La Generazione delle Immagini 6 - 1999/00 - Atmosfere metropolitane Apinan Poshyananda Prima di iniziare, vorrei presentarmi ed elencarvi le mostre di arte asiatica contemporanea che ho curato. Nell'ultimo decennio, ho partecipato ' in qualità di curatore nazionale o di membro del comitato di selezione ' alle Biennali di Sydney, Istanbul, Johannesburg, São Paulo, Sapporo e Liverpool, all'Art-Asia Pacific Triennial e alla Triennale di Osaka. Sono stato guest curator della collettiva Traditions/Tensions organizzata dall'Asia Society di New York, che ha toccato anche il Canada, l'Australia e Taiwan. Sono stato commissario della sezione asiatica dell'ultima Biennale di São Paulo e della seconda Asia-Pacific Triennial di Brisbane. Attualmente, sono uno dei consulenti internazionali della Triennale di Yokohama e della Echigo-Tsumari Triennale, in Giappone. Tra le mostre da me curate ci sono le personali di Nobuyoshi Araki e Yasumasa Morimura. Attualmente sto preparando, sempre come guest curator, un'antologica dell'artista tailandese Heri Dono per la Japan Foundation, e una collettiva di arte scandinava promossa dal Moderna Museet di Stoccolma che verrà ospitata in vari musei asiatici. Nel 2001, curerò la prima mostra di Marina Abramovic in Asia sudorientale. Sono professore associato e curatore capo dell'Art Center della Chulalongkorn University di Bangkok. Ho scritto libri e articoli sull'arte asiatica contemporanea e sono uno degli autori del volume Fresh Cream (Phaidon). Se vista nell'ambito della regione asiatico-pacifica e alla luce del Nuovo Ordine mondiale, l'Asia è suddivisa in zone di importanza diversa. Quando la si nomina, di solito si pensa prima al Giappone, alla Cina e alle Quattro Tigri o Piccoli Draghi (Corea, Taiwan, Hong Kong, Singapore), e solo secondariamente alla Malesia, l'Indonesia, le Filippine e la Tailandia. Grazie al miracolo economico dell'ultimo decennio, l'ascesa di queste tigri e dragoni ha spostato l'ago della bilancia della politica e del commercio mondiali. Di conseguenza, alcune strutture importanti sono mutate: per esempio, la posizione del Giappone e della Repubblica Popolare Cinese come leader culturali ed economici ha prodotto un impatto significativo in numerosi settori dell'arte e della cultura. Il nuovo ordine mondiale, il libero scambio e i media elettronici che pretendono di riunire tutto il mondo sotto l'insegna di un unico, felice villaggio globale, hanno provocato nuove tensioni e frizioni. La reazione alle dinamiche del commercio globale e delle economie liberiste si è tradotta in richiesta di processi che ristabiliscano un senso di identità indigena e che, allo stesso tempo, filtrino il lato 'buono' delle influenze esterne. L'esito finale non dev'essere una clonazione delle norme e dei valori occidentali, ma al massimo un loro adattamento o mutazione. Di conseguenza, l'impulso asiatico alla 'indigenizzazione' e alla 'deoccidentalizzazione' ha incoraggiato gli artisti a produrre opere legate ai valori locali. Per quanto riguarda l'arte contemporanea, le posizioni curatoriali che sorgono in Asia sono spesso dettate da gerarchie di relazioni politiche, economiche, commerciali ed estere. Recentemente, centri 'periferici' come Kwangju, Fukuoka, Shanghai, Taipei, Baguio, Yogyakarta, Chiagmai, Bangkok, New Delhi, Yokohama, Sydney, Melbourne e Brisbane hanno dimostrato di poter essere destinazioni alternative e spazi espositivi capaci di attrarre molti artisti internazionali. Il desiderio di mutamento della scena culturale e di paradigmi diversi dal discorso euro/americano-centrico ha fatto fiorire nuove attività ed interessanti eventi artistici. Questa espansione dell'arte lontano dalle sue sedi tradizionali ha causato qualche grattacapo agli organizzatori artistici: alcuni sono giunti fino ad accusare le giovani biennali di essere un virus ' una pericolosa minaccia per eventi più accreditati come la Biennale di Venezia e Documenta. E' ovvio che, nel caso degli