La Generazione delle Immagini 5 - 1998/99 - Landscape in Motion Mark Dion Nato nel 1961 a New Bedford in Massachusetts. Il suo lavoro spesso parte dal recupero di oggetti e elementi, prelevati nel paesaggio naturale o urbano, che vanno a formare una sorta di museo che stimola riflessioni ecologiche e sociali oltre che estetiche. Ricordiamo a questo proposito il suo intervento all'ultima Biennale di Venezia poi ripreso nella galleria Emi Fontana a Milano. Grazie per essere venuti. Ho l'impressione che almeno la metà delle persone presenti stasera siano vecchi amici, e la cosa anziché rassicurarmi mi intimidisce più che mai. Parlerò del tema di questi incontri, e cioè del paesaggio, facendovi vedere molte immagini. In fondo ci stiamo occupando di arti visive. Cercherò di essere il più possibile semplice e lineare. Quello di 'paesaggio' è un concetto piuttosto strano. In natura esiste il territorio, ma non il paesaggio. Il paesaggio è una cornice che si usa per circoscrivere e isolare un pezzo di territorio in modo da renderlo comprensibile, riproducibile, tangibile. Quando penso al paesaggio penso a questa cornice. I 'paesaggi' sono le idee che ci facciamo sul territorio che ci circonda. Credo che una delle ragioni per cui Roberto mi ha invitato a parlare in questa conferenza è che il mio lavoro è incentrato in gran parte sulla rappresentazione della natura. In effetti il mio lavoro parla proprio di concetti che riguardano la natura. Nel senso che il paesaggio non ha realmente a che fare con il territorio ma è piuttosto un modo di vedere che provoca delle conseguenze molto concrete su ciò che il territorio poi diverrà. Voglio parlare della cornice più che del territorio. Risalirò alle origini di uno dei più importanti ambiti nei quali si producono idee sul territorio e sulla natura, un'istituzione didattica il cui compito è quello di catalogare e rappresentare il mondo della natura: il museo di storia naturale. Questo sarà il punto di partenza per poi parlare del mio lavoro. I musei di storia naturale sono uno dei più importanti punti di partenza per l'analisi delle modalità con cui una cultura dominante costruisce e dimostra le proprie tesi sulla natura. È lì che si trova la storia ufficiale. Come accade per tutti i musei, il museo di storia naturale funziona prima di tutto come contenitore di una collezione. Sebbene l'esterno di questo contenitore possa variare notevolmente di volta in volta, la duplice funzione di raccogliere e conservare la collezione e di allestire e mettere in mostra la natura in modo comprensibile per il pubblico, accomuna tutte le istituzioni di questo tipo. Di fatto potremmo dire che il museo in realtà è costituito da due istituzioni distinte: una che si occupa della ricerca scientifica all'interno della scienza evolutiva, un'altra che ha la funzione di spazio espositivo di carattere didattico sulla biologia. Così come la struttura architettonica del museo cambia come riflesso del cambiamento del gusto e dei metodi di progettazione, anche il sistema organizzativo si modifica con l'evolversi della ricerca scientifica unanimemente accettata. Questi mutamenti riflettono l'instabilità della categoria culturale di 'natura'. Immaginate di avere a disposizione un'enorme scatola completamente vuota -un museo - e un'ampia collezione di materiali vari da disporvi all'interno. Prima ancora di cominciare, già vi troverete ad affrontare il primo problema: cos'è la natura' Cos'è una 'specie naturale'' Negli Stati Uniti, la storia naturale è una disciplina che include l'antropologia culturale per cui nel museo si trovano i manufatti dei vari popoli. Ciò avviene raramente nei musei europei dove l'etnografia possiede dei suoi contenitori appositi. Ma invece di scoraggiarci, vediamo un po' come potremmo organizzare la nostra collezione. Forse potremmo cominciare dall'inizio della storia del museo stesso: le wunderkammer del sedicesimo e diciassettesimo secolo. Queste collezioni private erano incredibilmente numerose: per esempio dal 1586 al 1735 solo in Olanda ne esistevano più di 200. Esse comprendevano elementi naturali o specie animali, manufatti, arte, antichità greche o romane, oggetti etnografici e nuove invenzioni. Tali assemblaggi erano caratterizzate da una passione per le stranezze e le novità, come oggetti (sia naturali che fatti dall'uomo) provenienti dal Nuovo Mondo o anomalie della natura. Gli oggetti a volte venivano disposti secondo il metodo che definirei 'mi sono scordato