Behind ospita interventi, riflessioni e interviste per seguire da vicino progetti e iniziative attraverso la voce dei protagonisti. Behind coglie e trasmette segnali, reazioni e tendenze nell'ecosistema dell'arte contemporanea.
a cura di Dario Bonetta



23/05/2005

 
1/60 insurgent space 
 
 
Pratiche impolitiche

 
   
Uno spazio in movimento 
 
   














 
1/60 insurgent space e' il nome di uno spazio che muovendosi continuamente all'interno delle citta' produce mostre il cui scopo e' quello di mettere a confronto artisti internazionali con luoghi diversi rispetto a quelli ''istituzionali'', per creare nuove discussioni intorno all'arte e ai suoi confini. Nove mostre in programma a Tirana, da gennaio fino a settembre 2005, curate ogni mese da Stefano Romano e da un curatore diverso di volta in volta.

Reinaldo Laddaga definisce le artists' initiatives ''sono strategie in cui gli artisti favoriscono un certo tipo di pratica nella quale la creazione di un'opera d'arte separata, destinata a essere fruita in silenzio e solitudine, sebbene ancora possibile, non e' per niente obbligatoria. Questo e' perche', in luogo di un lavoro in isolamento, gli individui coinvolti in differenti progetti preferiscono unirsi per avviare, sostenere, articolare processi collaborativi costruendo immagini e narrazioni che promuovono la formazione di comunita' sperimentali. L'emergenza di queste iniziative non si verifica unicamente in risposta a eventi nel campo delle arti. E' dovuta anche ad altri sviluppi intorno a questi, che essi riflettono o ai quali sono collegati. E' necessario situare queste iniziative nel contesto di processi che hanno luogo in altre aree dell'esistenza sociale: nel campo della politica, per esempio. Ho qui in mente certe forme di azioni da parte di organizzazioni di disoccupati o di contadini senza terra nella maggior parte del Sud America, o l'invenzione di forme alternative di credito o di cambio praticamente in tutto il mondo''.

Giancarlo Paba offre un definizione della pratica insurgent: ''Insurgent non e' soltanto l'azione antagonista, algebricamente negativa, rovesciamento meccanico che contesta e nello stesso tempo legittima l'ordine sociale (e spaziale) costituito. Le pratiche sociali insurgent sono invece il risultato di intenzionalita' collettive positive, progettuali, costruttive: esse trasformano l'antagonismo in protagonismo. Pratiche che stanno su un altro piano, su mille altri piani, talvolta indifferenti al mondo tradizionale della lotta politica, e delle ideologie. Pratiche ''impolitiche'', spesso cattive e bastarde, in qualche misura, e forse proprio per questo le piu' efficacemente politiche''.

Per il primo evento di Insurgent Space sono stati individuati il Kinema Agimi, un vecchio cinema nel centro della citta', l'Accademia di Belle Arti di Tirana e altri luoghi ''segreti'' svelati il giorno dell'inaugurazione della seconda mostra. Ogni artista si e' confrontato con lo spazio creando un'opera site-specific, facendosi suggestionare e suggestionando il luogo in cui e' stato invitato ad esporre.
Il 21 gennaio, al Kinema Agimi, Tatiana e Unz hanno realizzato una videoinstallazione: una ''storia'' attraverso immagini ''rubate'' da documentari in albanese e russo. L'audio e' preso direttamente dai documentari ed e' accompagnato da un altro ''tappeto sonoro'' realizzato dall'artista attraverso suoni e rumori ''cinematografici'' creata per unirsi al vociare delle persone presenti all'inaugurazione.
L'imprevedibilita' e' parte integrante del lavoro di Sislej Xhafa (artista Kossovaro) che senza alcuna traccia a priori ha organizzato una serie di happening in vari luoghi, nei giorni dal 26 gennaio al 29 gennaio, portando la discussione sull'improvvisazione e il ''qui e ora'' dell'opera d'arte.
Durante i giorni di apertura delle mostre, gli spazi espositivi, la Galleria Nazionale di Tirana e l'Accademia di Belle Arti, hanno ospitato presentazioni di progetti, laboratori, workshop ed eventi.


