2/2/99

LUSAMA TEATRO

ALICE PIU' VERDE DELL'ERBA
con CATERINA DE REGIBUS e IRENE ZAGREBELSKY. scene e costumi BARBARA TOMADA. Testo GIOVANNI GEBBIA. Regia ROSARIO TEDESCO. *** Questa curiosa bambina amava molto fingere di essere due persone diverse. L.Carroll, Alice nel paese delle meraviglie. *** Esplorando il mondo dei due racconti di Carroll sul personaggio di Alice (Alice nel paese delle meraviglie e Oltre lo specchio) siamo rimasti affascinati dal apparente innocenza del testo, che sembrava però nascondere un’insidia che non riuscivamo a rendere manifesta. La nostra ricerca ci ha fatto imbattere in un testo di Gilles Deleuze, Logica del senso in cui Alice è il punto di partenza per una dissertazione sul carattere paradossale del senso. La costruzione del senso appare tutt’altro che automatica, percorsa invece da violenze, salti logici, costrizioni sociali, tanto da opporsi al senso comune di una realtà in cui ogni cosa ha il suo posto ed il suo significato immutabile. Alcune nostre impressioni hanno così preso forma e si sono chiarite. Innanzitutto appare evidente una struttura parallela che si rinviene in diversi aspetti del testo e che fa sì che ogni cosa sia presentata come bifronte. Tale realtà duplice si manifesta già nello spazio in cui le storie sono ambientate: nel primo racconto la profondità in cui Alice cade, lascia il posto alla superficie su cui poi gli avvenimenti strabilianti avvengono, nel secondo racconto è come se vi fossero sempre presenti due mondi speculari che proprio lo specchio separa. Ma tale struttura si rinviene anche in altre serie: le cose e le parole innanzitutto, ma anche azioni tra cui si scoprono interessanti analogie, come ad esempio il mangiare ed il parlare:. far passare in entrambi i casi qualcosa attraverso la bocca, la differenza si annulla se le cose e le parole hanno anch’esse un significato interscambiabile. Mangiare o essere mangiato è il livello di operazione dei corpi, il tipo della loro mescolanza in profondità, la loro azione e passione, il loro modo di coesistere l’uno nell’altro. Si chiede cosa sia più grave, parlare di cibo o mangiare le parole. Ma la serie parallela e lo scambio valgono per altri aspetti ancora: ciò che si ricorda e ciò che si è, i nomi e le persone che essi indicano, le diverse qualità del tempo (quello circolare della scena del tè e quello orizzontale in cui si snodano le avventure di Alice), il rapporto che sussiste tra il sapere e l’essere: se Alice sa qualcosa, anche una stupida poesiola a memoria non ha dubbi su chi lei stessa sia, ma al vuoto della poesia corrisponde il vuoto del soggetto. Allora la designazione non è più un’operazione automatica, quanto piuttosto un’azione che si mette in opera per sfuggire lo scarto continuo della realtà,il suo non essere direttamente predisposta ad essa: L’importante è fare presto; trovare subito qualcosa da designare, da mangiare o da rompere, che sostituisca la significazione (l’idea) che vi si invitava a cercare. Sembra proprio che Carroll abbia sempre la necessità di giocare su due tavoli contemporaneamente perché nessun piano o legge è in grado da solo di dare una spiegazione di nulla, piuttosto la spiegazione è racchiusa nello scarto creato appunto da due mondi paralleli. Occorre affermare che non si tratta di opporre un mondo delle meraviglie che agisca da cantuccio in cui ritirarsi per sfuggire alle brutture del quotidiano, il mondo di Alice non è semplicemente un sogno ma piuttosto la rivelazione di questo statuto almeno doppio della realtà che la realtà stessa contagia e frange in una pluralità di percezioni, se ciò avviene a discapito di una supposta unità del reale ad essa rinunciamo volentieri. Abbiamo pensato che il miglior modo per fare contenta Alice sia quello di farla essere contemporaneamente due persone, in modo che i due mondi, le due serie, i due spazi, la struttura parallela di cui discorriamo, abbiano ognuno la propria Alice. Lo scambio, la sovrapposizione, tutte le operazioni che l’essere paralleli suggerisce possono così essere agiti da due personaggi, piuttosto che subiti da uno soltanto. E’ poi il tempo a divaricare Alice in due, una di esse deve ancora fare tutto, vive il presente, è sempre come chi sta per fare qualcosa; l’altra ha già vissuto tutto e vive adesso l’abbandono o il ricordo, il suo essere è essenzialmente legato al già fatto, al passato.