di mettere a posto l'armadio' ovvero 'mucchio di roba'. Altre volte, tuttavia, erano organizzati secondo metodi enciclopedici o cosmologici di inverosimile complessità. Spesso la collezione veniva interpretata come un microcosmo, una specie di rappresentazione del mondo in miniatura che comprendeva i simboli di elementi naturali, come gli umori, le passioni e gli spiriti. Gli elementi che formavano queste collezioni sono difficilmente classificabili con le categorie di oggi. Si trattava spesso di oggetti insulsi e complicati che possedevano un valore al tempo stesso materiale e feticistico o magico. L'immagine di ricchezza che la collezione proiettava sul suo proprietario era uno degli elementi essenziali nel ruolo diplomatico e rappresentativo della collezione stessa. Devo confessare che ho una passione particolare per le wunderkammer, dovuta proprio alla loro spiccata somiglianza con gli improbabili depositi dei musei piuttosto che con le gallerie espositive. Esse inoltre, al contrario di molti musei d'oggi, erano molto interattive. Il periodo di transizione tra le wunderkammer e i veri e propri musei scientifici è rappresentato molto bene da un'istituzione che è rimasta immutata nel tempo: il Teyler Museum di Haarlem (Olanda). A causa di una cronica mancanza di fondi il museo è stato preservato dalle ristrutturazioni, che spesso hanno effetti disastrosi, e rimane perciò uno dei musei storici meglio conservati d'Europa. Come quella di molte collezioni private, l'identità di questo museo è stata in gran parte determinata agli interessi del suo fondatore, tuttavia l'obiettivo principale con cui il museo fu costruito era quello didattico. Le collezioni furono pensate come mezzo per mostrare le ultime scoperte della tecnica e delle scienze ad un pubblico ben più ampio di quello di una ristretta cerchia o di un club. L'organizzazione del museo si basava sull'idea che ogni volta che si fosse verificata una nuova scoperta si sarebbero mandati degli inviti ai membri del museo, mentre il pubblico sarebbe intervenuto a sperimentare in prima persona la nuova invenzione. Il Teyler Museum inoltre promuoveva l'arte attraverso una collezione di disegni e stampe che sarebbero servite da modello e da fonte di ispirazione per gli artisti locali che non potevano permettersi un viaggio in Francia o in Italia. Con la sua missione di promozione delle arti e delle scienze ad Haarlem, questo museo divenne uno dei primi fondati sul principio dell'educazione del pubblico, anche se il termine 'pubblico', nel 1784, si riferiva più che altro alla borghesia illuminata. Verso la fine del secolo successivo i musei divennero molto più aperti al pubblico, traendo spunto dalle grandi esposizioni come quella del Chrystal Palace che erano diventate subito delle attrazioni di massa. Questo museo, pur essendo essenzialmente un 'museo del museo', mantiene tuttavia ancora oggi un'intensa attività di acquisizioni nel campo degli antichi strumenti scientifici, dei fossili e dei disegni di artisti contemporanei. Raccomando a tutti una visita al Teyler Museum, che si trova ancora oggi praticamente nelle identiche condizioni in cui lo vide Napoleone durante la sua visita. Gli ambienti che vedete appartengono alla Grande Galleria di Zoologia del Museo di Storia Naturale di Parigi, che aprì i battenti nel 1880 ma che era ancora organizzato secondo i principi di spettacolarità del secolo precedente. Perciò il potere visivo dell'esotico era più forte di qualsiasi principio basato sul sapere scientifico. Il museo fu preso di mira e ridicolizzato dalla comunità scientifica parigina nel momento stesso in cui aprì i battenti. Queste foto risalgono agli ultimissimi giorni delle disposizione storica. È stato chiuso per più di vent'anni, e io sono stato uno degli ultimi fortunati a poterlo vedere prima del suo svuotamento per far posto alla ricostruzione di Michael von Praet's basata su criteri ecologici ed evoluzionisti. Questo museo rappresenta un caso interessante per il fatto che, essendo stato chiuso per trent'anni, alla sua riapertura ha posto il problema di quali principi si dovessero utilizzare oggi per ricostruire un museo. Soltanto cinque anni dopo la ridicolizzazione della Grande Galleria di Zoologia, venne realizzata in Francia la Galleria di Anatomia Comparata. Con questo museo si volle controbattere al disordine con una precisione estrema, e rimane ancor oggi uno dei musei più fantastici del mondo. La galleria centrale contiene