Galleria Zamenhof
Milano
via Zamenhof, 11
02 83660823 FAX
WEB
Giovanni Marinelli
dal 23/3/2010 al 3/4/2010
mer-dom 15-19

Segnalato da

Galleria Zamenhof




 
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23/3/2010

Giovanni Marinelli

Galleria Zamenhof, Milano

Il tempo del silenzio. ''Giovanni Marinelli ha un punto di vista privilegiato, le Marche, dove l'equilibrio raggiunto in questo rapporto ha profondamente segnato la storia culturale dei suoi luoghi''. (Vittorio Sgarbi).


comunicato stampa

a cura di Valentina Carrera

Inaugura sabato 27 marzo alle ore 18.30, presso la Galleria Zamenhof, via Zamenhof 11, Milano, la mostra personale del fotografo Giovanni Marinelli “Il tempo del silenzio”, a cura di Valentina Carrera

Dalla critica “PROGETTI” di Vittorio Sgarbi
[…] Giovanni Marinelli ha un punto di vista privilegiato, le Marche, dove l’equilibrio raggiunto in questo rapporto ha profondamente segnato la storia culturale dei suoi luoghi. I borghi marchigiani sono un perfetto esempio di una visione del mondo di tipo umanistico, nella quale l’uomo crca la simbiosi con la natura, ma non rinuncia allo sviluppo della cultura che lo fa stare, in quanto essere superiore e diretta emanazione del divino, al centro di essa. Marinelli sembra voler ricercare nel presente i segni di questo antico equilibrio, con esiti talvolta sorprendenti.

Il borgo è attorniato da una natura così fulgida da apparire anche invadente, è contraddistinto da dominanti rimanenze del passato, le presenze umane sono rare e non determinanti. Sono scenari in qualche modo spettrali, archeologici, quelli proposti da Marinelli, con gli spazi vuoti e il silenzio a fare da padroni, come se Atget avesse voluto ritrovare i caratteri della sua Parigi in luoghi completamente diversi dalla metropoli. Tutto il contrario dei ritmi della vita moderna, dove sono le attività dell’uomo a dominare, i suoi tempi frenetici, i suoi affanni non sempre senza ragione. Si direbbe che anche rispetto alla visione umanistica delle civilissime Marche, Marinelli ne privilegi una ancora più naturalistica: è la natura il vero centro del mondo, l’uomo è solo un suo elemento come tanti altri, è a essa che dobbiamo tornare a rivolgerci per riconquistare il senso delle nostre esistenze, troppo conformate a misura dei bisogni dell’uomo moderno. Il bosco, nelle fotografie di Marinelli diventa quasi un motivo di culto neo-pagano e neo-romantico, un luogo di meditazione e di purificazione che può ricondurci alla rettitudine, ma che viene proposto attraverso un mezzo moderno, apparentemente asettico e analitico, fino al limite della perlustrazione botanica, come la fotografia. A dimostrare che anche nei tempi attuali il ritorno alla natura non è una chimera, ma è un obiettivo perfettamente raggiungibile, sempre che lo si voglia.

Altra tematica che mi pare di particolare rilievo in Marinelli è la dimensione visiva che si dia come valore sintetico. Marinelli, cioè, non afferma il primato assoluto sulla visualità, come se non avesse bisogno di altro di diverso da se stessa, ma aspira a conferire un aspetto visivo a a sensazioni che di per se non sarebbero visive: gli odori, il fresco, i rumori di un bosco, per esempio, la musica di un suonatore di jazz, nella quale l’effetto fotografico del ‹‹mosso››, come aveva insegnato Bragaglia, finisce per diventare un correlativo diretto della vibrazione del suono. Direi che anche la rinuncia al colore svolga una funzione in questo senso, limita la visualità delle sue fotografie per favorire meglio l’interpretazione sintetica. Lo scopo di questa operazione è l’individuazione dell’emozione nella sua totalità e complessità, nella sua capacità di convolgimento che nello stesso tempo è viscerale e mentale. L’emozione conduce al sentimento come strumento di conoscenza, come parametro con cui l’uomo si confronta con l’universo. Marinelli crede fortemente nel sentimento, in quello della natura, in quello dell’arte e del bello, in quello della vita. Vedere le sue fotografie significa intraprendere un percorso intellettuale rivolto alla sua riscoperta, in un mondo come l’attuale che crede di poter fare a meno di esso. Lasciamo che Marinelli sia il nostro Virgilio, bucolico e georgiaco non meno di lui: non ci pentiremo di seguirlo.

Inaugurazione sabato 27 marzo alle ore 18.30

Galleria Zamenhof
via Zamenhof, 11 Milano
orario: da mercoledì a domenica ore 15-19
ingresso libero

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