Segno + colore = pittura. In mostra una rigorosa selezione, realizzata in stretta collaborazione con l'artista, di opere anni Sessanta-Settanta, alla quale si unisce la sua produzione piu' recente.
La primavera è alle porte…e noi vogliamo inaugurarla con una grande mostra, Sabato 20 marzo, dedicata ad AGOSTINO FERRARI, importante rappresentante dei linguaggi artistici dagli anni Sessanta a oggi, tra i più coerenti e consapevoli esponenti dell’astrazione segnica del Novecento, come suggerisce anche il titolo della mostra, SEGNO + COLORE = PITTURA. Dal risultato lampante come un’operazione matematica, è questa la formula magica, o meglio la chiave critica, per leggere il cinquantennale percorso di ricerca nel segno, con il segno, sul segno e attraverso di esso di Agostino Ferrari, quando fin dagli esordi, tra il 1959 e il 1960, rifletteva sulla situazione artistica della Milano di allora, carica di fermenti destinati a rivoluzionare concetti e forme della ricerca creativa a venire.
Attento osservatore delle esperienze del tempo, dalle ricerche del gruppo Azimuth, capeggiate in Italia da Castellani e Manzoni, alla pittura oggettuale di Scheggi, Bonalumi e ancora Castellani letta da Dorfles e Apollonio, fino alle prime esperienze nell’ambito dell’arte programmata, Agostino Ferrari dimostra subito di saper rielaborare personalmente tali esperienze, a partire dall’Informale del quale, come la critica più attenta ha saputo sottolineare (Caramel), mantiene e difende il valore della soggettività dell’artista rispetto all’opera, riconoscendo il valore “del sentire ovvero del fare la pittura”.
“Nello sviluppo della mia ricerca preferisco incentrare la mia attenzione sul segno, che è la traccia della mia vita, che rappresenta la mediazione tra la mia esistenza e la realtà circostante”, ha infatti affermato Ferrari. Fin dalle sue prime ricerche, ecco allora come il segno, inciso con la spatola sul colore della superficie, rimandi alle ricerche di Lucio Fontana e dello Spazialismo, necessarie per analizzare il rapporto tra azione segnica e sfondamento spaziale; al contempo, per la materia cromatica, la sua prima esperienza rilegge certe opere di Fautrier e Burri, di Hartung e Tapies.
L’adesione al Gruppo del Cenobio, nel 1962, con La Pietra, Sordini, Verga, Vermi, mirata ad attivare una ricerca che desse ancora vitalità alla pittura, attraverso un’operazione segnica minimale, fu per Ferrari esperienza importante nell’ottica di una maggiore riflessione sull’elemento del segno-scrittura, intesa come metodo per visualizzare stati d’animo, ricordi, situazioni ambientali vissuti dall’artista. Come afferma egli stesso, dunque, è sempre l’uomo, nell’opera e con il mondo, a creare, alla ricerca di un linguaggio sì analitico, ma non completamente avulso dalla sensorialità, dall’elemento casuale e dall’energia creativa e vitale.
Fu proprio Lucio Fontana, padre e modello di tutte le generazioni artistiche anni Sessanta, a riconoscere d’altra parte che in Agostino Ferrari il segno è destinato a condurlo “ … verso una ricerca di carattere plastico”, nel tentativo di unire “il rapporto pittorico che esiste tra un frammento, inteso come idea iniziale, e la ‘forma totale’ in cui si completa l’evoluzione dell’idea originaria (…)” Effettivamente, osservando il procedere del suo lavoro – che seppe confrontarsi anche con la pop art di New York, città dove espose in quegli anni – l’elemento del segno passa da traccia emotiva e vissuta dell’artista, ad alfabeto analitico e poi primordiale, quasi dimenticato dall’umanità, a squarcio verso una dimensione altra che si confronta con lo spazio di una scena che è la vita e la metafisica, il reale e il profondo, fino ad interagire con l’ambiente urbano, con il monumentalismo, come dimostra l’opera di Public Art consistente nella giganteggiante pittura muraria di Vimodrone, realizzata cinque anni fa per la piazza Borgoverde e donata alla cittadinanza.
La rigorosa selezione che abbiamo realizzato in stretta collaborazione con l’artista di opere anni Sessanta-Settanta, si unisce all’ampio percorso dedicato alla sua produzione recente, tesa appunto a dimostrare continuità e relazioni di una ricerca creativa tanto più complessa e densa di rimandi alla storia dell’arte internazionale contemporanea, quanto più capace di suscitare intimistiche riflessioni emozionali.
Completa il percorso espositivo un DVD contenente l’esclusiva video-mostra e l’intervista rivolta per l’occasione all’artista, importante documento storico e prezioso supporto didattico e culturale per il pubblico che saprà lasciarsi condurre, e incantare, dai segni e dai colori nello spazio della pittura di Agostino Ferrari.
Inaugurazione 20 marzo 2010, ore 16.30
Colossi Arte Contemporanea (nuova sede)
via Corsia del Gambero, 13 Brescia
orario: da martedì a domenica ore 10-12 e 15-19
domenica ore 15-19
ingresso libero