gli scheletri snodati dei vertebrati più grandi, dai canguri alle tigri alle balene, mentre le vetrine lungo le pareti racchiudono gli organi interni trattati con dei conservanti. Una vetrina per esempio contiene solo occhi, un'altra solo cuori, un'altra di polmoni e così via. Provate a immaginarvi un cervello di coniglio, uno di pipistrello, uno di scimmia, uno di neonato umano e uno di elefante allineati l'uno accanto all'altro nella stessa vetrina. Il Museo rappresenta un omaggio alla maestria dell'eccezionale anatomista comparativo Georges Cuvier (1769-1832), e si può dire che non è particolarmente adatto agli schizzinosi. Quello che vedete è il Museo di Storia Naturale di Vienna, un impressionante monumento alla scienza della tassonomia, detta anche sistematica: la scienza che definisce le leggi o i principi della classificazione degli organismi secondo categorie basate sulla somiglianza atomica. Questo imponente museo, gemello del Kunsthistorisches Museum, è interamente organizzato secondo i principi del complesso sistema della tassonomia gerarchica più ortodossa. Si inizia dagli organismi semplici e monocellulari per poi proseguire attraverso ampi saloni comunicanti fino all'ultimo esemplare, lo scheletro umano. È lo schema classico della maggior parte dei libri di biologia. Si comincia dalle sale degli invertebrati, si prosegue nella stanza degli artropodi poi in quella dei pesci, degli anfibi e dei rettili, si giunge poi agli uccelli e infine ai mammiferi. Per tutto il secolo scorso e per la maggior parte di quello corrente, questa è stata la divisone tassonomica standard delle collezioni, naturale conseguenza del dovere scientifico del museo di nominare e classificare le specie. In questo metodo, nel quale l'Homo Sapiens appare come la vetta di ogni forma di vita, c'è un'influenza tutt'altro che trascurabile dell'idea simbolica della 'catena dell'essere'. Attraverso la denominazione, il raggruppamento e la classificazione delle specie, una gerarchia dalla logica apparentemente inoppugnabile pone l'uomo in cima al trono del regno animale. La grande catena dell'essere o 'scala naturae' divenne una struttura talmente onnipresente nel campo della classificazione zoologica che più tardi fu utilizzata come una potente metafora visiva della stessa teoria evolutiva. Esiste però un altro criterio organizzativo dei musei: il metodo detto zoogeografico o biogeografico, che raggruppa gli organismi a seconda della regione di provenienza. Per esempio sono esposti insieme tutti gli animali - rettili, uccelli, mammiferi - provenienti dall'Australia. Gli esempi che vedete provengono dallo Hessisches Landesmuseum di Darmstadt, particolarmente notevole per il zoologico al piano terreno, per la collezione di paleontologia del piano di sopra e per la grande collezione di Beuys all'ultimo piano. All'inizio della prima metà di questo secolo, il modello dominante divenne la riscostruzione degli habitat naturali, detta anche Diorama. Queste presentazioni iperrealistiche offrivano allo sguardo una visione idealizzata della natura, un mondo privo di tracce e influenze umane. I migliori esempi di diorama si trovano a Chicago e a New York e testimoniano la propensione tipicamente americana per la scenografia cinematografica e per le messe in scena spettacolari. Ma, cosa più importante, i diorama sono la testimonianza dell'accettazione e dell'integrazione della teoria evolutiva e dell'ecologia all'interno del museo. Gli animali sono presentati negli ambienti da cui provengono e che essi stessi contribuiscono a forgiare. Questo tipo di disposizione richiede un'incredibile quantità di lavoro, e poiché rappresenta una conquista della moderna tecnologia, assai raramente viene sostituito. I Diorama funzionano un po' come delle macchine del tempo, non solo in riferimento al luogo e al periodo che essi rappresentano, ma anche al periodo in cui sono stati costruiti. I musei degli anni Sessanta hanno subito dei cambiamenti radicali in almeno due sensi. In primo luogo, i musei si sono trasformati in luoghi di educazione per i più giovani. Essendo concepiti quasi esclusivamente per i bambini, molti musei sono diventati troppo ovvii e noiosi per i visitatori adulti. Il secondo grande cambiamento è stato la diffusione di mostre tematiche temporanee che utilizzano sofisticate tecnologie elettroniche. Stranamente però, sebbene queste mostre siano estremamente all'avanguardia, invecchiano più velocemente delle mostre di un tempo. Ciò