artisti tailandesi contemporanei, lo sviluppo di manifestazioni internazionali nell'area asiatico-pacifica è stato più che benefico. Nonostante l'assenza di infrastrutture appropriate, molti giovani sono riusciti a emergere nel circuito mondiale. Quindici anni fa era quasi impensabile che dei nomi tailandesi figurassero tra i partecipanti alle biennali, mentre oggi fanno regolarmente la loro comparsa a fianco di altri cinesi, giapponesi ed europei. Le complessità insite nelle caratteristiche regionali di diverse aree asiatiche si modificano in continuazione, a seconda di tempi e luoghi. In Asia, il conflitto tra culture si riflette nelle differenze spirituali tra Buddismo, Confucianesimo, Islamismo, Induismo e Cristianesimo. Le recenti violenze etnico-religiose in Indonesia hanno frenato la produzione artistica del paese. Gli artisti tailandesi sono stati molto fortunati, riuscendo a superare molte barriere economiche e culturali lungo il cammino che li condotti all'arena internazionale. Dall'inizio degli anni Novanta, Bangkok ha conosciuto un nuovo boom, durante il quale la crescita inarrestabile di grattacieli e torri di vetro è diventata sinonimo di progresso e modernizzazione. Un decennio di vivace espansione ha fatto levitare la richiesta di arte tailandese contemporanea, mentre il collezionismo corporate ha riversato enormi quantità di denaro nelle tasche di artisti che non avevano mai sperimentato questo genere di fenomeno in precedenza. I concorsi e le commissioni creati da banche e società finanziarie hanno stabilito relazioni reciproche tra mecenati e artisti. La produzione artistica è stata commercializzata al punto, che alcuni autori hanno venduto le proprie opere ancor prima di sfiorare la tela con un pennello. Inevitabilmente, i loro nomi e le loro creazioni sono diventati l'irrinunciabile emblema di un'ingente fortuna. In Tailandia, l'arte contemporanea si è così adeguata ai gusti del collezionismo industriale. Più popolare resta invece l'arte neo-tradizionale, che esprime l'identità culturale e la devozione religiosa locali: è frequente una rielaborazione di motivi antichi e temi religiosi come la Vita di Buddha, capace di fondere il revival dell'arte 'classica' con le ambientazioni moderne delle grandi aziende. La principale istituzione artistica tailandese, la Facoltà di Belle Arti della Silpakorn University venne fondata da un professore d'arte italiano, Corrado Feroci. E' bene riassumere brevemente la storia di questo artista fiorentino. Feroci fu assunto dal governo tailandese alla fine degli anni Venti come artista di corte, rimanendo per oltre un trentennio una figura di rilievo e guadagnandosi il prestigioso titolo di 'padre dell'arte moderna tailandese'. Di matrice accademica, Feroci promuoveva un'arte di tipo realista e al tempo stesso fondata sulle tradizioni, che alimentasse il fervore nazionale dei Tailandesi, ed era fortemente scettico nei confronti dell'arte per l'arte. Negli anni Sessanta, dopo la morte di Feroci ' i cui allievi cercarono comunque di istituzionalizzarne la lezione ' gli artisti tailandesi dovettero fare appello a tutto il loro coraggio per avventurarsi sul terreno dell'avanguardia e della sperimentazione. Anche nei due decenni successivi, i giovani che provavano a usare il video, la performance e l'installazione, si trovavano ad affrontare forti resistenze. Con lo sviluppo di eventi artistici internazionali in vari punti nodali dell'Asia (Tokyo, Hiroshima, Fukuoka, Seul, Kwangju, Taipei, Hong Kong, Bangkok, Giakarta, Manila, Singapore), è emersa una forte richiesta di giovani artisti asiatici, protagonisti di una nuova generazione che esprime i molteplici aspetti della realtà contemporanea. Specchi del 'miracolo asiatico' o della 'crisi asiatica', questi artisti riflettono delle società in rapido mutamento, rivelando i lati buoni, brutti e cattivi dell'Asia. Nelle loro opere non s'incontrano panorami di esotici paradisi orientali, né placide scene di serenità