Geografica - Arte de la Tierra. Sculture primordiali, realizzate accumulando pietre, monumenti partoriti dalla terra, in mezzo ad aloni sulfurei in atmosfere da tregenda, ma nella naturalita' piu' assoluta. A cura di Maria Campitelli in collaborazione con Daniela Frausin.
A cura di Maria Campitelli in collaborazione con Daniela Frausin
GEOGRAFICA è un progetto del Gruppo78 all’interno delle proposte del PRACC - tutte orientate alla conoscenza e alla divulgazione dell’arte contemporanea - sostenuto dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia (TS).
GEOGRAFICA, Arte de la Tierra /Land Art è un evento molto importante anche per la presenza del suo autore, l’artista messicano Manolo Cocho, venuto appositamente a Muggia dal lontano Messico assieme al suo dealer Aldo Flores, a proporre per la prima volta in Italia il suo lavoro. E’ una mostra, come dichiara il suo nome, che nasce dalla terra e gravita nel suo ambito universale ed eterno. Si riallaccia senz’altro alla tradizione della Land-art, di Robert Smithson, di Richard Long, ma con un approfondimento interiore/spirituale che lo contraddistingue dai maestri di questo filone artistico, nato nel contesto delle neo-avanguardie degli anni ’60. La sua è una ricerca dei segni della terra, per ritrovarli dentro di sé.
Come nella concezione buddista, attraversando la profondità del proprio essere, si scopre l’universo intero dentro di sé, in una simmetria speculare tra coscienza e mondo, tra dentro e fuori di noi. Manolo intitola significativamente un proprio testo nel libro da lui redatto su questo tema, “come è sopra così è sotto”. La percezione del mondo forma la coscienza e la coscienza crea il mondo. Da questa specularità si apre, parallelamente, un’estensione infinita verso la profondità del subconscio da un lato e, verso i confini dell’universo dall’altro.
Per l’artista GEOGRAFICA è come un esercizio estetico di rivelazione delle istanze interiori attraverso l’esplorazione del paesaggio e l’intervento su di esso. Riferendosi alla fisica attuale, dove lo spazio è curvo e il tempo elastico, all’elaborazione di sistemi, dal macro al micro, complessi , dinamici, interconnessi - sì da costituire un supersistema di sistemi concentrici e multidimensionali, che generano gigantesche strutture progressive inerenti tutti i fenomeni dell’esistente - l’artista con GEOGRAFICA propone a sua volta un modello di sistema di sistemi; una rete di sistemi autonomi relazionati tra loro. Da una cellula si può ricostruire l’intero organismo; l’universo è inciso in ogni granello di polvere e noi siamo un granello di polvere sospeso nell’universo. Così in GEOGRAFICA i simboli sono parte del tutto, chiavi di ciò che ci circonda, recipienti di significati. La fenomenologia è la materia che forma il linguaggio della coscienza, l’idea del mondo. E la sua immediata espressione è la terra, corpo di ogni cosa, scenario e attore dell’esperienza personale.
Il paesaggio è dunque l’evocazione delle istanze interiori, un riconoscimento delle connessioni con archetipi primitivi, di veicoli capaci di tracciare il percorso dall’ordinario al soprannaturale. Germinal Cocho e Pedro Miramontes, nei loro contributi critici dello stesso libro sopra citato, affermano che GEOGRAFICA recupera da un lato la logica del tratto grafico e dall’altro una spazialità connessa con il tempo astronomico, che è l’unico flusso cronologico che ha permesso all’uomo di approfondire la sua relazione con il cosmo.
Manolo disegna sull’acqua; la grafia elementare costituita da elementi naturali si sdoppia nei riflessi creando magici giochi visivi. E crea sculture primordiali, accumulando pietre, monumenti partoriti dalla terra, in mezzo ad aloni sulfurei in atmosfere da tregenda, ma nella naturalità più assoluta. E’ la terra che già contiene l’arte, Manolo la evidenzia seguendo i suoi ritmi, con qualche spostamento, qualche accostamento. I simboli: l’infinito, il labirinto, si riallacciano ad antichi saperi e si ripropongono naturalmente all’interno dell’organizzazione degli spazi terrestri tra prati, boscaglie, spiagge sconfinate.
L’artista lavora nel deserto messicano, sulle spiagge dei Caraibi e del Pacifico. Ma anche in altri siti come a Gomera, nelle Canarie.
In questa mostra saranno proposte fotografie, video e anche un’installazione, ovviamente formata da elementi naturali del nostro territorio, ideata appositamente per lo spazio del Carà.
Le foto e i video testimoniano dunque un poetico scambio tra il visibile e l’interiore che da esso si genera.
Accantonando l’arrogante antropocentrismo che caratterizza il mondo occidentale, l’artista “propizia il ritorno dell’arte alle sue origini primordiali, alla terra, al luogo dove le cose riposano nel loro essere e ricevono la luce del sole e l’oscurità della notte, dove si nutrono della pioggia e patiscono l’aridità del deserto”.
Inaugurazione : giovedì 25 marzo 2010, ore 18.30
Museo d’Arte Moderna Ugo Carà
Via Roma 9 – 34015 Muggia (Trieste)
Orari: da martedì a sabato 17.00 - 19.00; giovedì 10.00 - 12.00 e 17.00 - 19.00; domenica 10.00 - 12.00
Ingresso libero