accade perché la tecnologia viene rimpiazzata presto da nuove scoperte, e anche perché le mostre subiscono l'assalto delle orde di bambini che schiacciano i bottoni incessantemente. Anche se spesso queste mostre si basano su un principio molto valido, spesso esse mancano completamente di fascino, perché pongono le domande e forniscono le risposte già pronte, senza tenere conto che l'esperienza museale è efficace solo quando riesce a differenziarsi da quella televisiva o del videogame. Essendo queste concepite come eventi a termine, spesso esse riflettono problematiche e temi molto attuali, come il riscaldamento del globo terrestre o l'equilibrio ecologico della foresta pluviale, e tendono a concentrarsi sulle interazioni tra l'uomo e la natura piuttosto che cercare un modo di descrivere la natura come entità autonoma. Naturalmente esistono anche musei ibridi che non sono musei di storia naturale in senso stretto ma che contengono alcuni di questi materiali. Questi musei si concentrano sull'utilizzo della natura o su uno specifico aspetto del nostro rapporto del nostro rapporto con essa, come per esempio un museo dell'agricoltura o della caccia, dove non sembra esserci nessuna distinzione tra oggetti naturali e artefatti artificiali: tutto è un trofeo. Nel corso di questa breve panoramica sulle metodologie utilizzate nei musei di Storia Naturale non c'è stato tempo per parlare degli aspetti ideologici delle istituzioni, di cosa ognuno di questi metodi intenda in realtà promuovere o celare, quali fantasie vengano create e sostenute tramite ciascuno di questi esempi. Una qualsiasi analisi attenta dei cambiamenti verificatisi nelle metodologie museali evidenzia chiaramente delle tappe analoghe nella costruzione del concetto culturale di 'natura' e di come questo concetto sia stato utilizzato nella razionalizzazione dell'ordine sociale dominante. Sono in molti oggi a studiare le teorie della società animale ed umana non tanto per la gloria ma anche nella speranza nella speranza di costruire nuovi modi di immaginare future possibilità per la scienza e per la natura. A New York si verifica una situazione particolarmente interessante: infatti normalmente in America l'antropologia viene inclusa nell'ambito delle scienze naturali, perciò dal lato Ovest di Central Park uno trova l'American Museum of Natural History che contiene la cultura materiale di diversi popoli, antichi e moderni, considerata in un certo senso parte della natura. Sul lato est si trova invece il Metropolitan Museum of Art che ospita la cultura materiale di altri popoli (e a volte degli stessi) che viene considerata arte. Per cui a seconda che uno si trovi da un lato del parco o dall'altro lo stesso oggetto può essere arte oppure cultura materiale. Tornando al lato ovest, oggi l'American Museum of Natural History è costituito da 38 grandi sale, un planetario, un'eccellente biblioteca, un dipartimento didattico, laboratori di ricerca e un'ampia area di immagazzinaggio per i suoi oltre 36 milioni di esemplari. Tra questi si possono trovare oltre 2 milioni di farfalle, 100 scheletri completi di elefante (compreso il famoso Jumbo), la più grande collezione di pipe non occidentali del mondo, lo zaffiro Stella dell'India, un pappagallo impagliato che apparteneva al mago Houdini, più di 600.00 pesci conservati in formalina e un sacco di altre cose. La maggior parte dei grandi musei sono divisi in undici divisioni, o dipartimenti: Astronomia Lo studio dell'universo, delle galassie, delle stelle, dei pianeti e del sistema solare Scienze Minerali Lo studio della formazione e della composizione di rocce, minerali, meteoriti Paleontologia Lo studio dei fossili Botanica Lo studio della vita delle piante Invertebrati Lo studio degli animali senza spina dorsale Entomologia Lo studio degli insetti e degli aracnoidi Ictiologia Lo studio dei pesci Erpetologia Lo studio dei rettili e degli anfibi Ornitologia Lo studio degli uccelli Mammologia Lo studio degli animali a sangue caldo con peli e ghiandole mammarie Antropologia Lo studio della costituzione fisica, dell'evoluzione e della vita culturale dell'Homo Sapiens. La maggior parte dei musei oggi sono concepiti come istituzioni dedicate alla comprensione dell'evoluzione e alla divulgazione presso il pubblico di questa tematica fondamentale. Con questa considerazione si conclude la nostra breve digressione sul tema dei musei di storia naturale. |
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