Ciò che è vivo - culture tour | Nei luoghi dell'arte

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Indice :

1 Ciò che è vivo - culture tour

2 "Buona vita!"

3 Ciò che è vivo - culture tour | Fondazione Baruchello

4 Ciò che è vivo - culture tour | Connessioni ambientali

5 Ciò che è vivo - culture tour | Nei luoghi dell'arte

6 Ciò che è vivo - project | Open studio e mostra al MACRO

7 In viaggio tra natura e cultura




Giardino Domestic Integrity di Fritz Haeg, Pollinaria



Consortium Instabile di Futurefarmers, Pollinaria



Consortium Instabile di Futurefarmers, Pollinaria



Bolognano (PE)



Adelfia (BA)



Urbees di Antonio Barletta, arnie installate sull'opera La Folie du PAV di Emmanuel Louisgrand



Workshop_42/Ciò che è vivo - culture tour, Emanuela Ascari 2015, PAV courtesy



Workshop_42/Ciò che è vivo - culture tour, Emanuela Ascari 2015 La Folie du PAV di Emmanuel Louisgrand, PAV courtesy



Workshop_42/Ciò che è vivo - culture tour, Emanuela Ascari 2015 La Folie du PAV di Emmanuel Louisgrand



Ciò che è vivo - culture tour | La Folie du PAV di Emmanuel Louisgrand







Villaggio Ecologico di Granara (PR)

Sono diverse le ragioni per cui un artista si può avvicinare e confrontare direttamente o concettualmente con l'agricoltura, per esplorare il legame tra l'uomo e la terra, per recuperare l'estetica del vegetare, porsi domande sulla qualità del cibo e della vita, o stimolare dinamiche comunitarie e relazionali, ma per tutti questo interesse muove da una comune attenzione alla vita. In Italia non mancano luoghi dove l'arte si è espressa in relazione all'agricoltura e ad un fare estetico sensibile al vivente, ho perciò voluto inserire alcuni di essi tra le tappe del mio percorso.
Oltre alla Fondazione Baruchello a Roma, già oggetto di un precedente articolo, dove il confronto è stato con il pensiero estetico di Gianfranco Baruchello, ho fatto altre soste in questi luoghi dell'arte.

La prima a Pollinaria, in Abruzzo, dove Gaetano Carboni ha riconvertito terreni di famiglia in una azienda agricola biologica che produce antiche varietà di cereali, olio, vino, frutta, su un terreno di circa 300ha in gran parte boschivo, preservando la naturale fertilità dei suoli e l'identità contadina di questo angolo di Abruzzo rurale, con il fine di produrre arte e cultura ambientale, esplorando l'integrazione tra arte, agricoltura ed ecologia. Ogni anno infatti viene invitato un artista a realizzare un lavoro in quelle terre, dove sono arrivata a posizionare la mia frase, o parte di essa, dialogando con alcune delle opere presenti, mettendo così in relazione i principi e le intenzioni del mio e del lavoro di questi artisti.
La prima è quel che resta del Giardino Domestic Integrity di Fritz Haeg, un orto-giardino di piante selvatiche commestibili o utilizzabili per tingere tessuti, attrarre impollinatori, produrre cestini, o come rimedi medicinali e fiori decorativi, con l'idea di mostrare le risorse disponibili a livello locale durante ciascuna stagione.
Successivamente mi sono inoltrata nel bosco dove, su un albero, si incontra lo spazio progettato da Futurefarmers per la loro opera Consortium Instabile, una piattaforma architettonica e concettuale ideata per articolare e condividere un pensiero ed un immaginario rurale tra coltivatori, comunità locali, studiosi e artisti, location concettualmente ideale per un mio passaggio.

Poco distante si trova Bolognano, sulla strada verso la tappa successiva. Le terre della cantina in cui lavorò Joseph Beuys sono purtroppo dei vigneti coltivati in modo convenzionale, cosa che non mi ha permesso di coinvolgere l'azienda in questo progetto. Mi sono fermata perciò nei terreni a fianco, quelli incolti che costeggiano la strada. Alla Piantagione Paradise, purtroppo, non mi è stato concesso di poter andare.