spirituale, mercati sull'acqua o bufali al pascolo nelle risaie. Tutto il contrario: i soggetti prediletti sono i più 'difficili', come le ansie di una società sconvolta, la discriminazione di donne e bambini, il consumismo e la globalizzazione. Le tecniche e i media si allontano spesso dalle pratiche tradizionali di pittura e scultura, per includere video, installazioni, performance e opere multimediali. Molti di questi artisti hanno ricevuto riconoscimenti di livello internazionale in Asia, Australia, Europa e Stati Uniti. Per esempio, la Japan Foundation e il Fukuoka Asian Art Museum hanno accolto la mostra Art in Southeast Asia 1997: Glimpses into the Future, mentre la prima Asian Art Triennale di Fukuoka comprendeva numerosi artisti tailandesi, sia affermati che più giovani. Nel 1995, il premio d'onore della Triennale di Scultura di Osaka è stato assegnato a Standing Egg di Tawatchai Puntusawasdi. Il Singapore Art Museum ha esposto e acquistato numerose opere di artisti tailandesi nell'ambito del programma di collezionismo e studio dell'arte contemporanea del Sudest asiatico. La Asia-Pacific Triennial di Brisbane, la Biennale di Sydney e il Festival di Adelaide sono importanti eventi artistici che hanno contribuito alla notorietà mondiale di artisti come Montien Boonma, Rirkrit Tiravanija, Araya Rasjarmreansook, Kamol Phaosavasdi, Vasan Sitthiket, Chumpol Apisuk, Chatchai Puipia, Pinaree Sanpitak, Surasri Kusolwong, Kamin Lertchaiprasert e Navin Rawanchaikul. Intanto che nella regione asiatico-pacifica si moltiplicavano gli eventi, le infrastrutture artistiche europee e americane subivano una straordinaria trasformazione. Musei, istituzioni e gallerie sono diventati più aperti nei confronti dell'arte non occidentale. Non più ridotta a cliché o etichettata come derivata, debole e 'appropriazionista', l'arte asiatica contemporanea ha ricevuto nuova linfa dalla sua ricezione in Occidente. Quest'accoglienza positiva è dovuta a varie ragioni: incentivi economici, esotismo dell'Asia, i concetti postmoderni di ibridazione ed eterogeneità, interesse per la religiosità, la filosofia e il sistema di vita asiatici. Di conseguenza, gli artisti tailandesi hanno potuto partecipare a manifestazioni artistiche come le Biennali di Venezia, Lione e Liverpool, mentre grandi mostre itineranti come Contemporary Art from Asia: Traditions/Tensions e Cities on the Move, esposte negli USA, in Canada, Europa, Asia e Australia, accendevano i riflettori su di loro. Montien Boonma, il più noto, nell'ultimo decennio ha esposto in tutto il mondo. Le sculture e le installazioni di Montien, che impiegano una miscela ibrida di materiali come cenere, terra, cera, foglia d'oro, terracotta ed erbe medicinali, e invitano a meditare sulla pace, il vuoto e il risanamento spirituale, si fondano sulla sua fede buddista. Fede e meditazione sono i due elementi cruciali dell'opera di Boonma. Rievocando l'esperienza del camminare nei templi, ascoltare il suono delle campane e sentire il profumo d'incenso e candele, Boonma suscita un'analoga emozione di timore reverenziale e venerazione. Anziché rappresentare icone come l'immagine del Buddha, crea degli ambienti protetti in cui gli spettatori possano misurarsi con spazio e luogo. L'interazione è essenziale, dato che Boonma spera che le sue opere ispirino pace interiore. Il pubblico è invitato a toccare, annusare, meditare o deambulare all'interno di un'area elaborata col fine preciso di indurre un'esperienza di profonda concentrazione e speranza. I suoi allestimenti ricordano i recinti sacri e i luoghi di culto. Opere come Sala of Mind, Melting Void/Molds for the Mind stimolano l'odorato, il tatto e la vista. Arokayasala: Temple of the Mind e Breathing Space sono ispirate ai sentimenti di speranza e preghiera caratteristici degli edifici sacri. Boonma non indentifica un particolare luogo di culto, né una fede specifica: muri, palizzate e ambienti chiusi diventano metafore di barriere e