Dalla luce al silenzio. Nelle opere in mostra affiorano archetipi naturalistici come il tronco di un albero, un'ammonite, un ovoide. Il timbro cromatico conferma l'estraneita' dell'artista ai toni accesi e al furore comunicativo.
Presentazione di Biagio Cepollaro
A Guenzi sono estranei sia l’ansia di attirare l’attenzione con effetti speciali, sia qualsiasi volontà di trasformare il mondo con reboanti dichiarazioni (anche se nel 1954 con Mario Bionda e Ralph Romney firma il manifesto L’antiestetica). La sua non è arte di scopo, men che meno arte per arte. E’ vocazione, respiro. E il linguaggio informale è il più consono a rendere i battimenti della sua pleura psichica.
Operazione che non è flusso automatico ma frutto di elaborata ricerca che egli conduce attraverso infinite cancellazioni, riprese, tormenti del supporto (che a volte ne risulta lacerato). Affanni a cui fa seguito lo stupore se infine c’è avanzamento, conseguito tenacemente senza ausilio di meccaniche pronte che il mestiere senza dubbio offre.
Affiorano qua e là, nella sua produzione, archetipi naturalistici come il tronco di un albero, un’ammonite, un ovoide.
Il timbro cromatico (per cui un giallo è un vissuto di giallo, un rosso è un’esperienza di rosso) conferma la sua estraneità ai toni accesi, al furore comunicativo.
Nel 1989 Costantino Guenzi muore nella sua Milano a 63 anni.
Degnissimo è l’omaggio che gli rende il curatore della mostra, Biagio Cepollaro, concludendo la presentazione così: "Negli anni in cui si dichiarava la necessità del ritorno alla pittura e se ne alzavano i toni in una sorta di chiassosa fiera della postmodernità, egli continuava il suo percorso, senza alzare la voce e, al contrario, scrutando, attraverso i suoi segni, i significati ancora inesauribili del silenzio".
Dorino Iemmi
Inaugurazione Giovedì 1 Aprile ore 18 30
Ostrakon Studio
via Moscova 66, Milano
su appuntamento
ingresso libero