Anche la tappa in Puglia, ad Adelfia, ha a che vedere con l'arte. La Zappa sui Piedi, che mi ha ospitato assieme all'Associazione per la Promozione del Territorio Tipicadelfia, è un collettivo interdisciplinare di architetti, designer, artisti, agricoltori, che ha intrapreso un lavoro sull'immaginario agricolo realizzando, a settembre 2014, una prima edizione del Film Festival di Cinema Agricolo “La Zappa sui Piedi” che, sotto la direzione artistica di Niko Angiuli, ha proposto una importante rassegna cinematografica quale stimolo a riflettere sul ruolo culturale dell'agricoltura oltre la produzione agricola, e a interrogarsi sulle prospettive del paesaggio agricolo e della cultura rurale a partire dal fenomeno dell'abbandono dei campi e dalle ragioni che lo motivano.

Granara, sulle colline di Parma, è invece un villaggio ecologico nato alla fine degli anni '80 sulla scia dei tentativi di costituzione di comuni libertarie, recuperando un vecchio borgo con tecniche di bioedilizia e autocostruzione ed arrivando ad una piena autonomia energetica.
Ora il Progetto Granara è una “comunità part-time” che ha dato vita a numerosi sottoprogetti integrati per connettere fra loro attività di produzione agricola biologica, educazione ambientale, ospitalità e di ricerca e formazione artistica, attraverso laboratori e residenze per compagnie di teatro, danza, musica. Da anni viene organizzato un importante Festival di teatro, il Granara Festival, giunto alla sua XIII edizione, ed è stato attivato anche un piccolo spazio espositivo, il MAGra, Museo d'Arte Contemporanea, nato da un'idea degli artisti Chiara Camoni, Luca Bertolo e Alessandra Andrini.

La tappa finale è stata al PAV, Parco Arte Vivente, di Torino, dove il progetto ha preso la forma di un workshop, curato da Orietta Brombin (Attività Educative e Formative). I principi e l'esperienza del mio lavoro sono confluiti in un incontro-conversazione con Antonio Barletta, apicoltore urbano e ideatore del progetto Urbees, Marco De Vecchi, docente di progettazione del paesaggio presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari di Grugliasco (TO), e Gianluca Cosmacini, architetto paesaggista e co-fondatore del PAV, in dialogo con i partecipanti. In questo luogo, oltre all'opera di Piero Gilardi, il PAV stesso, sono numerosi i lavori di altri artisti con cui relazionarsi. In gruppo si è scelto di posizionare la frase all'interno dell'opera La Folie du PAV di Emmanuel Loiusgrand, un'architettura-giardino, opera vegetale permanente e spazio-laboratorio a cielo aperto, in costante evoluzione e crescita, con la quale già Antonio Barletta aveva interagito inserendovi quattro dei suoi alveari urbani.

Precedentemente al “culture tour”, a marzo 2014, la frase era stata installata anche nei terreni di un altro spazio dell'arte, Novella Guerra, tappa “fuori percorso” di questo progetto, ma in linea nei principi e nella forma. Novella Guerra è un progetto di residenza artistica e riflessione estetica di Annalisa Cattani, situata nelle colline prossime a Imola, una casa con 1ha di terreno a frutteto, vigna, e animali, quale spazio dove potere riscoprire il piacere dell'incontro, dello scambio e della residenza e dove vengono organizzati incontri e mostre al fine di mantenere vivo il dibattito sull'arte in un contesto campestre e informale.

Alcuni sviluppi di questo lavoro saranno presentati a ottobre a Roma al museo MACRO. Il progetto è risultato infatti vincitore di una residenza artistica presso il museo, dove mi trovo per rielaborare e dare forma alle suggestioni e conoscenze raccolte durante il percorso, quale fase successiva del viaggio appena concluso.

Buona vita!


Nelle foto: frase in legno courtesy Regione Lombardia