filtri, ostacoli che si possono superare con la fede e la perseveranza. L'obiettivo è di ricordarci che, nell'antichità, questi luoghi erano destinati al culto ma anche alla cura: strofinando erbe aromatiche sulla superficie delle proprie opere, Boonma rinnova le pratiche della medicina tradizionale. Ci invita così a lasciarci stimolare da aromi che richiamano una guarigione fisica e mentale. Inspirare ed espirare particelle di queste erbe equivale, metaforicamente, al mondare la nostra mente. Boonma impiega erbe, cenere e terra come semplici materiali naturali, che ama per la loro transitorietà, per il fatto che colori ed aromi svaniscono col tempo. Le sue opere si fissano nel nostro ricordo, riemergendo grazie alla memoria. Gli ultimi lavori sviluppano l'idea di spazio interiore ed esteriore. La morte dei suoi cari e il peggioramento della propria salute [poi aggravatasi irreversibilmente fino alla morte, nel 2000. N.d.T.] hanno spinto Montien ad affrontare il vuoto e il nulla attraverso l'esperienza artistica. Questa relazione diventa immediata nel momento in cui i visitatori entrano nelle sue installazioni, grandi come sale: per esempio, chi penetra all'interno di House of Hope, attraversa una serie di tende profumate e trasparenti, formate da 300.000 compresse di erbe appese a dei fili, fluttuanti nel vuoto. In Melting Void, siamo invitati a interagire con il gioco di spazio positivo-negativo creato dai calchi di immagini sacre. In Das Haus der Sternzeichen, troviamo dei baldacchini cilindrici innalzati su treppiedi, simili alle guglie delle chiese, che provano a misurarsi con l'immensità dello spazio. Con queste meravigliose installazioni, Boonma avvicina gli spettatori all'idea del vuoto e dell'incontro con la morte. Rirkrit Tiravanija e Navin Rawanchaikul hanno suscitato un eccezionale interesse nel mondo dell'arte internazionale. Sono giovani artisti considerati molto hot, i cui progetti spaziano dall'allestire gallerie ambulanti in taxi e tricicli a motore (tuk tuk) a Vienna, Sydney, Bordeaux e Londra, al cucinare noodles (pad thai) e curry tailandesi a Chiang Mai, Stoccolma e New York. Alla Biennale di Venezia dello scorso anno Rirkrit e Navin hanno accolto il pubblico nel padiglione tailandese eretto per un solo giorno (una tenda montata di fianco a un albero di tek importato per l'occasione), offrendo a tutti riso al vapore e carne cruda. Molti di voi probabilmente conoscono i lavori di Rirkrit Tiravanija, noto soprattutto per le sue interazioni con gli spettatori in spazi pubblici. Anche se Tiravanija opera soprattutto al di fuori dalla Tailandia, la sua reputazione ha contribuito ad attirare l'attenzione su parecchi connazionali della sua generazione. Le collaborazioni tra Tiravanija e Navin Rawanchaikul sono state presentate in molte città e musei europei grazie a mostre itineranti come Cities on the Move. In confronto a Tiravanija, Rawanchaikul si ispira di più alle tradizioni locali. La sua sintesi di arte e pratiche multidisciplinari è nata dal bisogno di sollecitare la partecipazione del pubblico e di rendere più accessibile il proprio messaggio. Gli esperimenti d'ibridazione culturale di Rawanchaikul analizzano e sfumano divisioni e gerarchie tradizionali del mondo dell'arte: al cuore delle sue operazioni di collaborazione e partecipazione comunitaria sta il 'mondo reale'. I progetti pubblici di Rawanchaikul, che mirano ad estendere il terreno sociale degli eventi, ne hanno fatto uno degli artisti asiatici più prolifici degli anni Novanta. Nato a Chiang Mai, nella Tailandia settentrionale, da una famiglia di origine indiana, Rawanchaikul divide il suo tempo tra Chiang Mai e Fukuoka in Giappone, ma i suoi frequenti impegni lo costringono a essere costantemente in viaggio, rendendolo acutamente consapevole del senso di spiazzamento e dislocazione, a livello sia globale che locale. Nel suo lavoro compaiono spesso temi legati alla comunità e alla comunicazione, sviluppati in senso processuale, in