21_11_2014 - Proteste e spazi: che futuro?

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Indice :

1 Impressions from the city

2 7_11_2014 - Quale rapporto con la città?

3 17_11_2014 – Che ruolo per cultura e ricerca?

4 21_11_2014 - Proteste e spazi: che futuro?

5 27_11_2014 - Quale esperienza della città?


La manifestazione curata da Zoë Ryan riunisce 53 progetti di designer da tutto il mondo; questo appuntamento culturale genera molteplici sguardi e crea occasioni di confronto con la città di Istanbul ed il suo 'pubblico' - le persone, lo spazio, le dinamiche sociali, politiche e culturali.


Durante l'intervista del 20 novembre Matteo Locci degli Ati Suffix ha accennato all'azione del giorno successivo ambientata nella meeting area di Kazliçeşme, pensata assieme a Cenk Dereli e Yelta Köm del collettivo Kontraakt, anche loro presenti in Biennale nell'area Broadcasting.

Questo enorme spazio pubblico distante pochi kilometri da Taksim square e capace di ospitare oltre 100.000 persone, è ad oggi il luogo di riferimento per manifestazioni riconosciute dalla municipalità. Più precisamente, è uno dei pochi spazi pubblici di Istanbul per cui è possibile ottenere facilmente i permessi per manifestazioni di carattere politico, considerate di disturbo alla quiete pubblica se esercitate in piazza Taksim o in altri luoghi centrali, ma del tutto lecite in tale remoto spazio; ''solo alcune manifestazioni sono accettate nello spiazzo delle manifestazioni, un luogo che comunque nessun manifestante vuole usare a tale scopo, poiché nessuno potrà mai vederli'' ha osservato Locci.
Lo spazio è famoso per il raduno del 16 giugno 2013 di supporto all'allora Primo Ministro Recep Tayyip Erdoğan e al suo partito AKP (partito per la giustizia e lo sviluppo) in risposta ai moti di Gezi Park, in cui una folla fornita di bandiere nazionali e del partito è stata sapientemente raccolta per ascoltare le rivendicazioni contro il movimento di protesta e a supporto della sovranità del partito al comando della nazione.
I membri di Ati Suffix e Kontraakt* hanno pensato ad un'azione ambientata in tale spazio per connettere la singolarità del luogo ad una riflessione su un grande punto critico della vita politica contemporanea in Turchia: l'espressione delle idee politiche tramite i social media. Ben noto è il ruolo fondamentale rivestito da Twitter per la diffusione di informazioni e materiali mediali sulle proteste di Gezi Park, tanto da renderlo l'odierno strumento d'elezione dell'opinione pubblica turca per le attività di protesta. Altrettanto nota è oggi la ridotta reazione che segue l'ormai costante movimento online, laddove ad un grande dinamismo nella virtualità della rete non segue un'altrettanta potente azione nella realtà delle piazze, compromettendo spesso sul nascere l'efficace organizzazione di alternative progettualità politico-sociali di medio o lungo respiro.
I due collettivi di designer hanno stressato questo punto inscenando una manifestazione nella Kazliçeşme meeting area: in linea con la poetica di ABC Manifesto**, gli Ati Suffix hanno fornito ai commentatori dei social media l'occasione per liberarsi del lato scomodo della protesta, invitando gli attivisti di Twitter a delegare la diffusione in piazza del messaggio lanciato nella rete, scendendo a manifestare al posto loro. L'azione risultante ha sfiorato il nonsense, puntando ad un'ingiustificata risonanza su Twitter per completare tale teatro dell'assurdo, sottolineando le contraddizioni di un agire politico che trova il suo senso unicamente nella frequentazione della piazza virtuale e perde di vista il valore dell'atto di rivendicazione nello spazio pubblico.

L'atmosfera già di per sé straniante dell'azione è stata ulteriormente amplificata dalla desolazione del luogo: la meeting area di Kazliçeşme, spoglia delle dense e colorate folle documentate negli scatti del raduno di giugno 2013, evidenzia il suo distacco dalla frenetica vita della città circostante e palesa la sua unica ragion d'essere come area di separazione e arginamento.
L'esistenza stessa di tale luogo rivela molto sull'approccio allo spazio pubblico in Istanbul, un soggetto considerato scomodo e anche per questo sottoposto a riqualificazione e trasformazione massive, spesso efficacemente neutralizzato nelle sue funzioni di servizio alla libera espressione nella vita pubblica; una tendenza, questa, che pare purtroppo non destinata a tramontare, almeno non nei prossimi anni.

Elena Malara

*Rimando all'intervista del 9 Dicembre per approfondire il progetto Kontraakt presente in Biennale.
**Rimando all'intervista del 20 Novembre per approfondire il progetto ABC Manifesto presente in Biennale.


Le altre Sezioni:

Now happening at the Design Biennale
http://www.undo.net/it/my/TasarimBienali2014/306/833

Interviews
http://www.undo.net/it/my/TasarimBienali2014/305/832

Ulteriori informazioni su Istanbul Design Biennial http://www.undo.net/it/mostra/182795








Il raduno di giugno 2013 di supporto all'AKP