleli: un dripping su tela su base preparata con ampie campiture cromatiche; una serie calligrafica di segni d’inchiostro nero su carta ed alcuni collages policromi e polimaterici di piccole dimensioni ma grande interesse.

Davide Ratti infine gioca con il gesto del gettare colore sulla tela: lo interpreta in chiave metaforica, mostrando un omino che letteralmente “sputa” colore e poi lo fa proliferare, uscire dal confine della tela, sconfinare su altre tele, conquistando uno spazio più libero e imprevedibile. Metafora dell’impulso creativo che supera i limiti di questa ragione “quadrata”, cartesiana. E trasforma la materia-colore in traccia. Che poi è quello che fanno, a modo loro, anche Borotto e Tirnetta.

Virgilio Patarini

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Immagine: Giuseppe Orsenigo

Inaugurazione delle 3 mostre mercoledì 21 ottobre 2009 alle ore 18:30

Galleria Zamenhof
via Zamenhof, 11 - Milano
Orario: dal mer. alla dom. dalle ore 15 alle 19
Ingresso libero

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