forma d'interventi temporanei, attività a carattere performativo, eventi mediatici e installazioni. Per esempio, in Fon Panya and Dee U-raporn (1993), una coppia di anziani di Chiangmai viene esposta in teche che ne riportano i nomi, per sottolineare la veloce scomparsa di valori tradizionali dal villaggio. In 814 50110 (1996-97) e Unmapping (Over the Nights in Kwangju) (1997), le cartoline e gli oggetti scambiati da bambini di vari luoghi vengono esposti come installazioni e mail art. In Pha Khao Mar on Tour (1997), migliaia di tradizionali pareo tailandesi sono distribuiti al pubblico nei musei di Tokyo e Hiroshima. La principale strategia di Rawanchaikul sta nell'uso creativo e disparato dei media nello spazio pubblico. I suoi strumenti di comunicazione artistica o ricerca sociale coprono un ampio raggio: dalle decine di fazzoletti cuciti insieme e avvolti attorno a un'auto parcheggiata in alcune aree di divieto di sosta a Tokyo, a un'esposizione della Navin Gallery in un taxi guidato per le strade di Bangkok o Sydney, ai monitor installati sui taxi tuk tuk per rendere partecipi i passeggeri/spettatori delle attività della galleria mobile. Le collaborazioni di Rawanchaikul con amici e artisti come Rirkrit Tiravanija e Masato Nakamura hanno prodotto lavori di gruppo che sfidano il tradizionale concetto dell'artista come genio assoluto. La Navin Production Co. Ltd. è un laboratorio gestito dall'artista che produce su ordinazione oggetti d'arte e multipli. Tabelloni, poster, giornali fumetti, pubblicità per autobus e metropolitane vengono usati per colmare la distanza tra arte 'alta' e 'bassa', tra qualità e kitsch. L'amore di Rawanchaikul per il cibo è un ulteriore elemento di ricchezza, dato che mangiare insieme è un rito sociale: i progetti legati al cibo come Hakata Drive-In (1998) e Ram-Wong/Larb/Khao-Nuang (Thai Dance/Spicy Salad/Sticky Rice) (1999) invitano i partecipanti ad apprezzare l'arte del consumo come forma di comunicazione. Rawanchaikul muta costantemente il proprio ruolo come artista. In qualità di organizzatore e manager, ha dato vita alla Navin Production Co. Ltd. Il suo impegno sociale nell'abito dei progetti Chiangmai Social Installation, Navin Cooperative Society, A Week of Cooperative Suffering ribadisce la sua profonda convinzione che l'arte debba funzionare nel 'mondo reale'. Surasi Kusolwong è un altro giovane artista emerso di recente grazie alla Biennale di Sydney, l'Asia-Pacific Triennial, Cities on the Move e la Biennale di Kwangju. La sua concezione dell'arte come catalizzatore per la creazione di uno spazio interattivo di comunicazione, è evidente nelle sue opere site-specific, che sollecitano la partecipazione attiva degli spettatori. Gli oggetti quotidiani assumono nuovi significati, trasformandosi in regali. Molte delle opere neoconcettuali di Kusolwong invitano i partecipanti a lavorare, rilassarsi, riposare o farsi massaggiare. I suoi progetti della serie Free-for-all invitano il pubblico a portare a casa le opere e a conservarle come dono. Araya Rasjarmrearnsook è una delle poche artiste tailandesi affermatesi a livello internazionale. Le sue installazioni e performance in video affrontano le tematiche di genere in una società a dominio maschile. I soggetti sono spesso legati alla sessualità, la marginalità e la morte: parti anatomiche come mani e piedi, affondate nell'olio o nella paglia, alludono alla schiavitù imposta dalla prostituzione adulta e infantile; installazioni cupe traboccanti di scene di sesso celate da zanzariere invitano gli spettatori ad agire come voyeur, spiando atti privati. In Reading for Corpses, Rasjarmrearnsook cerca di comunicare con i defunti leggendo per ore delle poesie tradizionali a dei cadaveri. Per lei, la lettura è un dono: trasmettendo suoni e versi ai morti, si stabilisce un dialogo, anche se essi non possono risponderci. Chatchai Puipia è noto soprattutto per i suoi dipinti eccentrici, in cui compare come figura solitaria