5_11_2014 - Quale futuro per gli spazi pubblici?

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Indice :

1 Now happening at the Design Biennale

2 3_11_2014 - Cos'è il futuro Oggi?

3 5_11_2014 - Quale futuro per gli spazi pubblici?

4 12_11_2014 - Che prospettive per le azioni collettive?

5 22_11_2014 - Il futuro dell'artigianato è in città?

6 1_12_2014 - Quale Biennale?

7 20_02_2015 - Quale eredità?


Ogni mercoledì alla Galata Greek School, Broadcast Department dalle 17:00 alle 19:00 hanno luogo i 'Talk to us' Panels, incontri con i designer ospiti, gli organizzatori e i professionisti della manifestazione per confrontarsi su differenti visioni del futuro, guidati da main topics e domande chiave.


Ieri sera Ali Dur ha moderato la discussione "The future of...Open Spaces", ospiti gli esponenti di 72HUA, TAK, Iyi Ofis, e SO? Studio.

"(…) every space has invisible powers, costs, negotiations, managers, and values which are valuable, and to understand them is useful to build a network of partners to work on it"

L'intervento di Gilly Karjevsky ha efficacemente sintetizzato il nodo principale della discussione: come considerare, approcciare e infine alterare lo spazio pubblico non perdendo di vista il contesto ambientale, culturale e umano in cui ci si inserisce.
Gilly Karjevsky ha espresso la sua opinione con cognizione di causa: assieme a Kerem Halbrecht è ambasciatrice del progetto 72Hours Urban Action, una "real-time architecture competition" pensata per stressare la versatilità di urbanisti e architetti, invitati a creare originali soluzioni per migliorare la vivibilità dello spazio pubblico con la sfida di una limitata disponibilità temporale, economica e spaziale.
La realizzazione della competizione è strettamente legata all'abilità dei suoi promotori di 'fare network' con le istituzioni e le realtà presenti sul territorio d'azione: in occasione della Biennale di Design stanbuliota, è stata attivata una collaborazione con TAK – Tasarım Atölyesi Kadıköy, per dare vita al workshop 'How to do too Kadikoy', da cui sono scaturiti originali arredi urbani disegnati e realizzati interamente con materiali di recupero (per approfondire potete consultare i siti http://www.72hoururbanaction.com/ e http://www.kadikoytasarim.org/en/).

Il coordinatore di TAK, Ömer Kanıpak (anche fondatore di Arkitera, http://www.arkitera.net/?lang=en), ha mantenuto l'enfasi su formalizzazione e uso dello spazio pubblico in Istanbul portando un 'case study' – i playground per bambini e ragazzi sparsi per la municipalità – come esempio di un modello, votato all'iper progettazione e all'alterazione artificiosa degli spazi verdi, che plasma tutti il luoghi della città fruibili per relax e tempo libero.
(Il suo intervento mi ha riportato alla mente le contrastanti sensazioni provate al primo impatto con tali spazi: 'parchi' con metrature da aree parcheggio, densi di strutture colorate adibite al gioco dei più giovani e allo sport dei più maturi, spogli da alberi o in cui il verde ha la mera funzione di contrappunto decorativo).
La domanda "spaces in Istanbul are 'open' enough?" ha posto lo spunto per una riflessione sulla necessità di 'aprire gli spazi' e progettare di conseguenza, pensando ad interventi di carattere "minimal and basic" che possano enfatizzare le qualità degli ambienti preservando libertà di dinamismo fisico e immaginativo; tutti gli ospiti della Talk hanno concordato che "designers and architects should be a step backward", intendendo il loro contributo come un suggerimento rispetto all'uso dello spazio, quasi una pratica di 'soft design'.

In tutto questo, il ruolo degli 'users', il pubblico, non è stato dimenticato.

Elif Ensari e Can Sucuoğlu di Iyi Ofis (http://iyiofis.com/) hanno presentato i loro lavori ispirati a una progettazione ad alta efficienza e costi contenuti, che produca strutture pienamente integrabili nel tessuto urbano e facilmente adottabili dal pubblico; l'ambizione è di completare lo spazio con strumenti utili alla collettività, invitata a sviluppare per essi nuove modalità d'uso e arricchirne il valore materiale e simbolico.
L'invito è rivolto anche a chi vuole produrre o modificare le strutture: per un periodo di tempo i progettisti hanno reso infatti disponibili per il download i files originali, spronando a una partecipazione attiva nella reimmaginazione degli spazi.
L'utente dopotutto deve essere approcciato in modo diverso: Gilly Karjevsky ha evidenziato come nella contemporaneità ''(…) the user must learn to be creator of spaces, in order to demand for public spaces'', una riconciliazione di azione e speculazione teorica che riconnette il saper fare in collettività con le pratiche di democrazia dal basso.

Se architettura e design fino a questo punto erano stati letti come tendenzialmente positivi, l'intervento di Oral Göktaş di SO? Studio (http://en.soistanbul.com/) ha riportato l'atmosfera generale sotto una prospettiva più oggettiva.
L'architetto ha ripreso la natura dell'oggetto architettonico, interrogandone l'essenza: "(…) architecture is a tool capable of linking, or at reverse, of unlinking us to the space". Le strutture che si inseriscono nello spazio alterano le possibilità di contatto con esso: creano nuovi passaggi e movimenti ma allo stesso tempo possono annullarne altri propri della conformazione ambientale di partenza.
Come esempio di una possibile mediazione tra strutture ed ambiente originario ha portato un recente progetto (http://www.skyspottingstop.com/) realizzato all'Istanbul Modern, col quale lo studio ha tentato di riportare al centro il rapporto tra lo spettatore e la costa circostante il Museo, attualmente preclusa all'accesso da recinzioni.
L'intervento di forte stampo lirico recupera tale rapporto in modo semi-indiretto, impiantando strutture che si inseriscono nell'asfalto del cortile per galleggiare sulla sottostante superficie marina; il risultato è una 'foresta di pali' in perenne fluttuazione come mossi dal vento.
La parte più interessante è però il come poi tale riconfigurazione dello spazio è stata usata dalle persone: il pubblico ha adibito l'area a zona relax e a spazio ludico per i più piccoli, mentre diversi artisti hanno usato l'area e le strutture per ambientare o creare delle performance ex-novo.

Il Panel dedicato al futuro degli spazi pubblici si è confermato interessante, gli spunti forniti dagli ospiti sono stati molti e le domande da porre, come sempre, tante.

Se un dubbio rimane è sul poco approfondito rapporto del pubblico con la progettazione degli spazi; a tal riguardo sarà utile seguire il Panel di mercoledì 12 novembre sul futuro delle azioni collettive, ospiti Institute of Creative Minds col progetto Gastronomika, Architecture for all – herkes için Mimarlık, e Fala Atelier.

Elena Malara


Le altre sezioni: 

Interviews 
http://www.undo.net/it/my/TasarimBienali2014/305/832

Impressions from the city 
http://www.undo.net/it/my/TasarimBienali2014/304/831

Ulteriori informazioni su Istanbul Design Biennial
http://www.undo.net/it/mostra/182795








Foto di Onur Dogman











How to do too Kadikoy - 72HUA & TAK Kadikoy



How to do too Kadikoy - 72HUA & TAK Kadikoy



Think Micro - Iyi Ofis



Think Micro - Iyi Ofis



Think Micro - Iyi Ofis



Sky Spotting Stop - SO? Studio - Foto di Mushin Akgun



How to do too Kadikoy - 72HUA & TAK Kadikoy - Foto di Ali Guler