L'artista presenta in mostra un video e due installazioni realizzati per l'occasione. 'The Unbelonging' affronta il passaggio del tempo nella storia della cultura, la proprieta' e la classificazione dei simboli e l'erosione dei rituali. Il video e' una versione dislocata e ipnoticamente efficace della cerimonia del battesimo come avviene all'interno della Chiesa Ortodossa.
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a cura di Mihnea Mircan
Per la sua terza mostra con prometeogallery di Ida Pisani, la prima presso la Ex
Chiesa di S. Matteo a Lucca, Ciprian Muresan presenta un video e due installazioni
realizzati per l'occasione. "The Unbelonging" affronta il passaggio del tempo
nella storia della cultura, la proprietà e la classificazione dei simboli e
l'erosione dei rituali. La capacità di riflettere sul nostro destino collettivo,
di immaginare e creare un futuro, è posta sotto la lente di ingrandimento.
Il video è una versione dislocata e ipnoticamente efficace della cerimonia del
battesimo come avviene all'interno della Chiesa Ortodossa.
La celebrazione del
rito ha luogo in un anonimo spazio bianco, dove alcuni oggetti richiamano un
contesto religioso mentre altri confondono lo spettatore. La famiglia e gli amici
assistono al passaggio del bambino dallo stato in cui si trova al di fuori della
norma religiosa a uno di obbedienza e redenzione promessa, una sorta di dare e avere
spirituale. Il copione della performance è il testo canonico del battesimo
ortodosso, un meticoloso districarsi tra peccato, violenza e salvezza, ma il
sacramento è impartito da un personaggio estremamente fuori luogo: Babbo Natale.
L'evidente natura eterodossa del protagonista è continuamente in bilico tra la
fedeltà nella recitazione del testo e nei gesti rituali e le possibili
interpretazioni parallele di rottura dell'opera. Il video parla di una confusione
che la cristianità stessa ha messo in scena e ha sfruttato, attraverso l'utilizzo
dei simboli di rinnovamento e delle promesse di liberazione, e dell'attuale
confusione inversa in cui la vita spirituale è inghiottita in una società dei
consumi che racconta, utilizza e mette in scena la religione, che costituisce il
presente attraverso il futuro del credito finanziario e porta regali a bravi
cittadini. "Santa Claus" articola ellitticamente un'economia dell'anima, del se'
e del corpo sociale, che interpretiamo tutto l'anno e di cui il Natale è solo
l'anticlimax.
Il tema della mercificazione torna in un'altra opera, che presenta un personaggio
assente - che è sparito dopo aver riempito fino al bordo il carrello di un
supermercato di copie de "Il castello" di Kafka, dopo quella che dev'essere stata
una spesa folle all'interno di un archivio della cultura irrealmente completo o di
un supermercato della conoscenza e della classificazione. O forse in un luogo
mutante che somiglia a e riunisce le funzioni di entrambi. Il terzo lavoro in mostra
è costituito da una serie di libri la cui rilegatura è stata tagliata - di nuovo
una sorta di vandalizzazione è controbilanciata da un arricchimento ambivalente,
dal momento che dei disegni sono stati inseriti tra le pagine e i libri sono stati
nuovamente rilegati.
L'autorialità è interrotta e il risultato sono degli oggetti ibridi
all'interno dei quali gli elementi si sfruttano a vicenda. Muresan complica il
rapporto tra la narrativa e le illustrazioni, avviluppate concettualmente e
fisicamente, muovendo il tutto verso una sorta di coerenza - cercando un luogo
nuovo, o una nuova categoria, nell'archivio. Come accade spesso nel lavoro
dell'artista, il gesto confonde distruzione, preservazione e valore artistico
aggiunto.
In queste e in altre opere di Ciprian Muresan punti, oggetti, cronologie diverse si
uniscono e si intersecano, sono legati tra loro in una sorta di indeterminatezza,
mentre la distanza che precedentemente li separava - storica, politica o culturale
- si piega su se stessa e diventa lo spazio della rappresentazione. Questi oggetti
incerti e mutevoli segnalano persistentemente la loro non appartenenza a qualcuno,
il loro essere stati estratti da una mappa coerente di soggetti, istituzioni e mondi
e che hanno bisogno di riconfigurarsi a seguito della loro trasformazione.
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curated by Mihnea Mircan
For his third exhibition with prometeogallery di Ida Pisani and his first at the former St. Matthew’s church in Lucca, Ciprian Muresan shows a recent video and two installations specially made for this occasion. “The Unbelonging” speculates on the passage of time in cultural history, the ownership and classification of symbols and the erosion of rituals. The capacity to reflect on our collective destination, to imagine and fabricate a future, is under oblique scrutiny. The video is a dislocated, and hypnotically effective, version of the baptism ceremony performed in Orthodox churches. The ritual happens in a non-descript white space, where certain props recall a religious setting while others disorient the sense of location. Family and friends witness the passage of the child from a state of being right outside the religious norm, to one of obedience and promised redemption, of spiritual give and take. The script of the performance is the canonical text of the Orthodox baptism, a meticulous teasing out of sin, violence, threat and salvation, yet the
sacrament itself is undertaken by a character thoroughly, intolerably out-of-place: Santa Claus.
The striking heterodox nature of the protagonist is permanently negotiated between the dutiful performance of both text and ritual gestures, and the possible, parallel interpretations the work breaches. The video speaks of a confusion that Christianity itself staged and took advantage of, in its use of symbols of rejuvenation and promises of deliverance, and of the current, converse confusion where spiritual life is engulfed in a world of commerce that narrates, uses and performs religion, that
constitutes the present via the future of financial credit and brings presents to good citizens. "Santa Claus" elliptically articulates an economy of the soul, self and social body, one which we enact
throughout the year, and in which Christmas is only the anticlimax.
Commodification echoes in another work, which stages an absent character – one who has vanished after having filled a supermarket cart to the brim with copies of Kafka’s “The Castle”, after
what must have been a spree through either a complete, impossible archive of culture or in a supermarket of knowledge and classification. Or perhaps in a mutant space that resembles both and
conflates their functions. The third work on display is a collection of books whose spine has been cut – yet vandalism is counterbalanced by ambivalent enrichment when original drawings are inserted in the
books and the volumes are bound again. Authorship is disrupted, producing hybrid objects in which elements parasitize each other. Muresan complicates the relationship between narratives and
illustrations, conceptually and physically enmeshed, all gesturing towards some sort of coherence – looking for a new place, or category, in the archive. As is often the case with the artist’s works, the gesture confuses destruction, preservation, translation and artistic added value.
In these and other works by Ciprian Muresan, distinct points, objects and timelines come together and interweave, they are bound with each other in in-between-ness, while the distance previously separating them – historical, political or cultural – is folded upon itself and marked as the space of representation. These mutable, uncertain objects persistently signal they are no one’s, that they have been extracted from a coherent map of subjects, institutions and worlds, in need to reconfigure after their transformation.
Inaugurazione sabato 27 marzo 2010, ore 18.30
Prometeogallery
Ex Chiesa di S. Matteo, P.zza S. Matteo 3, Lucca