e melanconica o nei panni del folle. Gli autoritratti di Puipia comprendono molteplici livelli di allegoria, parodia e iconografia, che simboleggiano i diversi stadi del comportamento umano a fronte del mutamento e della transizione. Le sue interpretazioni ciniche di ibridi culturali e identità schizofreniche si riflettono in Siamese Smile (1995), in cui Puipia si ritrae nei panni del pazzo, mentre sogghigna con lo sguardo perso nel vuoto. Isteria e disagio mentale sono evidenti anche in opere come Toe-sucking is Best (1994) e Something Smells Around Here (1994), i cui personaggi rappresentano la psicologia di un individuo debole, che soffre di un profondo malessere sociale. Nella sua mostra On Passage to Buddha, Encountered Gauguin, I think twice (1999), Puipia ironizza, grazie a una serie di citazioni storico-artistiche, sull'idea del capolavoro, dell'autenticità e dell'adorazione incondizionata per gli eroi. Ispirandosi agli scritti di Paul Gauguin in Noa Noa e al capolavoro Da dove veniano' Chi siamo' Dove stiamo andando' (1898), riprende un dialogo interrottosi un secolo fa. Per Puipia, il paradiso tahitiano di Gauguin sta nel suo studio di Bangkok, ma, a mano a mano che nella conversazione si inseriscono nuovi simboli e allegorie, la sua conversazione con il maestro francese si trasforma in una miscela di elementi eterogenei e incongruenti. Una realtà alternativa prende forma mentre alcune teste decapitate di Puipia ci invitano con occhi malinconici ' mentre il carro-zucca di Cenerentola passa loro a fianco ' a seguire la sua ironica parodia dipinta. Qui, cui eroi tailandesi e stranieri della storia dell'arte si reincarnano in pupazzi del mondo di Puipia, in cui tutto è possibile. Nelle tele ispirate a Diego Velazquez, l'artista si dipinge con una testa spropositata, come un mostriciattolo seduto da solo in un angolo. Vasan Sitthiket è uno degli artisti più impegnati sul fronte sociale, con dipinti, performance e video che criticano l'ingiustizia e l'inequità della società tailandese. Sitthiket può dipingere in stile neo-espressionista, o utilizzare combinazioni di motivi tradizionali tailandesi. Inferno è una serie ispirata a testi buddisti interpretati attraverso eventi contemporanei, come il colpo di stato militare e il successivo bagno di sangue del maggio 1992. Nei suoi video, Sitthiket compie performance ironiche come rapire se stesso o spalmarsi con le proprie feci e la propria urina. L'artista multimediale Kamol Phaosavasdi ha realizzato opere basate sulla discriminazione sociale e lo sfruttamento sessuale come forme di consumo, talvolta fondate su interviste a prostitute e entraîneuses. Le sue videoinstallazioni usano chioschi e birrerie come sfondi per transazioni sessuali a poco prezzo; allo stesso tempo, rivelano come le donne non siano sempre costrette con la forza a prostituirsi, trasferendosi invece in città volontariamente, per cercare di realizzare i propri sogni di successo. Give Me a Glass of Water registra un happening di Phaosavasdi legato alla mancanza d'acqua a Bangkok, durante il quale ricicla la propria urina e si fa docce a secco con il borotalco. Se gli artisti tailandesi partecipano sempre più frequentemente a grandi mostre internazionali in Asia, Australia ed Europa, bisogna anche sottolineare che Bangkok e Chiang Mai sono diventati centri propulsori di importanti eventi di arte pubblica. I progetti di azione comunitaria hanno avuto una grande importanza nel rendere consapevoli sia gli artisti che il pubblico di temi locali e globali che hanno un impatto diretto sulla loro vita. Il tentativo di uscire dal 'white cube' di gallerie e spazi istituzionali ha permesso agli artisti di compiere esperimenti site-specific in monasteri, templi, mercati, parchi pubblici e strade. Il progetto Chiang Mai Social Installation è riuscito a catturare l'attenzione della comunità locale, installando progetti artistici in vari luoghi della città settentrionale di Chiang Mai. Come allo