fb' | Sentimenti

Vai alla homepage di Prima Visione




habitat [photo by Danilo Marasco]



ignoto [photo by Jessica Petrassi]



unicum [photo by Ester Ferrari]

Non pensare più a ciò che hai udito fino ad oggi - spiegò Oban - quello che la maggior parte della gente ode non è che una minima parte di ciò che c'è da udire. Se credi che il suono del mondo penetri dentro di te come i canti degli uccelli del bosco non lo udrai assolutamente. Come trovarai qualcosa di nuovo se non ti aspetti niente altro che quello che già conosci? Non stabilire delle regole che la musica debba seguire. Limitati ad ascoltare. Ascolta.
(Andy Stone, Songs of the Kingdome)

---

di Danilo Marasco

Sicuramente il sentimento dominante dell’esperienza compositiva del canto è lo stupore! Stupore per la capacità e la facilità di mutare stato d’animo durante la performance, dovuta al pathos e al coinvolgimento emotivo.
Iniziata con un forte senso di imbarazzo ed inadeguatezza, cui non hanno potuto sopperire né la libera disposizione all’interno della stanza, né le palme atte a creare un habitat ideale alla composizione ed alla libera espressione vocale, né tanto meno il tenere gli occhi chiusi per un maggiore raccoglimento personale, l’esperienza si è rivelata altamente interessante. È accresciuta in me la curiosità per l’esperimento nel momento in cui una ignota voce ha cominciato ad intonare una nota, subito seguita da un’altra e poi un’altra ancora.
La spontaneità con cui le voci si susseguivano mi ha spinto a provare ad emettere anch’io un suono, rompendo di fatto il muro d’imbarazzo che all’inizio sembrava cosi’ solido. Ed in quel momento eccolo! Inatteso ed imponente un senso di benessere e di sfogo prendeva possesso del mio animo a mano a mano che il suono usciva, ormai libero e disinibito, dalle mie labbra. Un sentimento di piacere e di alleggerimento dato dalla consapevolezza di non essere più un singolo, ma bensi’ di far parte di un gruppo, di un tutto in cui il mio io si andava perdendo, spinto dal piacere e dall’armonia di quella che ormai stava diventando una sinfonia.
Come ho detto all’inizio, quello che più mi è rimasto dell’esperienza è lo stupore nell’ascoltare il risultato finale della performance; una musica dolce, armonica, dalle fattezze quasi sacrali, che sembrava impossibile essere improvvisata, nella quale non c’era più una voce, né la mia voce, ma bensi’ la voce di un gruppo, di un momento derivante dall’unione di tanti stati d’animo fusi insieme come fossero una sola voce.

---

di Jessica Petrassi

Il 12 dicembre mentre eravamo nello studio ci avevi informato che avremmo dovuto aiutarti in un tuo lavoro, non hai voluto svelarci di cosa si trattasse e credo che ciò abbia contribuito a far nascere in me, nel momento in cui il giorno seguente ci siamo incontrati, uno stato d'animo che variava tra l'eccitazione nel fare qualcosa di nuovo e ignoto e allo stesso tempo di paura dovendomi mettere in gioco davanti a persone estranee in un azione fuori dal comune. Sovrastata dai sentimenti ho sentito la necessità di alzarmi e allontanarmi dalla stanza per un paio di minuti, rientrata ho deciso di sedermi rivolta verso la parete, sentivo l'esigenza di crearmi un spazio intimo. Iniziata la performance mi sono unita alle altre voci in modo timido e insicuro, la mia voce era tremula, in seguito ho acquisito sicurezza, non avevo più paura di esprimermi e quei suoni erano diventati per me liberatori, avrei voluto urlare ma ero frenata dai toni bassi delle altre voci. Sentivo che quella litania portava dei benefici. Conclusa la performance mi sentivo bene, la melodia aveva calmato la mia psiche e inoltre ero felice di aver superato un mio limite, infondo non ero neanche poi così stonata. Ancora adesso, se ci penso, mi emoziono.

---

di Ester Ferrari

Unirci nel canto mi è sembrata una cosa bella e naturale, non poteva che essere così...
... Nei giorni precedenti, ciascuno di noi aveva fatto sentire la propria voce e affermato la propria personalità ma partecipare a un'attività di gruppo, ascoltando se stessi, è un'altra cosa: inibizioni e timidezze vengono a galla, inutile nasconderlo. Si è trattato di una piccola, giocosa prova e il risultato è stato una piacevole sorpresa: una sorprendente armonia che mi ha donato una grande gioia. Un atto liberatorio in cui ciascuno si esprimeva per ciò che è, un “unicum” nel gruppo, infrangendo le piccole regole formali che ci ingabbiano ogni giorno per tirar fuori ed ascoltare la nostra voce più profonda e vera. E se tutto questo sembra scontato, a parer mio, tanto scontato non è!! Quanto ci ascoltiamo ogni giorno?? Temo pochissimo... A me viene più naturale l'ascolto dell'altro che l'auto-ascolto. Mi sono sentita come un'isola in un arcipelago. Non a caso eravamo a occhi chiusi, immersi nel nostro microcosmo da dove ci arrivavano, questo si, gli echi di altri microcosmi o isole a cui agganciarci, però, per me, l'esercizio era principalmente individuale. Se ci fossimo tenuti per mano e guardati negli occhi, probabilmente il risultato, sarebbe stato ancora diverso!!