Il secondo evento: tre mostre nella stanza N. 112 del Dormitorio 23 della Citta' degli Studenti di Tirana.
La citta' degli studenti e' un luogo importante per Tirana e per tutta l'Albania. Nel 1990 gli studenti hanno iniziato gli scioperi della fame e le proteste culminate con l'abbattimento della statua di Enver Hoxha e la caduta del regime comunista.
I tre artisti invitati si sono misurati con una stanza di m. 2x3 messa a disposizione dai due studenti dell'Accademia di Belle Arti di Tirana che l' abitano. Il primo artista: Heldi Pema, che il 19 febbraio ha inaugurato le tre mostre con alcuni slogan ''modificati''. L'idea e' quella di utilizzare alcuni vecchi slogan usati dal regime per ''guidare'' il popolo e modificarli dandogli così nuovo senso.
Il 23 febbraio, Syabhit Shkreli ha lavorato sull'idea di spazio (e servizi) minimo che gli studenti hanno a disposizione, creando un soffitto molto piu' basso di quello esistente e amplificando i suoni che di sera gli abitanti del dormitorio sentono attraverso le sottili pareti che dividono le stanze.
Gentian Shkurti, il 26 febbraio ha organizzato un party con DJ, realizzando una sorta di ponte tra l'idea di ''college'', tutti feste e birre, e la drammaticita' dello spazio piccolo e soffocante, dove persone che non si conoscono sono costrette a convivere.

Il terzo evento si e' svolto in tre luoghi diversi.
Il 21 marzo, in uno spazio privato, l'artista albanese Elda Gjikondi ha realizzato un' installazione ambientale con audio creato da Gjergji Mero.
Il 24 marzo a Kombinati, una periferia di Tirana, Enisa Cenaliaj (Albanese) ha svolto una performance nella piazza davanti alla Kombinati i Tekstileve Stalin (l'insieme di fabbriche tessili di Tirana). L'artista e' salita sul basamento dove c'era il monumento a Stalin, abbattuto dopo la fine della dittatura, e vestita con la ''divisa'' da operaia ha preso il posto della statua - durante l'orario di uscita degli operai dalla fabbrica - giocando con l'idea di monumento così caro ai dittatori come strumento di manifestazione del proprio potere.
Il 26 marzo Ilir Dupi (Albania) ha organizzato una ''maratona'' lungo i marciapiedi del Blloku (il centro di Tirana) chiuso al popolo durante il regime di Enver Hoxha. Ai partecipanti (fino a 50) sono state distribuite magliette bianche con scritto: ''You have nothing to lose, Just do it''. La frase riprende lo slogan della Nike, riflettendo sull'idea di competizione che la ''Nike way of life'' porta avanti nelle sue campagne. La maratona ''non autorizzata'' ha portato la discussione sui luoghi e le modalita' di realizzazione e fruizione dell'opera d'arte.

ll quarto evento si e' svolto il 22 aprile in una delle sale di Kinostudio.
Qui venivano prodotti i films albanesi durante il periodo della dittatura di Enver Hoxha. L'architettura e' di stampo russo ed e' stata inaugurata nel 1952. L'artista svedese Matti Kallioinen ha realizzato una performance sull'idea di fiction e sull'influenza che questa ha sulla nostra vita. L'installazione era una ''stanza'' di legno e stoffa con delle finestre attraverso le quali il pubblico affacciandosi ha potuto assistere al dialogo tra un misterioso ''viso televisivo'' e una bambola che l'artista ha tenuto in mano mentre ''dormiva'' sul pavimento.
Il 27 aprile nel Tregu i madh (il grande mercato coperto), l'artista albanese (residente in Italia) Armand Lulaj ha presentato una serie di happenings e performance preparate nei giorni precedenti all'inaugurazione. Tutte le azioni di Armando si muovono all'interno di ''zone autonome temporanee''. Spazi legati alla globalizzazione e ai suoi ''mostri'' ma anche e soprattutto agli spazi di reazione che la stessa globalizzazione provoca.

Su Pressrelease:

Il comunicato dell'ultimo evento di 1/60 insurgent space



     
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