Sculpture Project di Münster, i visitatori erano incoraggiati a camminare o ad andare in bicicletta per la città alla scoperta di opere d'arte. Il Bangkok Art Project seguiva un'idea simile, invitando i visitatori a passeggiare nella parte vecchia di Bangkok per vedere le opere d'arte contemporanea allestite lungo marciapiedi e canali, nei templi e nei giardini. Questo progetto è stato sponsorizzato dall'amministrazione comunale di Bangkok e dall'Autorità del Turismo tailandese come parte della celebrazione dei tredicesimi Giochi Asiatici. Su una scala minore, eventi artistici come Hwuay Khwang Mega-City Project, Womanifesto, Asia-Topia, Live Art e Plastic and Other Waste hanno permesso agli artisti più giovani di accedere a nuove sedi, in cui sperimentare nuove idee. Questi spazi alternativi e progetti indipendenti sono creati da artisti convinti che l'arte, per relazionarsi con la vita di ogni giorno, non debba più dipendere dalle gallerie d'arte, i mercanti e i musei. Qui, i media più usati sono l'installazione multimediale, la performance, il video, e i film sperimentali. Artisti come Paisan e Mongkol Plienbangchang, Vasan Sitthiket e Sompong Tawee hanno organizzato numerose performance e happening nei mercati domenicali o in vecchi edifici abbandonati. Michael Shaowanasai ha proposto performance e cortometraggi (tra cui Iron Pussy, che gli ha fatto vincere il premio Asian Film) sui temi dell'identità di genere e gay, che nella società tailandese sono comunque discussi liberamente, dato che il Buddismo non bandisce né condanna l'omosessualità. Tuttavia, nell'ambito dell'arte contemporanea tailandese, essi hanno ricevuto una certa attenzione solo di recente: l'apertura di Shaowanasai nel discutere la propria posizione e il proprio orientamento sessuale ha provocato forti reazioni tra il pubblico. Il controverso film sperimentale di Ing K. My Teacher Eats Biscuits (Il mio maestro mangia biscotti), che prende di mira la cieca fede del popolo tailandese nell'animismo e nel Buddismo, è stato vietato dalla censura. Anch'esso ha provocato reazioni esacerbate, poiché vi compaiono monaci che fanno sesso con cadaveri a adorano cani con fanatismo feticista, in quanto reincarnazioni di sacre entità. Tuttavia, la censura locale non ha impedito che questo film venisse proiettato in vari festival internazionali e alla Biennale di São Paulo. Il lavoro di Montri Toemsombat, non ancora trentenne, fonde insieme videoinstallazioni, moda e performance. Nei suoi progetti, l'artista ha inglobato anche la coltura dei bachi da seta e del riso. La serie Cocoon comprende sia modelle vestite di soli bozzoli di seta, sia il corpo dell'artista ricoperto di bachi striscianti. In conclusione, vorrei dire che c'è qualcosa d'ironico nelle vicende dell'arte tailandese: la recessione ha colpito duramente molti artisti affermati, più legati al circuito commerciale, mentre ha coinciso con l'ingresso trionfale di altri nel circuito dell'arte internazionale. Qui, il giudizio critico su 'qualità' ed 'eccellenza' è ben diverso dai termini convenzionali della scena locale. Navin Rawanchaikul, che riceve un'infinità di inviti internazionali a realizzare i suoi progetti pubblici, ha spiegato che in Tailandia non è molto conosciuto perché i suoi lavori vengono considerati 'troppo trendy e troppo poco seri'. Autori come Rawanchaikul, Tiravanija e Boonma, che hanno superato i confini artistici e politici locali, inserendosi nelle liste dei curatori internazionali, dimostrano che, nonostante la scarsezza di contributi governativi o privati, è possibile saltare tutte le barriere che dividono l'arte tailandese dalla scena internazionale. Il futuro sembra radioso, e non solo per loro: lasciandosi alle spalle limiti locali e confini nazionali, con la loro presenza nelle grandi mostre di tutto il mondo essi sono stati capaci di contribuire all'affermazione di tutta l'arte tailandese contemporanea. |
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